PREMIERATO, LEGGE ELETTORALE, DEMOCRAZIA di
Franco Astengo
In
un momento di grandissima difficoltà sul piano internazionale nella prospettiva
di allargamento di laceranti conflitti su diversi fronti è comunque necessario
lanciare un appello al riguardo delle sorti della democrazia repubblicana in
Italia. Si sarà trattato di un atto di pura propaganda ma l'inizio della
discussione avvenuto ieri in Commissione Affari Costituzionali del Senato al
riguardo del progetto di "premierato" è segnale davvero inquietante
di un progetto a lungo termine di riduzione dei margini di democrazia nel
nostro Paese: progetto che potrebbe ricevere una ulteriore accelerazione sul
piano europeo da un esito delle elezioni del prossimo 9 giugno da cui
scaturisse uno spostamento a destra degli equilibri sia nel Parlamento di
Strasburgo sia nella Commissione di Bruxelles. Nel
corso della citata riunione della Commissione Affari Costituzionali del Senato
è stato approvato un emendamento proposto dal governo che riscrive il progetto
di articolo 3 introducendo il tetto dei due mandati, rinviando alla legge
elettorale la quantificazione dei seggi da assegnare alla maggioranza e
riportando al Presidente della Repubblica il potere di nomina e di revoca dei
ministri (su proposta del capo dell'esecutivo). Aggiustamenti
rispetto al testo iniziale attraverso i quali si tenta sì di rattoppare qualche
buco sul piano costituzionale: ma non ci deve illudere e neppure considerare
(come sta sottovalutando qualche esponente della minoranza) il tutto come un
"bluff". Molto
dipenderà davvero dall'esito delle elezioni europee: una forte affermazione di
FdI porterebbe con sé anche il segno di una approvazione popolare del principio
di elezione diretta. Il vero obiettivo della destra è comunque quello del
"salto" dell'intermediazione parlamentare nell'approvazione della
fiducia: stabilito quel principio allora il resto si muoverà di conseguenza
abolendo definitivamente la natura parlamentare della forma di governo. Questo
intervento intende rappresentare semplicemente un forte richiamo rivolto alle
forze politiche dell'opposizione, alle forze sociali - in primis- ai sindacati,
ai soggetti di promozione culturale fuori e dentro le Università. È necessario
avere consapevolezza dell'itinerario che viene proposto in parallelo a
un'operazione che ci è già capitato di descrivere di "controrivoluzione
costituzionale" intesa come elemento di mutamento di paradigma nel
complesso dell'impianto civico - politico che regge la democrazia. Per questo
motivo il voto europeo, già fondamentale rispetto al tragico panorama
internazionale e al deficit europeo da colmare sul piano della piena
espressione democratica presenta un impatto sulle dinamiche interne ben più
importante del tentativo di regolazione dei conti all'interno delle miserie
degli schieramenti politici come invece stiamo assistendo.