APPELLO ALLA SOCIETÀ CIVILE E PACIFICA di Raniero La Valle
Con la preghiera di firmarlo,
diffonderlo, farlo girare, mandarlo ai pacifisti, agli assenti dalle urne,
farlo diventare virale. Per adesioni scrivere a:ranierolavalle@gmail.com Roma, Pentecoste 2024. Da molte parti, in occasione delle
elezioni europee, si fa appello alla società civile e alle sue esternazioni e
iniziative di pace, in contrapposizione alle politiche dei partiti indifferenti
o consenzienti alla guerra. Ma come fa la società civile, ignorando o
“snobbando” le elezioni, a lasciare che la guerra, e il sistema di guerra,
restino in queste mani? Eppure la società civile, misurandosi con la
politica, cioè con i luoghi e i soggetti cui si devono le decisioni, a
cominciare da quelli elettorali, ha potuto in passato influire sul corso delle
cose. Venendo dalla società civile siamo andati a Sarajevo per rompere
l’assedio e ci siamo arrivati in cinquecento. Abbiamo promosso una missione
parlamentare indipendente a Bagdad per scongiurare Saddam Hussein a non esporsi
alla violenza della potenza militare americana, di cui avevamo fatto esperienza
nella nostra ultima guerra, e magari fossimo stati ascoltati. I giovani delle
università americane stracciando le cartoline precetto hanno concorso a far
finire la guerra del Vietnam. Abbiamo raccolto un milione di firme in Sicilia
contro i missili a Comiso, e infine sono stati rimossi non solo i Cruise ma
anche i Pershing. Abbiamo contribuito, attraverso gli apporti alla Televisione
di Stato, a far crescere nel Paese la coscienza della pace, e a far ripudiare
come ormai obsoleta la guerra. Abbiamo lottato contro la “piccola Europa” che
finiva alla cortina di ferro, sognando l’“Europa dall’Atlantico agli Urali”,
amica ma autonoma degli Stati Uniti, come proposta per primo dal generale De
Gaulle, e poi da molti altri leader europei, fino a Gorbaciov, Sarkozy,
Medvedev e alla Russia di Putin. Abbiamo obiettato contro la nuova cortina di
ferro e il Mediterraneo blindato che dividono tutto l’Occidente dal “resto del
mondo”, ascoltando il grido di pace di papa Francesco; e non parliamo qui delle
vittime della società civile che hanno pagato con la vita pace lavoro e
democrazia, da Pio La Torre a Vittorio Bachelet, da Falcone a Borsellino, da
Marco Biagi a Bologna ad Accursio Miraglia a Sciacca. E tutto ciò sempre in
rapporto alle istituzioni diversamente competenti. Oggi la società civile è chiamata
a dire a Biden che non è con la “competizione strategica”, cioè con la minaccia
militare più forte e più letale di tutte, che si ottiene se non il dominio
almeno l’egemonia sul mondo, e che il mondo è più grande e variato e complesso
di quanto lui pensi, così da non poter essere soggiogato sotto un unico potere
e un unico dollaro. La società civile non può continuare a vedere senza batter
ciglio gli arti perduti, i corpi mutilati, le donne gravide sventrate, le
incubatrici rovesciate, i medici uccisi, le moschee e le chiese distrutte, i
corpi insepolti, la popolazione braccata dell’eccidio di Gaza; non può vedere
il popolo ebreo sparso nel mondo di nuovo in pericolo e ingiustamente messo
sotto accusa a causa delle azioni del governo e dei soldati di Israele, non può
rassegnarsi al fatto che ebrei e palestinesi si ritengano alternativi, che non
possano riconciliarsi e vivere insieme in una terra oltraggiata ma da entrambi
amata e non solo agli uni promessa. La società civile sa che l’Europa comprende
anche la Russia, che essa non deve essere divisa da nuove più micidiali
cortine, e se un’alleanza la difende un’alta ed altra politica la può
pacificare ed unire. La società civile sa che la guerra mondiale a pezzi si è
insediata nei pensieri e nelle armi dei potenti, ma non nel cuore dei popoli, e
che se non noi, dovranno i nostri figli trovare le vie della pace e scongiurare
la fine. E allora pensiamo che la società
civile abbia la forza per fare dell’Europa un soggetto politico autorevole al
fine di promuovere un’altra idea del mondo e salvaguardarlo oggi e per le
generazioni future; che perciò la società civile, a cominciare dalla galassia
pacifista o dai monasteri contemplativi a cui scriveva La Pira nel pieno della
guerra fredda, non possa dare per perdute o vane le elezioni europee, non
possa mettersene fuori rincorrendo altrimenti i suoi ideali e possa invece
esprimere un voto non inutile, se candidati degni e avversi alla guerra si
offrono in diversi modi al suffragio e c’è anche una lista di scopo che privilegia
Pace, Terra e Dignità per tutte le creature. Pensiamo infine che sia questo il
momento in cui i venti milioni di astenuti debbano tornare alle urne per
rivalutare la democrazia rappresentativa, dopo aver visto come due premierati
forti, perché inarginati da elettorati e Parlamenti, quelli cioè di Netanyau e
Zelensky, abbiano trasformato la difesa in vendetta
e in suicidio sacrificando i loro stessi popoli. È questo il
momento in cui si deve tornare dalla propaganda al pensiero politico, e dal
personalismo al primato del bene comune. Perché anche quelli che dicono di
volere la pace, non sanno come si fa, non sanno che non se ne può salvare uno
alla volta, si devono salvare tutti insieme. Raniero La Valle, Domenico Gallo,
Agata Cancelliere, Domenico Mogavero, già vescovo di Mazara Del Vallo, Maurizio
Serofilli (Comitati Dossetti per la Costituzione), Michele Santoro, Alberto
Benzoni (Movimento per il Socialismo), Enrico Peyretti, Giorgio Rivolta,
Giancarla Codrignani, Anna Sabatini, Mauro Beschi, Riccardo Valeriani, Cristina
Rinaldi (Comitato Pace e non più Guerra), Michele Stragapede, Maria Ricciardi
Giannoni (CDC Parma), Rosanna Patrizi Parma casa della pace, Matteo
Magnisi Attivista Bari, Piero Gugliotta - Modica (RG), Elena
Ambrosini Vicenza. Vito Micunco (Bari), Paolo Bertagnolli, Bolzano, Tiziana
Uleri, Laura Abela, Giovanni Fraccalvieri - Gioia del Colle (BA) Adriana
Mezzetti, Annalisa Margarino, Pasquale Bazzoli, Fondazione Nuova Società, Paola
Guazzo, Monica Mercantini, Benedetta Buccellato, Lorenza Graziadei, Carlo
Maria Ferraris, Redazione de Il Gallo, Claudio Grassi, Il coraggio della Pace, Angelo Gaccione direttore di “Odissea” già
fondatore con Carlo Cassola della Lega per il Disarmo Unilaterale, Giuseppe
Bruzzone storico obiettore di coscienza.