La mancata unità di una lista contro la guerra Caro Gaccione, l’accorata lettera di Sergio Genini comincia con: Pensa se
Alleanza Verdi e Sinistra e Pace Terra Dignità, fossero un’unica lista, al
momento saremmo a 6,8% secondo i sondaggi, mentre divisi una è appena sopra il 4% e
l’altra, invece, è ancora lontana... Ci rendiamo conto? Ecco, credo che questa amara riflessione contenga non solo il senso di
impotenza che sentiamo, in tanti, quando ci domandiamo cosa si possa fare perché questa “insensatezza” possa essere evitata ma, visto come sono
andate a finire le cose, contenga un severo richiamo alla responsabilità che si è assunto chi, tra coloro che potevano decidere perché ciò
non avvenisse, non l’ha fatto! Siccome nei punti fondamentali, così come
nei valori, ci sono incomparabilmente più elementi in comune che di
contrasto, com'è possibile che i maggiorenti di questi partiti e movimenti non
riescano a avere il buon senso, se non la strategia politica, di non disperdere il
consenso di chi, chiamati a votare, li sceglie come rappresentanti che
possano contare qualcosa al parlamento europeo? Ripeto: com’è possibile? Quali sono le
loro priorità? Ci chiediamo continuamente, invochiamo, facciamo appelli affinché i responsabili delle guerre in corso si siedano e negozino il cessate il fuoco
e agiscano per la pace e i maggiorenti che hanno il dovere/potere di
farlo non riescono a comprendere, ad accettare le ragioni degli altri e
trovare la strada comune per rendere efficace la loro rappresentanza e non
inutile il voto di chi li sceglie.
Personalmente, aggiungo all'incipit di Genini anche i 5Stelle. E chiedo:
pensa se AVS, PTD e 5S fossero un’unica lista? La mia risposta è che
questa non sarebbe al 22,8% (4+2,8+16) ma ben più avanti. E ciò
perché non sarebbe solo la somma dei sondaggi ma, questa lista, dimostrerebbe
ai cittadini italiani che il loro voto può contare davvero nel parlamento.
Gli astensionisti disillusi ricomincerebbero ad andare a votare. Questa lista
potrebbe correre il rischio di essere quella più votata e mettere di fronte i
cosiddetti capi al fatto che non devono decidere solo per le loro proprie
ragioni ma, soprattutto, per quelle di coloro i quali devono
rappresentare. Agiscano di conseguenza e ne possano rappresentare il maggior
numero possibile. Ora le cose sono andate, ancora una volta, così e ne
subiremo, per almeno altri cinque anni, le conseguenze. Vorrei che imparassimo
tutti la lezione ed auspicare di poter avere il tempo per rimediare.
Perché, credo, che il tempo stia davvero finendo. Allora, in quello che ancora
ci rimane, facciamo in modo che tutti gli appelli, le invocazioni, il
nostro lavoro - nel rispetto dei valori e delle ragioni di tutti - trovino
la strada per il bene comune. In ogni occasione possibile, quando si verrà
chiamati a votare. Lo dobbiamo ai cittadini di oggi e alle generazioni
future. Con stima, Roberto Zani