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venerdì 24 maggio 2024

LA FRATELLANZA È FORTE COME IL VENTO…
di Luigi Mazzella
 

Il concetto di cultura si ritrova già nel pensiero antico: nel V secolo a. C. con il consolidarsi della democrazia e al diffondersi della sofistica la formazione culturale, l’educazione intellettuale dell’individuo si riteneva “finalizzata” a una buona convivenza sociale e a una partecipazione ben motivata alla vita della polis. Con Platone e con l’avvento in Occidente delle tre religioni monoteistiche mediorientali la cultura cambia volto: assume un’impronta decisamente etica. All’empirismo, alla sperimentazione, al razionalismo, in una parola al “pensiero” che cerca il miglior modo per partecipare alla vita comune e fare il meglio per la polis si sostituisce la “credenza” con i suoi imperativi morali circa la vita di ogni individuo; regole che diventano prevalenti sui modelli di vita attiva da avere nel consorzio umano e nell’opera di costruzione della città. Ho già espresso in numerosi scritti la mia opinione fortemente negativa sul cambiamento intervenuto e sul miscuglio delle credenze religiose e ideologiche che hanno finito per costituire ed esaurire in misura presso che totale la cultura occidentale, condannando la parte di mondo in cui viviamo a un declino e a un tramonto che diventano sempre più percepibili. Non ho mai avuto, invece, almeno sinora, l’occasione di soffermarmi sugli effetti altrettanto deleteri dell’inconscio culturale degli Occidentali, dell’insieme, cioè, dei contenuti psichici rimossi dalla sfera cosciente ma sotterraneamente sempre presenti, attivi e pronti a riemergere al momento propizio. Questa occasione mi è offerta dal fatto (tutto italiano, quello che prendo in considerazione, ma certamente comune a tutto l’Occidente), che  personalità che dovrebbero rappresentare l’autorità dello Stato e la sia volontà punitiva dei reprobi che violano le leggi e impediscono  un’ordinata convivenza civile, inclinino, invece, a “parteggiare” per questi ultimi, sommergendoli di attenzioni quasi affettuose come iniziative insistite per sottrarli ai rigori di carcerazioni all’estero, voli di Stato per consentirne il trasferimento in Italia se condannati in altri Paesi, ricevimento e accoglienza negli aeroporti nazionali secondo i rituali protocollari validi per personaggi di rilievo pubblico, foto-ricordo per la raccolta ufficiale e per l’album di famiglia da far vedere ai nipotini e altre svenevolezze di pari intensità.
La ragione di tanto trasporto amicale è di palese evidenza per chi ha una visione negativa non solo della cultura ma anche dell’inconscio culturale degli Occidentali. Le componenti, infatti, a) religiose della sua cultura (ebraismo, cristianesimo e islamismo) mitizzano l’odio e l’assassinio se il destinatario della violenza è uno che se l’è meritato: un infedele, un “inimico di Dio” secondo la definizione di Ignazio de Loyola; e b) quelle laiche non sono da meno: i fascisti nella loro rappresentazione grafica amano disegnarsi  sempre con un coltello tra i denti, una bomba a mano tra le dita, pronti a sfidare l’inosabile per i distruggere i “perfidi” (che sono, poi, i popoli non amati da Dio); i comunisti non sono disposti a reprimere la tendenza di maneggiare falce e martello per decapitare e maciullare il cranio dei ricchi che si oppongono alla marcia del proletariato e all’eguaglianza universale.
Anche se soltanto come un mero dato culturale, rimosso dalla coscienza e depositato nell’inconscio, l’idea di uccidere nemici di Dio, lestofanti politici nemici dei popoli prediletti dalla divinità e dalla gente umile e derelitta, sta di fatto, però, che sul piano intellettuale, per religiosi e laici della cultura Occidentale non v’è delitto che non possa essere perdonato, se lo si ritenga ispirato alle nobili finalità esaltate dai sacerdoti delle varie Ecclesie o dai maestri del pensiero rivoluzionario di destra o di sinistra hegeliana.
Il problema è che il riposto pensiero (il propositum in mente retentum) del violento aggressore o dell’assassino non sempre è riconoscibile da tutti.
Certamente non può essere riconosciuto e capito dai tribunali e dalle Corti giustiziali di altri Paesi. E ciò anche quando comminano l’ergastolo!
E allora? Come riparare al malfatto di pene irrogate o di limitazioni alla libertà imposte allo sfortunato fratello? Ecco la spiegazione delle accoglienze di pubbliche Autorità a condannati e incriminati, delle interviste richieste (e pagate a peso d’oro) a chi riesce a raggiungere, comunque, con qualche anno di carcere la notorietà mediatica e via dicendo. Chi si è abituato a convivere con la cultura dell’odio e degli istinti violenti nobilitati dalla fede religiosa o dal fanatismo ideologico non ha remore a correre agli aeroporti, a farsi fotografare e stringere calorosamente mani che sono state ritenute insanguinate solo da Tribunali lontani o munite di oggetti contundenti considerate pericolose da uomini inquadrati nel sistema repressivo e giustiziale di altri Paesi.