LA FRATELLANZA È FORTE COME IL VENTO…
di
Luigi Mazzella
Il
concetto di cultura si ritrova già nel pensiero antico: nel V secolo a. C. con
il consolidarsi della democrazia e al diffondersi della sofistica la formazione
culturale, l’educazione intellettuale dell’individuo si riteneva “finalizzata” a
una buona convivenza sociale e a una partecipazione ben motivata alla vita
della polis. Con Platone e con l’avvento in Occidente delle
tre religioni monoteistiche mediorientali la cultura cambia volto: assume
un’impronta decisamente etica. All’empirismo, alla sperimentazione, al razionalismo,
in una parola al “pensiero” che cerca il miglior modo per partecipare alla vita
comune e fare il meglio per la polis si sostituisce la “credenza” con i suoi
imperativi morali circa la vita di ogni individuo; regole che diventano prevalenti
sui modelli di vita attiva da avere nel consorzio umano e nell’opera di costruzione
della città. Ho già espresso in numerosi scritti la mia opinione fortemente negativa
sul cambiamento intervenuto e sul miscuglio delle credenze religiose e
ideologiche che hanno finito per costituire ed esaurire in misura presso che
totale la cultura occidentale, condannando la parte di mondo in cui viviamo a
un declino e a un tramonto che diventano sempre più percepibili. Non ho mai
avuto, invece, almeno sinora, l’occasione di soffermarmi sugli effetti
altrettanto deleteri dell’inconscio culturale degli Occidentali,
dell’insieme, cioè, dei contenuti psichici rimossi dalla sfera cosciente ma
sotterraneamente sempre presenti, attivi e pronti a riemergere al momento
propizio. Questa occasione mi è offerta dal fatto (tutto italiano, quello che
prendo in considerazione, ma certamente comune a tutto l’Occidente), che personalità che dovrebbero rappresentare
l’autorità dello Stato e la sia volontà punitiva dei reprobi che violano le
leggi e impediscono un’ordinata
convivenza civile, inclinino, invece, a “parteggiare” per questi ultimi,
sommergendoli di attenzioni quasi affettuose come iniziative insistite per
sottrarli ai rigori di carcerazioni all’estero, voli di Stato per consentirne
il trasferimento in Italia se condannati in altri Paesi, ricevimento e
accoglienza negli aeroporti nazionali secondo i rituali protocollari validi per
personaggi di rilievo pubblico, foto-ricordo per la raccolta ufficiale e per
l’album di famiglia da far vedere ai nipotini e altre svenevolezze di pari
intensità.
La
ragione di tanto trasporto amicale è di palese evidenza per chi ha una visione
negativa non solo della cultura ma anche dell’inconscio culturale degli
Occidentali. Le componenti, infatti, a) religiose della sua cultura (ebraismo,
cristianesimo e islamismo) mitizzano l’odio e l’assassinio se il destinatario
della violenza è uno che se l’è meritato: un infedele, un “inimico di Dio”
secondo la definizione di Ignazio de Loyola; e b) quelle laiche non sono da
meno: i fascisti nella loro rappresentazione grafica amano disegnarsi sempre con un coltello tra i denti, una bomba
a mano tra le dita, pronti a sfidare l’inosabile per i distruggere i “perfidi” (che
sono, poi, i popoli non amati da Dio); i comunisti non sono disposti a
reprimere la tendenza di maneggiare falce e martello per decapitare e
maciullare il cranio dei ricchi che si oppongono alla marcia del proletariato e
all’eguaglianza universale.
Anche
se soltanto come un mero dato culturale, rimosso dalla coscienza e depositato
nell’inconscio, l’idea di uccidere nemici di Dio, lestofanti politici nemici
dei popoli prediletti dalla divinità e dalla gente umile e derelitta, sta di
fatto, però, che sul piano intellettuale, per religiosi e laici della cultura
Occidentale non v’è delitto che non possa essere perdonato, se lo si ritenga ispirato
alle nobili finalità esaltate dai sacerdoti delle varie Ecclesie o dai maestri
del pensiero rivoluzionario di destra o di sinistra hegeliana.
Il
problema è che il riposto pensiero (il propositum in mente retentum) del
violento aggressore o dell’assassino non sempre è riconoscibile da tutti.
Certamente
non può essere riconosciuto e capito dai tribunali e dalle Corti giustiziali di
altri Paesi. E ciò anche quando comminano l’ergastolo!
E
allora? Come riparare al malfatto di pene irrogate o di limitazioni alla libertà
imposte allo sfortunato fratello? Ecco la spiegazione delle accoglienze di
pubbliche Autorità a condannati e incriminati, delle interviste richieste (e
pagate a peso d’oro) a chi riesce a raggiungere, comunque, con qualche anno di
carcere la notorietà mediatica e via dicendo. Chi si è abituato a convivere con
la cultura dell’odio e degli istinti violenti nobilitati dalla fede religiosa o
dal fanatismo ideologico non ha remore a correre agli aeroporti, a farsi
fotografare e stringere calorosamente mani che sono state ritenute insanguinate
solo da Tribunali lontani o munite di oggetti contundenti considerate
pericolose da uomini inquadrati nel sistema repressivo e giustiziale di altri
Paesi.