Caro Angelo, leggendo come sempre con
interesse gli articoli di “Odissea” che di tanto in tanto mi segnali, ho notato
la tua convinzione circa la necessità di sostenere la lista Pace Terra Dignità.
Una scelta riguardo alla quale ti confesso di nutrire più di un dubbio, pur
comprendendone la linearità, e la nobiltà, dei motivi ispiratori. Si tratta, in
sostanza, se ho ben capito, di porre il tema della pace al centro di un
progetto politico, sfrondando per così dire tale tematica da ogni elemento di
contorno, che potrebbe risultare divisivo. La pace, dunque, come fine primario
e, per così dire, unico, intorno a cui aggregare consenso. Questo il punto di
forza di una tale proposta, ma anche, secondo me, la sua debolezza (problema,
peraltro, comune a tutte le liste monotematiche). Sul piano dei principi non si
discute: l’obiettivo della pace non può che essere in cima ai pensieri di
qualsiasi essere umano dotato, appunto, di umanità o, semplicemente, privo di
propositi suicidari. Se però dal terreno astratto degli intendimenti vogliamo
scendere su quello concreto della politica (una discesa necessaria, se non
decidiamo di limitarci alle pure enunciazioni), allora anche il tema della pace,
per sortire qualche effetto, deve essere inserito in un contesto più ampio e
non generico, ben più articolato di quanto non possa esprimere un richiamo,
doveroso ma vago, a terra e dignità. Presentare una lista come Pace Terra Dignità,
destinata peraltro, sulla base di tutti i sondaggi (questa è scienza, il resto
è metafisica), ad arrestarsi ben sotto la soglia di quel quattro per cento
richiesto per eleggere anche un solo rappresentante, nonostante la buonafede
dei promotori servirà di fatto soltanto a erodere consenso ad altre liste che
il tema della pace hanno nel loro programma e che invece la possibilità di
superare tale soglia di sbarramento l’avrebbero: in primis a quell’Alleanza
Verdi Sinistra che ha avuto il merito di
candidare Ilaria Salis, e il cui successo permetterebbe tra l’altro alla nostra
concittadina di essere al riparo dalle minacce e dalle vessazioni di un regime
come quello ungherese che, al netto di un po’ di approssimazione storiografica,
non esito a definire fascista. A presto Luca Marchesini
Caro Luca, dubbi ne abbiamo anche noi.
Talmente tanti che negli ultimi tempi non ci siamo più prestati alla farsa di
mettere la croce su un simbolo credendo che questo bastasse a mutare lo schifo
di questa Nazione e il comportamento dei farabutti che in massima parte la rappresentano.
Non tutti, ovviamente. Ma sul tema del disarmo, della riconversione
dell’industria bellica, della destinazione della spesa militare a finalità
sociali e alla cura del territorio, dell’uscita dalla Nato e di quanto vado
scrivendo e dicendo da oltre mezzo secolo, non ho visto un rigo nei programmi
di tutti i partiti presenti in Parlamento. Anzi, non solo non hanno mosso un
dito per tentare una via diversa sulla crisi Ucraina, ma appena è scoppiato il
conflitto hanno fatto a gara a spingere per il massacro votando per l’invio di
armi e portandoci sull’orlo del baratro nucleare. Con l’eccezione di Verdi e
Sinistra in Italia. Ma in Europa i verdi sono diventati guerrafondai più degli
altri.
Perché insisto su quello che dovrebbe essere il tema epocale del
dibattito ed invece non ne siamo coscienti, ambienti intellettuali e letterari
compresi di cui entrambi facciamo parte? Perché la spesa militare del 2022
ammontava a duemila miliardi di dollari (quella ufficiale), e ti lascio
immaginare a quanto è arrivata ora, e a quanto arriverà con la ripresa della
corsa agli armamenti. Dunque non sarà possibile affrontare il tema della cura
dell’ambiente, della sanità, della disoccupazione, del contenimento del costo
della vita. Perché gli ordigni nucleari per cancellare non solo l’intero genere
umano, ma ogni forma di vita animale e vegetale ammontavano (anche questi dati
per difetto) qualche anno fa, alla spaventosa cifra di 15 mila. Ne bastano
alcuni per interrompere l’avventura umana di questo indegno bipede che ai suoi
vertici decisionali (politici, militari, finanziari, imprenditoriali,
scientifici, sindacali, giornalistici, intellettuali - anche qui con rare
eccezioni -) si mostra spaventosamente irresponsabile e votato al suo
annientamento. Certo, avremo la soddisfazione che in caso di conflitto nucleare
anche loro, i loro cari, i loro beni, i loro lauti conti in banca saranno
liquefatti. Che l’inverno nucleare farà scomparire per sempre la possibilità
che un essere così stupido e mostruoso ricompaia sulla faccia della terra.
Ma,
caro Luca, sono uno scrittore come te, un intellettuale che non si rassegna
alla stupidità, all’irresponsabile egoismo disumano di questa lurida genia che
decide a nome nostro, dei nostri figli, dei nostri incolpevoli nipotini, delle
altre creature sensienti, delle altre specie che compongono il miracolo
chiamato Natura. Non mi rassegno e non voglio delegare a questi miserabili il
mio destino e quello di altri esseri umani pacifici, solidali, collaborativi,
fraterni. Pace Terra Dignità ha un programma articolato, in verità; con il
quale si può non essere del tutto d’accordo o dissentire, ma ci sono molte cose
di buon senso e molte cose che hanno una loro necessità. Personalmente non ne
avrei fatto uno, mi sarei concentrato solo sulla fine del conflitto come
l’obiettivo più importante, l’opposizione all’invio di altre armi e l’impegno a
lavorare per una trattativa indicando come sede del negoziato la città mondiale
della Pace di Assisi, con il coinvolgimento delle massime autorità religiose,
di alcuni premi Nobel per la Pace, degli enti morali internazionali e dell’Onu.
Avrei motivato questa scelta come un Referendum fra donne e uomini di Pace e
guerrafondai; fra chi ha scelto la vita e chi sta lavorando per la morte. Solo
se avessimo ottenuto il consenso di una fetta significativa dell’elettorato
italiano avremmo potuto mettere altra carne al fuoco: il lavoro, la sanità, la
cura dell’ambiente, la spesa sociale.
Ma ora questa lista c’è, e come
disarmista storico (come militante attivo e come teorico del pacifismo) non
potevo tirarmi indietro. Ho deciso di impegnarmi in prima persona perché la
lista abbia successo e un nutrito gruppo di difensori della pace possa
rappresentare la nostra volontà di pace al Parlamento Europeo. Non ci fosse
stata questa lista in molti non sarebbero andati a votare. Chi ha deciso di
sostenere Verdi e Sinistra farà altrettanto bene: conosco tanti amici e lettori
di “Odissea” che lo faranno, ma io sento il dovere di dare forza a questa lista
nata specificamente contro la guerra. Spero che in tanti la voteranno: i senza
partito, i disgustati, i disillusi, i credenti negli sforzi che a livello alto
solo il Papa ha tentato, i giovani che si vogliono nuovamente intruppare negli
eserciti per mandarli al massacro, le loro mamme, le donne degne di questo
nome, la gente del Sud sempre più abbandonata, i giovani costretti
all’emigrazione forzata. Impegniamoci assieme, seppure per
due liste diverse, e sarà magnifico se potremo festeggiare una comune vittoria. Ti abbraccio, Angelo Gaccione