Perché
voterò Pace Terra Dignità. Il
poeta e critico letterario lo spiega a “Odissea” Caro
Angelo, mi
hai invitato a scrivere le mie motivazioni e intenzioni di voto. Potrei dire,
sinteticamente, che sono radicate nel bisogno di non arrendersi alla miseria
umana in cui stiamo precipitando, e puntare più in alto. Da
40 anni siamo andati avanti a votare il meno peggio, in un esercizio
democratico sempre più solo coperta ideologica. E siamo arrivati a un punto di
degrado e tradimento degli interessi della maggioranza della popolazione, che
spinge quest’ultima a un atteggiamento di comprensibile rigetto, di una cloaca
politica, fatta di chiacchiere retoriche prive di ogni rapporto con i problemi
reali di crescenti dolorose condizioni sociali e, per un numero crescente,
invivibili, privi di minime legalità e protezione. Un clima tendente a forme di
barbarie, cui le varie forze politiche non hanno e non attuano alcun serio
programma di soluzioni. Sappiamo bene che le destre hanno radici autoritarie e
regressive, ricoperte di declamazioni vuote di libertà, sicurezza e difesa di
interessi nazionali. Ma le sinistre parlano di diritti individuali e di difesa delle
minoranze, che non escludono pratiche transumane di un progressismo liberistico
e buonismi favorevoli a una immigrazione senza controllo. Sono versanti
ideologici che favoriscono problemi irrisolti e caos. Un caos che diventa
condizione di coltura ideale per gli interessi dominanti e le forze ad essi
asservite, anche se da versanti ideologici apparentemente contrapposti, ma
sostanzialmente consoni ai dettami ideologici a difesa del saggio di profitto
del neoliberismo, che vuole distruggere lo Stato sociale – dalla sanità alla
scuola pubbliche, a una struttura minimamente degna e funzionale dello Stato. Diceva
Primo Levi, già negli anni ’70, che ogni fase capitalistica genera il suo
fascismo, che “non necessariamente” si manifesta “col terrore dell’intimidazione
poliziesca, ma anche negando e distorcendo l’informazione, inquinando la
giustizia, paralizzando la scuola”.
È
un processo di asservimento delle forze politiche, scientificamente avviato dai
Draghi ai Monti agli altri architetti al lavoro sin dagli anni’80, di un futuro
dominato dal capitale finanziario globalizzato. Privatizzare e rapinare tutto,
ogni bene pubblico, liberi da tutti i lacci e lacciuoli, ripetuto come un
mantra, contro quel rompiscatole dello Stato che pretendeva di imporsi al
Capitale. Un fascismo in loden e senza doppiopetto. Il disegno e la china
comprarono chi doveva opporsi e ormai è il capitale che impone quei lacci e
lacciuoli alle isole di polis che resistono al deserto che avanza. In questo lungo processo di tradimento
pubblico, sono nate resistenze populiste, come i 5Stelle. Le quali hanno
oscillato tra destra e sinistra e a tratti hanno dato speranza di poter
invertire il moto del degrado. Gli
ultimi anni hanno evidenziato una contraddizione insanabile tra l’ideologia
della globalizzazione, con declamazioni di orizzonti di liberi movimenti di merci,
persone e capitali, e il cuore imperialistico del Capitale, che mira ad
ampliare aree di influenze, con tutti i mezzi, dalla corruzione agli armamenti,
a sbocchi crescenti di guerra. Sono gli orizzonti in cui stiamo vivendo, entro
i quali sono omologate, come detto, sia le destre che le sinistre storicamente
costituite nel secolo scorso.
In
tale contesto, sempre più tragico, la soluzione può venire da una forza
populista? Forze di questo tipo, non si costituiscono con visione e obiettivo
fondante, di invertire strategicamente la rotta, ma di utilizzare i punti
dolorosi al fine primario di salvare la propria esistenza. Posso capire coloro
che, nella situazione disperante attuale, affidano le proprie speranze a chi
almeno dice di non volere le guerre imperialistiche in atto. Ma, dopo decenni
di scelte del meno peggio, non è ora di accettare la sfida storica, almeno per
chi difende la visione dell’utopia umana di immaginare una forma sociale non
più ignobilmente predatoria come quella attuale? La quale pretende di definire civiltà
una struttura in cui l’1% della popolazione mondiale, possa avere il diritto di
acquisire il 90% della ricchezza prodotta. È la crescente povertà dei più che
diventa la madre sempre incinta di violenze e guerre orizzontali tra poveri. E
che è anche condizione che riduce la capacità critica verso il dominio
verticale e le guerre tra le principali teste imperialistiche contemporanee –
che sono tutte uteri antiumani, USA, Russia e Cina, ma ovviamente dipingono l’Altro
come la sola fonte criminale, rispetto alla quale occorre continuare ad
armarsi. Penso che oggi, in questa situazione, occorra guardare più in alto, e
accettare la sfida storica di coltivare il seme di una struttura nata non solo per
protesta contro la cloaca dominante, ma per visione di un’altra realtà. Se Pace
Terra Dignità ha il DNA di tale seme, dipenderà anche da noi, ma se rinunciamo a
priori, sopraffatti dal timore di non raggiungere nemmeno il 4%, allora
accettiamo la nostra povertà umana e accontentiamoci del meno peggio. [15
maggio 2024]