Per
Ferdinando Vidoni Èmancato ieri, 22 giugno 2024, a Buia - a dieci anni dalla scomparsa di sua
moglie e mia sorella Mariarosa, ispanista - Ferdinando Vidoni. Nato a Bruxelles
il 22 novembre del 1940, ha studiato in Friuli, ma si è poi laureato in
Filosofia all’Università Cattolica di Milano. Non a caso il primo lavoro di cui
mi ha fatto omaggio sono stati gli Scritti sull’educazione di Martin
Lutero, da lui tradotti e curati per l’editrice Canova di Treviso nel 1972. Attento
e alacre studioso di filosofia, per decenni è stato attivo a Milano, come
insegnante di Filosofia e Storia nei licei, in particolare nel liceo classico “Omero”,
nella sede di Bruzzano, vicina a dove abitava. Nell’ambiente milanese ha
tuttavia contato molto, ha anzi prodotto una vera svolta nel suo pensiero e
nella sua vita, l’incontro con Ludovico Geymonat e i suoi allievi. Dotato
di rimarchevole buona volontà e di una grande capacità di lavoro culturale, si
è impegnato in studi significativi, non di rado nuovi nel nostro panorama
culturale. L’ambito dei suoi lavori è stato ben circoscritto: in modo coerente
ha investito, con metodo e acribia, in particolare l’Ottocento tedesco, ma non
in modo esclusivo: si è occupato di Positivismo, di Darwin e dell’evoluzionismo,
del materialismo ottocentesco ed in infine, last but not least ha
prodotto con intensa dedizione lavori e traduzioni di Karl Marx; il mondo
marxiano è stato anzi al centro dei suoi interessi. Con
la presentazione di Ludovico Geymonat ha pubblicato in italiano Ignorabimus!
Emil Du Bois Raymond; e lo ha poi tradotto in tedesco (con l’aiuto di un
amico comune, Klaus Müller, e di Hans Jōrg Sandkühler); con Eleonora Fiorani ha
scritto Il giovane Engels…. Non è possibile in questa sede citare i
libri, saggi, articoli, traduzioni che ha prodotto. Insieme
abbiamo scritto, su suo invito, un articolo su arte e scienza. Gli sono poi
grato della sua generosa recensione (apparsa su “Odissea”) di taluni miei
scritti, soprattutto autobiografici, a partire da In fondo al giardino. La
mia lunga consuetudine con lui è durata più di cinquant’anni, ha coinvolto
ovviamente i miei oltre che mia sorella; con lei è stato prodigo di aiuti anche
sul piano del lavoro culturale. La sua vita non è stata semplice, la voglia di
studiare, di far cultura, non gli è mancata mai, e a livelli alti. Spero gli
sia rimasta riconoscenza anche per quanto possibile abbiamo saputo dargli. Tutto
questo ha avuto rilevanti risvolti affettivi, com’è naturale. La
sua morte ci interroga e smuove memorie. Con essa si fa sempre più stretto il
cerchio delle persone viventi a noi vicine.