Innanzi
tutto sento il dovere di ringraziare, a nome di “Odissea”, tutti coloro (donne
e uomini, giovani e meno giovani) che si sono impegnati, con passione e
determinazione, a sostenere la giovanissima lista Pace Terra Dignità. Dico
giovanissima perché aveva appena qualche mese di vita, pochi mezzi, scarsa
visibilità (in interi luoghi d’Italia non si sapeva neppure della sua
esistenza), e l’intero sistema informativo contro. Tutti i grandi quotidiani e
le grandi emittenti televisive schierati per la guerra e i guerrafondai, lo
sapevamo tutti. E forse è stata proprio questa la molla che ha spinto molti di
noi a sfidare l’impossibile, e tanti elettori a dare la loro preferenza ad una
lista così precaria, ma così necessaria. Ce lo siamo ripetuti spesso: il voto
utile è quello dato per una causa utile; è nulla lo è stato più di questo
espresso contro la guerra, il massacro, la morte. “Inutile è continuare a
votare chi ti imbroglia e non ti rappresenta” mi ha scritto in un messaggio il
prof. Giuseppe O. Pozzi motivando la sua decisione di dare fiducia a questa
lista umana, pacifica, ancor prima che politica. “Confido che Pace Terra
Dignità abbia il riconoscimento che merita e comunque segna uno spartiacque
importante” ha concluso lo psicanalista. Messaggi e lettere di questo tenore ne
ho ricevuto da ogni dove. “Alla fine non ho resistito. Ho affrontato il mio
pessimismo della ragione” mi ha scritto da Chiaravalle di Ancona Rino Diano dell’Istituto Gramsci. E non sono mancati i messaggi di incoraggiamento:
“Andrà meglio la prossima volta. L’inizio è sempre difficile. Quel che conta
sono le idee e queste sono più che giuste”, ha aggiunto Carmine Scavello.
Perché il seme è stato piantato e sarebbe un peccato farsi prendere dallo
sconforto e dalla sfiducia. La guerra è sempre minacciosamente presente sulle
nostre vite, e le nostre vite devono necessariamente opporsi a questa minaccia.
Non c’è altra strada. Su un cippo dei partigiani caduti a Spotorno sono
riportati i versi del poeta e partigiano Egidio Ferrero che così recitano: “Se
lungo la strada uno è stanco si chieda: - ce n’è un’altra più drittà?”
Quando diversi anni fa me li sono trovati davanti questi versi, li ho annotati
e da allora li ho conservati vivi nella memoria. Dobbiamo farli nostri e
proseguire sulla strada intrapresa: la strada della pace, del dialogo senza
armi e senza eserciti, del disarmo, della diplomazia e del confronto. La strada
dei guerrafondai è fatta di morte, di miseria, di spreco delle risorse in armi di
distruzione e non potrà che aggravare i problemi che ci riguardano tutti:
sanità, lavoro, ambiente che ci tiene in vita. Mezzo milione di persone ha
detto noi ci siamo. Ha dato fiducia a questa giovane lista votandola. I mezzi
erano impari, il tempo poco, e non ci riteniamo certo soddisfatti. Occorrerà
radicarsi, approfondire le criticità, riflettere in maniera attenta e profonda,
trovare il modo giusto di entrare in sintonia con quanti sono stati disillusi
da decenni e decenni di tradimenti della loro fiducia, dei rassegnati, di chi
ritiene ineluttabile la fine dell’avventura umana sulla terra, ma guai a
gettare la spugna. “La tua tenacia sarà quel seme che germoglierà” mi ha
scritto ieri una poetessa ed educatrice piemontese. Non arrendiamoci.