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giovedì 13 giugno 2024

LA FARSA DELLA FINTA VITTORIA ELETTORALE
di Luigi Mazzella



 
 
Ciò che rende ridicola la situazione italiana è il fatto che tutti i partiti, in questo uniti e concordi, pur avendo perso consenso e voti per effetto dell’aumento dell’astensionismo cantano vittoria (si può immaginare con gridolini di isterica gioia) e parlano di incremento delle percentuali dei voti da loro ottenuti. Il trucco di questi mestieranti, paragonabili moralmente ai giocatori delle tre carte (“carta vince, carta perde”) che si esibiscono sui marciapiedi cittadini, sta nel fatto che essi conteggiano le percentuali sul numero dei votanti e non degli aventi diritto al voto, per nascondere la loro disfatta. Con tale artificio ingannano certamente gli elettori che assistono (abituati alla credulità da duemila anni di utopie fasulle, propinate come mete possibili, nonostante le multisecolari prove contrarie) alla loro farsa della finta vittoria, ma sanno bene  che la loro politica, servile nei confronti degli Statunitensi, pesantemente gravosa a carico dei contribuenti per le armi inviate a Zelensky, corrotta per le malefatte di importanti figure cosiddette “rappresentative”, articolata in piccoli insignificanti provvedimenti (su cunei, bonus, sissidi, redditi), confusa sui problemi dell’immigrazione clandestina con deportazioni dagli esiti incerti, e inutilmente rissosa sul piano verbale nel rapporto tra i vari partiti (nonostante che la casa bruci) è stata sonoramente bocciata dagli Italiani.
Tutti i leader politici italiani, pur non subendo gli schiaffi in piena faccia di Macron e di Scholz, sono usciti dalla competizione elettorale con le ossa rotta.
Certamente, essendo impermeabili ai richiami etici di un tempo, tutti resteranno al loro posti (come ha dichiarato espressamente Macron) sfidando un’ulteriore crescita dell’astensione; che, presumibilmente, aumentando il numero dei giovani, non sarà condizionata dagli osservanti degli slogan del dopoguerra sulla doverosità del voto (che, purtroppo, sono ancora tanti).
Vi saranno meno schede bianche, sistematicamente riempite con furtive manovre nei seggi, e più assenze dalle urne. E ciò, senza che vi sia alcuna necessità di leader che invitino, date le circostanze, ad andare al mare, Non ve ne sarà alcun bisogno perché “poscia più che il dover potrà il disgusto”! (rubacchiando, con licenza di parodia,  dal sommo Dante). A quel punto qualche decisione dovrà essere presa: ci si augura facendo ricorso a quella ragione che era agli albori della nostra civiltà, prima che venisse travolta da fideisti e filosofi di supponente albagia.