LA FARSA DELLA FINTA VITTORIA ELETTORALE di
Luigi Mazzella
Ciò
che rende ridicola la situazione italiana è il fatto che tutti i partiti, in
questo uniti e concordi, pur avendo perso consenso e voti per effetto
dell’aumento dell’astensionismo cantano vittoria (si può immaginare con
gridolini di isterica gioia) e parlano di incremento delle percentuali dei voti
da loro ottenuti. Il trucco di questi mestieranti, paragonabili moralmente ai
giocatori delle tre carte (“carta vince,
carta perde”) che si esibiscono sui marciapiedi cittadini, sta nel fatto
che essi conteggiano le percentuali sul numero dei votanti e non degli aventi
diritto al voto, per nascondere la loro disfatta. Con tale artificio ingannano
certamente gli elettori che assistono (abituati alla credulità da duemila anni
di utopie fasulle, propinate come mete possibili, nonostante le multisecolari
prove contrarie) alla loro farsa della finta vittoria, ma sanno bene che la loro politica, servile nei confronti
degli Statunitensi, pesantemente gravosa a carico dei contribuenti per le armi
inviate a Zelensky, corrotta per le malefatte di importanti figure cosiddette “rappresentative”,
articolata in piccoli insignificanti provvedimenti (su cunei, bonus, sissidi,
redditi), confusa sui problemi dell’immigrazione clandestina con deportazioni
dagli esiti incerti, e inutilmente rissosa sul piano verbale nel rapporto tra i
vari partiti (nonostante che la casa bruci) è stata sonoramente bocciata dagli
Italiani. Tutti
i leader politici italiani, pur non subendo gli schiaffi in piena faccia di
Macron e di Scholz, sono usciti dalla competizione elettorale con le ossa rotta. Certamente,
essendo impermeabili ai richiami etici di un tempo, tutti resteranno al loro
posti (come ha dichiarato espressamente Macron) sfidando un’ulteriore crescita
dell’astensione; che, presumibilmente, aumentando il numero dei giovani, non
sarà condizionata dagli osservanti degli slogan del dopoguerra sulla doverosità
del voto (che, purtroppo, sono ancora tanti). Vi
saranno meno schede bianche, sistematicamente riempite con furtive manovre nei
seggi, e più assenze dalle urne. E ciò, senza che vi sia alcuna necessità di
leader che invitino, date le circostanze, ad andare al mare, Non ve ne sarà
alcun bisogno perché “poscia più che il dover potrà il disgusto”!
(rubacchiando, con licenza di parodia,dal sommo Dante). A quel punto qualche decisione dovrà essere presa: ci
si augura facendo ricorso a quella ragione che era agli albori della nostra
civiltà, prima che venisse travolta da fideisti e filosofi di supponente
albagia.