Cari amici, un vento di destra spira
sull’Europa, ed è questo l’allarme che viene dalle urne, in un’Europa che
appare oggi come la nave dei folli che dai suoi governanti è spinta verso la
tempesta. Però la guerra, che questi governanti suicidi le avevano
apparecchiato, almeno per ora l’elettorato è riuscito a fermarla, rovesciando
in Francia e Germania i più pericolosi fautori del disastro. Aveva cominciato
Macron che, non contento di aver spinto la Francia all’esasperazione con le sue
politiche antipopolari, voleva portare gli eserciti europei a entrare nella
guerra fratricida per rinsanguare l’Ucraina che il sangue dei suoi figli l’ha
ormai già quasi del tutto esaurito. Poi ci si era messo Sholz che esibendo un
inedito idillio con Parigi aveva dato il permesso all’Ucraina di usare le sue
armi per colpire al cuore la Russia, mentre Zelensky, adulato da tutti nel
consesso dei Grandi intenti a gloriarsi per aver vinto la Seconda guerra
mondiale (dimenticando il protagonista sovietico), ha cercato tutto giulivo di
intestarsi il merito di far scoppiare la Terza, incurante della fine del mondo.
Ma soprattutto ci si era messo Biden, venuto in Europa per cogliere gli allori
della vittoria in Normandia; qui, in un delirante discorso aveva dato
all’Europa il compito di debellare il nuovo Hitler, identificato col male
assoluto, che sarebbe la Russia di oggi. E a sostegno di questo invito a nuove
sanguinose Normandie, aveva affermato che non solo l’Ucraina, ma tutta l’Europa
è oggi in pericolo, perché Putin non si fermerà all’Ucraina, mentre gli Stati
Uniti non permetteranno che ciò accada. Se non fosse che Biden parla alla
brava, incurante di ciò che dice, si dovrebbe credere a una guerra preventiva
imminente, perché l’attuale dottrina militare americana ha abbandonato l’idea
della deterrenza o della risposta a un attacco, ed è passata, fin
dall’attentato alle Torri Gemelle, alla strategia della guerra preventiva, in
base all’assioma che “la migliore difesa è una buona offesa”.
Questi signori della guerra sono stati però tutti sconfitti dal voto europeo:
Macron ci ha rimesso la presidenza, Sholz è stato messo all’angolo da
conservatori e ultradestra, Biden ha perduto i suoi vassalli maggiori, Zelensky
appare ormai come il patetico interprete di se stesso, in Finlandia e Svezia,
appena entrate nella NATO, le sinistre hanno preso il sopravvento. Solo la
Vander Meyer è rimasta a rivendicare il patriarcale e feroce vecchio militarismo
europeo. Non per questo però il pericolo è cessato, dipende dalla moderazione
con cui Putin risponderà alle provocazioni della NATO, dopo che l’Ucraina ha
subito approfittato del via libera datole dai suoi fornitori d’armi europei
attaccando un aeroporto a centinaia chilometri in profondità nel territorio
russo. Dove invece le elezioni hanno mancato l’obiettivo desiderato, è stato
nella possibilità che un gruppo consistente di nuovi eletti potesse riuscire a
forzare la politica dell’Unione Europea verso la costruzione di un nuovo
rapporto, non più bellicista e “competitivo”, tra tutti i soggetti della
Comunità internazionale, in vista dello stabilimento della pace, della salvezza
della Terra e della promozione della dignità di tutte le creature. Ma questo
sarà il compito dei prossimi giorni e dei prossimi anni. In Italia quello
che è venuto meno è il superamento della soglia del 4 per cento da parte della
lista “Pace Terra Dignità”, ma non è venuto meno il suo successo per volume dei
consensi e soprattutto per la passione che ha motivato quanti vi si sono
riconosciuti. Un risultato pari alla forza effettiva nel Paese di questa nuova
formazione politica è stato impedito dall’interdizione, dal silenzio e
dall’ostracismo di cui è stata vittima nella comunicazione di massa. Essa è
stata stretta poi da ogni parte. Da un lato ha pagato la rappresentazione data
dalla Tivù di Stato del confronto elettorale come di uno spettacolo “Kramer
contro Kramer” tra la Schlein e la Meloni, ciò che ha spinto molti sinceri
democratici a sentirsi vincolati al voto per il PD, anche grazie all’alibi del
candidato pacifista, pur sconfessato, messo in lista da quel partito. Per altro
verso essa è stata stretta dalla lista ad personam a favore di Ilaria Salis,
che il padre della donna detenuta in Ungheria aveva scelto a preferenza di
altre liste; ed è stato un bene che non sia stata “Pace Terra Dignità” a
condurre questa operazione, perché anche potendone trarre un consenso più
ampio, sarebbe stata snaturata nella sua figura e nei suoi fini, che non erano
quelli di un successo elettorale, ma di attivare un processo politico per la
conclusione della guerra in Europa, per la fine del genocidio a Gaza e per la
liberazione non di una sola persona pur rappresentativa, ma di tutti i dominati
e gli oppressi nel mondo. Infine la lista è stata penalizzata dalla scelta di
molte “sigle” del pacifismo tradizionale, che invece di scegliere l’efficacia
di un’operazione politica per la pace, inedita nel nostro Paese, per fermare la
vera guerra e non solo per invocare il disarmo, hanno preferito coltivare il
loro campo, incentivare il rifiuto dei partiti, e dare piuttosto l’indicazione
di voto per i nomi di questo o quel “pacifista” sparpagliati in diverse liste,
pur se non troppo interessate alla pace.
In complesso si può dire tuttavia che in moltissimi elettori, anche tra i più
giovani, si è risvegliato un appassionato interesse politico, e il proposito di
mantenerne l’impegno; la pace ne ha bisogno più che mai, e c’è da aspettarsi
che il fervore che in questi mesi è stato suscitato verso di essa, continui e
si sviluppi anche in nuove forme organizzative. La pace, con tutti i beni che
essa porta con sé era da anni assente nel dibattito politico e mediatico
italiano, ma ora questa pietra scartata dai costruttori può diventare la
testata d’angolo. Con i più cordiali saluti,