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mercoledì 26 giugno 2024

POETI
di Alberto Figliolia



“Scusa, caro, hai venti centesimi?”
 
“Scusa, caro, hai venti centesimi?”
La richiesta è umile, quasi onesta.
Seduto a gambe incrociate,
mi ringrazia e mi saluta
con un sorriso mesto, rassegnato.
Ha la barba di un fachiro 
e lo sguardo dolce, perso,
di Siddharta nel momento dell’illuminazione:
l’uno all’imbocco, in basso,
delle due scalinate divergenti
della sotterranea che ingoia gambe
e destini, fra la luce del giugno piovoso 
e la penombra artificiale;
l’altro sotto un banano, fermo 
da secoli nel nulla che pulsa.
Nel gioco della metempsicosi
chi è chi e perché?
 
Le rotaie oggi trasmettono 
un’insolita vibrazione, incontrollata,
che rimbomba nei muscoli,
nelle viscere, mentre voci s’accavallano
nel dove di caos in cui staziono;
è una cacofonia che annienta
ogni senso compiuto degli eventi.
Riflessi baluginano nella galleria,
parole ispaniche e illiriche corrono,
si rincorrono nello statico cielo del vagone.
Valigie ingombrano lo spazio.
“Domani parliamo con calma. Bacione.”
In piedi sul segmento di congiunzione 
fra scompartimenti fa stretching di dita
un giovane dai baffetti da moschettiere,
quasi un esorcismo al sangue che ristagna.
Due fidanzati si sfiorano le labbra:
l’innocenza del gesto mi sconcerta.
 
Il cielo è nere volute,
circonvoluzioni di pensieri abbandonati,
alla deriva verso i confini
che t’affliggono e non vedi.
Sirene cantano la canzone del dolore.
Il traffico scorre immemore.
 
Vino bianco ghiacciato e sigarette
che ardono come piccoli vulcani preistorici.
Rondini s’incrociano nei ritagli di cielo 
consentiti, rugginose piume di nostalgia.
Brevi scorci di sereno.
Granelli di polvere rossa 
sui tavolini e sulle sedie di plastica.
Il deserto giunge da lontano;
il deserto è dentro di noi:
avanza ogni giorno
macerando con la sferza del vento;
cedono anche le ombre degli alberi.
Un profumo mi assale 
come un sentimento che non riconosco più,
smarrito nei meandri sfibrati
di giorni tutti uguali.
 
[Milano, lunedì 24 giugno 2024]