Idra torna oggi
pomeriggio a manifestare sotto il Consolato di Francia dopo l’irresponsabile decisione
del presidente Macron di fornire armi più potenti agli ucraini per
colpire il territorio russo e addestrare 4.500 soldati
del paese in guerra. Gli elettori francesi non ne sono contenti e hanno
dimezzato i voti al suo partito. Lo stesso è avvenuto in Germania nei confronti
del partito del guerrafondaio Scholz. Firenze. Mentre attende da
Emmanuel Macron, capo dell’unica potenza nucleare della UE, una risposta alla lettera
aperta consegnata il 7 maggio al console generale di Francia, l’associazione
fiorentina attiva sul fronte dell’ambiente, del diritto, dell’urbanistica e
della cultura torna martedì 11 pomeriggio, fra le 16 e le 19, a manifestare davanti
alla sede della rappresentanza d’oltralpe in Toscana, in Piazza Ognissanti 2. Prendendo in
prestito da Boris Vian l’appello alla disobbedienza affidato alla poesia in
musica ‘Le déserteur’ ai tempi della
guerra d’Indocina, Idra invita Macron
a riflettere sui valori fondativi delle comunità umane: ‘Io non sono sulla terra / per uccidere la povera gente’. Al console
generale sarà affidata quindi una nuova nota - in distribuzione in piazza alla
cittadinanza - indirizzata al presidente della repubblica francese. In evidenza
le controindicazioni funeste che fa ragionevolmente paventare l’atteggiamento
assunto dall’Eliseo nella gravissima congiuntura attuale. Con viva costernazione si apprende infatti che Parigi fornirà all’Ucraina caccia Mirage 2000-5
e formerà piloti e una brigata di 4.500
soldati ucraini, ai quali “darà formazione, equipaggiamento e armi”.
Una scelta suscettibile di mettere improvvidamente a repentaglio la sicurezza,
la salute e l’incolumità delle popolazioni europee e della Repubblica
Italiana, che per Costituzione ‘ripudia la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali’.
‘Siamo tutti, oggi, figli di quello sbarco’, ha dichiarato Macron commemorando
il D-Day di 80 anni fa in Normandia. Ma ne siamo davvero legittimi eredi,
quando coltiviamo massacri incrociati come quelli che non cessano di consumarsi
in Ucraina e in Palestina? Accostare e apparentare popoli, eventi e valori a
dispetto di tutte le differenze e di tutte le dissonanze, è buona storiografia? Ai temi
proposti il mese scorso nella lettera
aperta, l’associazione fiorentina aggiunge un monito: il danno di immagine che
alla repubblica francese è in grado di arrecare l’azione del suo governo nella
percezione dell’opinione pubblica internazionale. Dalle gesta del popolo d’oltralpe
nel diciottesimo secolo (1789), nel diciannovesimo (1848 e 1871) e nel
ventesimo (1968) hanno tratto ispirazione, spinta e conforto correnti di
pensiero, culture giuridiche e formazioni politiche che hanno segnato profondamente
la storia d’Europa. L’inconsulta e disinvolta scelta bellicista dell’attuale
governo Macron rischia di degradare invece la Francia a emblema di una cultura
giuridica e politica di umiliante e pericolosa retroguardia. Ancora una volta
tornano utili e calzanti i versi di Boris Vian: ‘Se bisogna versare il proprio
sangue / andate a versare il vostro / Siete un buon apostolo / signor
Presidente’. Un
suggerimento che verrebbe voglia di estendere anche ai tanti opinionisti da
salotto che comodamente discettano in tivù sul valore delle guerre ‘a fin di
bene’.