Un’analisi dettagliata
del voto realizzata da Franco Astengo sarà pubblicata domani 12 giugno. Quasi tutti gli Statuti di
società e associazioni private per le decisioni più importanti prevedono un quorum
per la validità delle votazioni dei soci o degli associati. E ciò per
evitare che un’esigua minoranza di votanti possa prendere decisioni riguardanti
l’intera massa dei soci o degli associati. Per uno Stato veramente
democratico tale ultima esigenza di difesa della collettività dovrebbe essere
ancora più sentita che nel privato. Ed invece, per quanto riguarda l’Italia (e
non solo per essa), non è così. Il quorum detto strutturale o costitutivo
(che indica “al minimo” il numero o la percentuale della presenza
necessaria dei votanti per evitare la nullità della consultazione) è richiesto solo
per i referendum abrogativi di disposizioni di legge e per l’elezione del Presidente
della Repubblica. Altro non è dato! Poco, se si considera che
alle elezioni Europee appena conclusesi i votanti non hanno neppure raggiunto
il 50 per cento: la maggioranza degli Italiani si è astenuta. Se si considera
che il sistema elettorale per le nostre elezioni politiche riproduce nella
sostanza il meccanismo escogitato da Calderoli con il Porcellum (definito
una “porcata” dal suo stesso inventore) si comprende che la nostra esaltata
democrazia affida il governo del Paese alla minoranza meno minoranza delle
altre! La situazione sarebbe
tragica se non fosse sovrastata dal ridicolo. Con una preoccupante contrazione
di molti punti percentuali dei votanti (che sarebbe stata anche maggiore di 3
punti percentuali se non ci fosse illusi di creare, “in quattro e quattro otto”
un partito pacifista) i partiti, fondandosi sui numeri ottenuti rispetto alle
altre forze concorrenti, hanno lanciato, attraverso i loro leader, folli
gridolini di gioia, dimostrando ancora più quanto sia grande e grave il declino
della nostra classe politica.