Qualche
considerazione a margine del 2 Giugno 2024 Il 2 Giugno celebra la nascita
della Repubblica che si riconosce nella Costituzione scritta per tutti
gli italiani da rappresentanti di quella parte del popolo italiano che sì è
opposta, ha combattuto ed ha sconfitto il nazifascismo. L’altra parte, di gran
lunga minoritaria a partire dall’8 settembre 1943, non fu giustamente ritenuta
degna di contribuire alla scrittura di quella Carta. Per questo, i degni eredi
di quella parte, non hanno il diritto di sentirsi autorizzati a manomettere la
Costituzione senza il consenso di tutti gli italiani. A maggior ragione,
coloro che su quella Carta hanno giurato di servire, con dignità e onore, un
mandato governativo di qualsiasi livello e rango. Nel giorno della Festa della
Repubblica, rappresentata più che degnamente dall’attuale Presidente, un senatore
che ne chieda le dimissioni per motivi inesistenti, compie un atto contrario al
giuramento che ha prestato nelle mani dello stesso presidente. E credo che si
dovrebbe rispolverare nei suoi confronti il reato di vilipendio al Capo dello
Stato, nonché di oltraggio a pubblico ufficiale, senza dover nemmeno rimarcare
la formula (con dignità e onore) sulla quale ha giurato. Tra l’altro possiamo
essere sicuri che, mutatis mutandis, un Presidente della Repubblica espresso
dalla maggioranza di cui fa parte questo senatore, non esiterebbe un attimo ad
applicare tali leggi nei suoi confronti, come del resto sta già avvenendo con l’attuale
Presidente del Consiglio persino nei confronti di comuni cittadini. La gravità
di posizioni politiche tanto avverse alla nostra Repubblica e alle sue
Istituzioni, come anche alla necessità di rafforzare l’Unione Europea nelle
prossime elezioni, piuttosto che cercare di provocarne il totale fallimento, può
essere percepita e ben evidenziata ponendo mente a quanto avvenne a partire
dalle coste della Normandia il 6 Giugno di 80 anni fa. Le forze Alleate
iniziarono quel giorno a liberare l’Europa dall’oppressione nazifascista. Ci volle
quasi un anno per completare quell’operazione e conquistare la libertà che ha
permesso di iniziare il disegno di un’Europa unita e pacifica di cui abbiamo
goduto per tre generazioni. Tutto ciò ha avuto un costo enorme, a partire dalla
vita di centinaia di migliaia di giovani militari e civili. Chiaramente si può
pensare tutto il male della guerra e delle sofferenze che infligge al genere
umano ma non si può denigrare la volontà che spinse i nostri padri, i nostri
nonni e i bisnonni, ormai, a costruire un futuro di pace e prosperità nella
libertà, per tutti noi in un’Europa di popoli in pace fra di loro. La negazione
di questi principi fondamentali basati sul piccolo particulare di
qualche “bottega” politico-affaristica anacronistica e miope, non dovrebbe
distogliere l’attenzione dei cittadini europei capaci di discernere la luce dal
buio.