AUTONOMIA DIFFERENZIATA: OLTRE I LEP di
Franco Astengo
Nell'organizzare
l'opposizione (anche tramite richiesta di referendum) verso la legge
sull'autonomia differenziata si sta evidenziando con grande forza il tema dei
LEP (Livelli Essenziali Prestazioni) che dovranno essere stabiliti per rendere
una base uniforme alle residue erogazioni di stato sociale: sanità, scuola. Al
riguardo della legge approvata in questi giorni si rileva però un tema che non
appare al centro del dibattito ma che rappresenta probabilmente il
"cuore" della vicenda: il riferimento è alle materie di cui le
Regioni possono richiedere l'acquisizione di competenze nelle materie "No
Lep". La regione Veneto ha così immediatamente avanzato richieste di maggiore autonomia nelle 9 materie "non
Lep", cioè quelle per le quali non è necessario che lo Stato stabilisca
prima i Livelli essenziali di prestazione. Fra queste oltre alla previdenza complementare, il coordinamento
della finanza pubblica, le banche (Casse di Risparmio, Banche di credito
rurale, ecc.) spicca la richiesta della piena competenza sul commercio estero e
i rapporti con l'UE.Il tema dei rapporti con l'estero è particolarmente
delicato e specificatamente lo è ancora di più al riguardo del Veneto. Il tessuto industriale veneto (come in parte quello lombardo)
composto da aziende di media/piccola dimensione nella generalità avanzate
tecnologicamente e quasi completamente complementari e sussidiarie
all'industria tedesca.Per fare un esempio i 20,9 miliardi di merci che vengono esportate dal Veneto sono
superiori ai 16 miliardi dell’export
canadese. Questo dato indica alcune questioni: 1) l'orientamento produttivo delle industrie venete è strettamente
legato a quello delle industrie tedesche e in particolare alla Baviera e al
Baden Würtenberg. Se come pare la Germania
deciderà di innalzare la propria quota di PIL riservata all'armamento è
evidente che avremo aspetti di riconversione industriale che toccheranno
l'insieme della filiera di là e al di qua delle Alpi. Il Veneto (e la
Lombardia) potrebbe così legarsi ad una economia di guerra indipendentemente
dalle scelte generali del Paese; 2) Il primo punto pone oggettivamente in discussione l'idea della
programmazione economica a livello nazionale (e il rapporto con l'Europa) e di
intervento pubblico in economia (mentre il governo procede a tentoni nel pieno
della confusione come nel caso della cessione di ITA, delle acquisizioni in
siderurgia e a cessioni improprie come nel caso della Rete Tim passata ai
pensionati canadesi in uno scenario inedito in Europa).
Questo tipo di analisi rafforza ulteriormente la necessità di
combattere a fondo questo pericoloso stato di cose in atto cercando anche di
far comprendere che si tratta di un tassello del cambiamento che la destra ha
in programma sul tema del rapporto tra governo e democrazia. Privatizzazione e autoritarismo del potere fondato sulla frammentazione
dello Stato anche sul piano delle relazioni internazionali (negli aspetti che
di più contano) così si intende saldare il quadro di modificazioni
costituzionali: una direzione di marcia di variazione profonda del concettodi governabilità che dovrà essere fermato
anche se a sinistra, nel passato più recente, ci si è mossi aprendo la strada
con riforme portate avanti con il solo scopo di inseguire l'agenda
dell'avversario (come fu nel caso della riforma del titolo V). Il recupero dell'autonomia progettuale della sinistra in
particolare rispetto al quadro europeo appare il primo passaggio decisivo per
affrontare una situazione che si presenta molto difficile.