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martedì 23 luglio 2024

CONRAD. UNA VITA SENZA CONFINI
di Anna Lina Molteni


Joseph Conrad

Una biografia per il centenario.  
 
Il 23 maggio 1869 l’affollato e commosso corteo funebre di un patriota polacco perseguitato dal regime zarista attraversa il centro di Cracovia. Davanti a tutti, solo, cammina suo figlio, un ragazzino di dodici anni già orfano di madre. È Józef Teodor Konrad Nalęcz Korzeniowski, che entrerà nella storia della letteratura come Joseph Conrad. Questa immagine di composta e consapevole solitudine è il primo suggestivo ritratto che ci offre la recente biografia di Giuseppe Mendicino, Conrad – Una vita senza confini, pubblicata da Laterza nell’anno del centenario della morte dello scrittore (3 agosto 1924), ed è un’anticipazione di quello che sarà il suo destino. Prima lo sradicamento dalla sua terra e dall’ambiente familiare con l’esilio in Francia, necessario per sottrarsi alla lunga ferma militare nell’esercito zarista, obbligatoria per i figli dei dissidenti, poi i lunghi anni di navigazione come ufficiale della Marina mercantile inglese. Infine l’approdo definitivo in Inghilterra, che elegge a sua patria d’adozione e non abbandona più, se non per un viaggio in Polonia nell’estate del 1914, proprio nei giorni in cui scoppia la Prima Guerra mondiale, e uno in America nel 1923 sull’onda della notorietà che Chance gli ha procurato oltreoceano.


 
E con i luoghi cambiano anche le lingue. Il polacco sopravvive nei vagheggiamenti notturni e nelle lettere con la famiglia d’origine, in particolare con lo zio materno Tadeusz Bobrowski, suo tutore fino alla maggior età, ma anche in seguito solido punto di riferimento per il giovane Józef, incline a facili entusiasmi seguiti spesso da cocenti disillusioni. Al francese, appreso da bambino secondo la tradizione delle famiglie aristocratiche e coltivato nelle letture di scrittori amati, come Hugo, Flaubert, Maupassant, si affianca l’inglese. Imparato a vent’anni, diventa la lingua in cui scrive, tanto che Conrad è ancor oggi annoverato tout court tra gli scrittori anglosassoni.
Nella sua biografia, Mendicino ripercorre i momenti salienti di questa vita senza confini, ma poi sceglie di raccontare l’autore soprattutto attraverso le sue opere, con l’obiettivo, non facile ma centrato, di superare l’insidia di cadere nella ricerca di rispondenze tra la vita reale e il romanzo e nell’identificazione tra personaggio e narratore.
 
 
Che Conrad attinga alla sua esperienza sui mari è fuori dubbio, ma i suoi scritti sono l’elaborazione di un vissuto che si trasforma in opera di finzione, e come tale si regge. Ha viaggiato nel Congo e visto con i propri occhi la violenza del colonialismo belga ma non è il Marlow che la racconta in Cuore di tenebra; ha sperimentato la paura di una tempesta e la necessità di affrontarla - Do or die è l’imperativo sovrano di fronte alle difficoltà - ma non è il cocciuto capitano MacWhirr di Tifone che, contro tutti i dettami della navigazione, decide di entrare nell’occhio del ciclone invece di aggirarlo. Non c’è gusto dell’esotismo, ma ambientazioni in mondi esotici; c’è l’avventura ma non il gusto dell’avventura fine a se stessa, semmai il banco di prova che questa costituisce per il protagonista, una delle tante linee d’ombra che ogni uomo è chiamato a varcare nel corso della sua esistenza, e che mettono in luce sentimenti e pulsioni entro i quali si dibatte da sempre l’animo umano. “Conrad naviga l’abisso, ma non ci affonda” ha scritto Italo Calvino. Con uno sguardo profondo, ma spesso velato di sottile ironia, mette in scena buoni e cattivi, coraggiosi e pavidi, violenti e buoni, idealisti o uomini “che aspirano solo a una sobria epopea del fare”, come scrisse ancora Calvino, con Cesare Pavese e Primo Levi tra i suoi grandi estimatori. Come lo furono molti critici e scrittori contemporanei, con alcuni dei quali Conrad coltivò legami di amicizia, tali Stephen Crane, Herbert George Wells, Ford Madox Ford, Henry James, Jack London. Hanno subito il fascino conradiano anche i registi che si sono ispirati alle sue opere e le hanno tradotte in film. Tra questi due capolavori: Apocalypse Now di Francis Coppola e The duellists di Ridley Scott.



Affrontando e intrecciando fatti, luoghi, personaggi e uomini del vasto universo conradiano, Mendicino costruisce una documentatissima biografia critica, ma lo fa con una narrazione e una scrittura che, pur nella precisione e accuratezza, non perdono mai di vista la chiarezza e la capacità di coinvolgere e incuriosire il lettore. È lo stesso incitamento alla lettura che Virginia Woolf scrisse il 14 agosto 1924 sul Time Letterary Supplement: “Leggete Conrad (…) e potrete dire davvero che ha perso il significato della parola chi non sente in quella musica piuttosto rigida e tenebrosa, con la sua riservatezza, il suo orgoglio, la grande e implacabile integrità, quanto sia meglio essere buoni piuttosto che cattivi e quanto contino la fedeltà e l’onestà, e il coraggio, anche se in apparenza Conrad si preoccupa solo di mostrarci la bellezza  di una notte sul mare”.