Palazzo Vecchio, suona la prima campanella del nuovo
Consiglio La
vigilessa di guardia all’ingresso della porta della Dogana è carina, declina
sorridendo l’offerta del volantino: ‘Sono in servizio, non posso…’. Può, invece, la nuova giovane dirigente della Digos,
alla quale mi presenta uno dei tanti funzionari che ormai hanno imparato a
conoscermi a menadito: ‘Questo è il professore. Se lei vede una persona coi
cartelli, è il professore…’. ‘Piacere, Girolamo Dell’Olio. E lei?’, chiedo. ‘Monia Morelli’. ‘Viene da…?’ ‘Roma!’ ‘Io da più giù. Da Napoli’. ‘Ah! Però… ha l’accento toscano’. ‘Sì, è vero. Sono qui da quando avevo due anni e mezzo. E lei, da quant’è che è qui?’ ‘Due settimane!’ Dunque, novità non solo a Palazzo Vecchio. Anche in via
Zara. Accetta il volantino dedicato oggi all’assedio digitale
delle giovani generazioni. Provo a imbastire due parole, ma deve subito
lasciarmi: scoprirò soltanto dal tg locale, e dai giornali di stamani, che c’è
stato bisogno di un intervento su verso la Sala dei Dugento, dove si svolge
oggi questa prima assemblea cittadina degli eletti.
Siamo a ieri, martedì 16
luglio, seduta inaugurale del nuovo Consiglio comunale gigliato. Ci sono naturalmente, per l’occasione, le telecamere fedeli
d’ordinanza, che manco ti guardano perché… tu che manifesti, tu che sei
l’eccezione alla regola del consenso, tu che sei vestito strano, e dunque
esisti… non fai parte però dello spettacolo autorizzato! Uno solo mi saluta cordiale, amichevole, un fotografo
di antica data, e mi chiede di posare per lui, e di sistemare ben bene in vista
il cartello sulla crisi della legalità a Firenze, con quell’allarme dei Vigili
del Fuoco a proposito scavi allegramente eseguiti senza piano di emergenza
sotto la città. ‘Fermo lì. Mettilo… più per così… che lo mando subito
in redazione’. E mentre lo manda, scrive e compita: ‘Prima protesta al
primo consiglio comunale. Da Girolamo Dell’Olio. Per l’associazione Idra. Vai,
te la mando’, mi fa. Per pudore non rivelerò il nome della testata. Posso
solo confermare che, a occhio, quella foto non è stata pubblicata: giustamente,
l’algoritmo ha provveduto subito a cestinarla. Molto più consoni, per
l’intelligenza artificiale, i classici ‘ultima generazione’: lì lo spettacolo è
garantito…
Isen è cinese. È curioso. Finalmente un asiatico curioso! ‘Can you read
Italian?’ ‘Do you have an
English version?’ ‘I have an
English version just of one thing, and it’s about Palestine. Can I give it to
you? Here it is, It’s a letter to the mayor of Florence…’ ‘Ahhh’, fa lui. ‘… to make an
international meeting, but he would never answer…’ ‘Ahhh!’, ripete apparentemente intrigato. ‘Where are you
from?’ ‘I’m from China’ Provo ad
attraversare il mar Cinese orientale: ‘Do you know that Japanese word…
hikikomori?’ ‘What does that
mean?’ E così gli spiego anche
questo dettaglio che è poi il primo obiettivo della manifestazione di oggi.
Hikikomori, cioè "stare in disparte": indica chi decide di ritirarsi dalla vita sociale. Uno dei
frutti avvelenati dell’assedio digitale dei giovani. ‘E’
la condanna a starsene staccati, lontani, separati, in virtù della tecnologia’. Questa volta reagisce con un ‘oooh!’ nasale. ‘Artificial intelligence, you know?’, aggiungo. E lui, di nuovo, ‘oooh!’. ‘But we need
sociality, right?’ Non so, mi sembra scettico. O intimidito. Di sicuro,
non del tutto concorde. Devo aver toccato un tasto sbagliato.
Arriva in borghese un agente della Municipale. Ormai mi
conoscono, e a volte sono io che non li realizzo al volo. Lui, è un po’ che non
ci vediamo: ‘Siamo sempre i soliti!’, fa ridendo. ‘Mi raccomando: in funzione!’ ‘Ci mancherebbe!’ rassicuro, ricambiando la battuta. Ride ancora: ‘Ciao!’ Ed entra nel Palazzo. E poi, c’è questa tenerissima coppia di attempatissimi
aficionados di Palazzo Vecchio, che qui hanno lavorato per decenni, mi ha
raccontato un giorno una agente, e che… semplicemente non riescono a staccare.
Li vedo sempre arrivare in pellegrinaggio, lenti, lenti, la mano nella mano,
sorridenti. Sono meravigliosi, tutti i vigili gli vogliono un bene dell’anima. L’amico di Bilbao si intrattiene volentieri a scambiare
due parole in castigliano, che io abbozzo per quanto possibile in stile
maccheronico. Ma ci si intende. ‘La nueva generation de robot!’. ‘Los niños’,
condivide. ‘Una massacre. Y el mundo sigue.’
Poi,
un terzetto di giovani aitanti. ‘Prego.
Parla italiano?’ ‘Sì’,
risponde lei. ‘Allora questo è sul rimbambimento digitale’ ‘Ochèi’. E’
già qualcosa, penso. ‘E
questo…’ ‘Sulla
Palestina?’ ‘Sì,
sulla Palestina. Aspetta, te lo do in italiano. È la lettera che abbiamo
scritto al nostro meraviglioso sindaco Nardella, che naturalmente non ha
maineanche detto un ricevuto, grazie’. Piccola
pausa. ‘È
questa è la prospettiva che Firenze… il Grande Sottoattraversamento dell’Alta
Velocità che tutti agogniamo da decenni. Siete neo-consiglieri, per caso?’ ‘Sì’,
risponde ancora lei. ‘Benvenuti,
allora! Sono Girolamo’. E loro, a turno: ‘Dario
Danti’ ‘Vincenzo
Pizzolo’ ‘Caterina
Arciprete. Leggeremo!’, assicura. ‘Bene:
buon inizio dei lavori!’ ‘Grazie!
Arrivederci!’, e salgono. Vediamo.
Il primo contatto, non è stato malaccio! Suggestione? Non credo. Questo disegno col ragazzino solo col pallone a
centrocampo, con gli amichetti intenti tutt’intorno, piegati in panchina a
consultare l’oracolo elettronico, ha davvero catalizzato l’attenzione dei bimbi
che passano. Almeno loro, forse, intravedono in quell’immagine qualcosa che
ricorda la loro triste precoce esperienza. Adesso, toccherebbe a noi ‘grandi’ uscire
dall’incantesimo, no?