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venerdì 19 luglio 2024

DIARIO CIVILE
di Girolamo Dell’Olio



Palazzo Vecchio, suona la prima campanella del nuovo Consiglio  
 
La vigilessa di guardia all’ingresso della porta della Dogana è carina, declina sorridendo l’offerta del volantino: ‘Sono in servizio, non posso…’.
 
Può, invece, la nuova giovane dirigente della Digos, alla quale mi presenta uno dei tanti funzionari che ormai hanno imparato a conoscermi a menadito: ‘Questo è il professore. Se lei vede una persona coi cartelli, è il professore…’.
‘Piacere, Girolamo Dell’Olio. E lei?’, chiedo.
‘Monia Morelli’.
‘Viene da…?’
‘Roma!’
‘Io da più giù. Da Napoli’.
‘Ah! Però… ha l’accento toscano’.
‘Sì, è vero. Sono qui da quando avevo due anni e mezzo. E lei, da quant’è che è qui?’
‘Due settimane!’
Dunque, novità non solo a Palazzo Vecchio. Anche in via Zara. Accetta il volantino dedicato oggi all’assedio digitale delle giovani generazioni. Provo a imbastire due parole, ma deve subito lasciarmi: scoprirò soltanto dal tg locale, e dai giornali di stamani, che c’è stato bisogno di un intervento su verso la Sala dei Dugento, dove si svolge oggi questa prima assemblea cittadina degli eletti.

 
Siamo a ieri, martedì 16 luglio, seduta inaugurale del nuovo Consiglio comunale gigliato. Ci sono naturalmente, per l’occasione, le telecamere fedeli d’ordinanza, che manco ti guardano perché… tu che manifesti, tu che sei l’eccezione alla regola del consenso, tu che sei vestito strano, e dunque esisti… non fai parte però dello spettacolo autorizzato!
Uno solo mi saluta cordiale, amichevole, un fotografo di antica data, e mi chiede di posare per lui, e di sistemare ben bene in vista il cartello sulla crisi della legalità a Firenze, con quell’allarme dei Vigili del Fuoco a proposito scavi allegramente eseguiti senza piano di emergenza sotto la città.
‘Fermo lì. Mettilo… più per così… che lo mando subito in redazione’.
E mentre lo manda, scrive e compita: ‘Prima protesta al primo consiglio comunale. Da Girolamo Dell’Olio. Per l’associazione Idra. Vai, te la mando’, mi fa.
Per pudore non rivelerò il nome della testata. Posso solo confermare che, a occhio, quella foto non è stata pubblicata: giustamente, l’algoritmo ha provveduto subito a cestinarla. Molto più consoni, per l’intelligenza artificiale, i classici ‘ultima generazione’: lì lo spettacolo è garantito…



 
Isen è cinese. È curioso. Finalmente un asiatico curioso!
‘Can you read Italian?’
‘Do you have an English version?’
‘I have an English version just of one thing, and it’s about Palestine. Can I give it to you? Here it is, It’s a letter to the mayor of Florence…’
‘Ahhh’, fa lui.
‘… to make an international meeting, but he would never answer…’
‘Ahhh!’, ripete apparentemente intrigato.
‘Where are you from?’
‘I’m from China’
Provo ad attraversare il mar Cinese orientale: ‘Do you know that Japanese word… hikikomori?’
‘What does that mean?’
E così gli spiego anche questo dettaglio che è poi il primo obiettivo della manifestazione di oggi. Hikikomori, cioè "stare in disparte": indica chi decide di ritirarsi dalla vita sociale. Uno dei frutti avvelenati dell’assedio digitale dei giovani.
‘E’ la condanna a starsene staccati, lontani, separati, in virtù della tecnologia’.
Questa volta reagisce con un ‘oooh!’ nasale.
‘Artificial intelligence, you know?’, aggiungo.
E lui, di nuovo, ‘oooh!’.
‘But we need sociality, right?’
Non so, mi sembra scettico. O intimidito. Di sicuro, non del tutto concorde.
Devo aver toccato un tasto sbagliato.

 
Arriva in borghese un agente della Municipale. Ormai mi conoscono, e a volte sono io che non li realizzo al volo. Lui, è un po’ che non ci vediamo: ‘Siamo sempre i soliti!’, fa ridendo. ‘Mi raccomando: in funzione!’
‘Ci mancherebbe!’ rassicuro, ricambiando la battuta.
Ride ancora: ‘Ciao!’ Ed entra nel Palazzo.
 
E poi, c’è questa tenerissima coppia di attempatissimi aficionados di Palazzo Vecchio, che qui hanno lavorato per decenni, mi ha raccontato un giorno una agente, e che… semplicemente non riescono a staccare. Li vedo sempre arrivare in pellegrinaggio, lenti, lenti, la mano nella mano, sorridenti. Sono meravigliosi, tutti i vigili gli vogliono un bene dell’anima.
 
L’amico di Bilbao si intrattiene volentieri a scambiare due parole in castigliano, che io abbozzo per quanto possibile in stile maccheronico. Ma ci si intende.
‘La nueva generation de robot!’.
‘Los niños’, condivide. ‘Una massacre. Y el mundo sigue.’
 


Poi, un terzetto di giovani aitanti.
‘Prego. Parla italiano?’
‘Sì’, risponde lei.
‘Allora questo è sul rimbambimento digitale’
‘Ochèi’.
E’ già qualcosa, penso.
‘E questo…’
‘Sulla Palestina?’
‘Sì, sulla Palestina. Aspetta, te lo do in italiano. È la lettera che abbiamo scritto al nostro meraviglioso sindaco Nardella, che naturalmente non ha mai neanche detto un ricevuto, grazie’.
Piccola pausa.
‘È questa è la prospettiva che Firenze… il Grande Sottoattraversamento dell’Alta Velocità che tutti agogniamo da decenni. Siete neo-consiglieri, per caso?’
‘Sì’, risponde ancora lei.
‘Benvenuti, allora! Sono Girolamo’. E loro, a turno:
‘Dario Danti’
‘Vincenzo Pizzolo’
‘Caterina Arciprete. Leggeremo!’, assicura.
‘Bene: buon inizio dei lavori!’
‘Grazie! Arrivederci!’, e salgono.
Vediamo. Il primo contatto, non è stato malaccio!
 
Suggestione?
Non credo.
Questo disegno col ragazzino solo col pallone a centrocampo, con gli amichetti intenti tutt’intorno, piegati in panchina a consultare l’oracolo elettronico, ha davvero catalizzato l’attenzione dei bimbi che passano. Almeno loro, forse, intravedono in quell’immagine qualcosa che ricorda la loro triste precoce esperienza. Adesso, toccherebbe a noi ‘grandi’ uscire dall’incantesimo, no?