A proposito dell’eterno
presente di Angelo Gaccione Interessante pensare alla civiltà come ad una “carne”
dentro cui possono annodarsi “luoghi e memorie”, come scrive Angelo Gaccione. La carne però non come
un organismo ma come un corpo che, quando viene affettato da segni che
rimandano a luoghi e memorie, mostra una traccia, si ripropone con un segno che
rimanda ad un discorso che potrà essere decifrato. Non come un palcoscenico che
faccia da cassa di risonanza ma come un luogo dove annidarsi nelle scarnificazioni
che avvengono in quel corpo, uno per uno. Il palcoscenico, il teatro, sono il
luogo dove il segno parla, si vuole far sentire, pretende di essere ascoltato.
La carne che viene affettata dagli affetti, come dice la parola, trattiene dei
segni da leggere ed allora solo chi sa interpretare e leggere i segni di questa
scarnificazione potrà cogliere anche la coscienza storica e soggettiva che vi
si annida. Occorre essere preparati a questa lettura, a questa interpretazione
che richiede attenzione, impegno nel capire ciò che si sta leggendo,
riconoscimento di chi o cosa si sta incontrando perché è solo la carne viva a
restituire i segni che la carne incorpora. Non è un caso che, per Heidegger e
Lacan – solo per citare qualcuno di noto – il linguaggio è il luogo
dell’incontro più che uno strumento per comunicare. Comunicare significa
fraintendere mentre l’incontro ha lo spazio perché abbia a volte un effetto
fortunato, un effetto costruens. I
segni che restano incarnati sono lì a suggerire, più che ad urlare e possono
essere letti ed ascoltati solo nel nostro silenzio assorto ed attento perché siamo
anche stati preparati ad apprendere. Questa lettura vitale è il nostro lavoro. Questo ci insegna,
forse, il bellissimo concetto e metafora dello “eterno presente” che ci insegna
nostalgicamente Angelo? ci insegna a renderlo soggettivo nel tempo che siamo
noi stessi a vivere? Allora stiamo già viaggiando su un nuovo registro come
quello a cui alludeva Seneca quando mostrava a Lucillo (Libro 11-13, cap. 88 §
1,2) che lo spazio per apprendere è alla portata di tutti perché lo studio è il
nostro tirocinio e non il nostro lavoro. Grazie ancora caro
Angelo per i tuoi stimoli sempre apprezzati.