STRAGE DI BOLOGNA: MEMORIA E ANALISI di Franco Astengo
Non lasceremo trascorrere anche questo 2 agosto 2024 senza
rinnovare il ricordo della tragica strage della Stazione di Bologna:
quell’esplosione tremenda, quell’orologio fermo alle 10,25 del mattino, quelle
vittime ignare colpite dal fulmine nel crocevia delle vacanze. Correva l’anno
1980 fu messa alla prova la democrazia e che si concluse con i 35 giorni alla
Fiat e la marcia dei cosiddetti “quarantamila”.In quel 1980 si
mise in evidenza, almeno agli occhi degli osservatori più attenti ma
inascoltati, non tanto il “ritorno” al terrorismo fascista (che pure si era
verificato) ma l’esigenza di una “teoria politica del terrorismo” che, almeno
da Piazza della Fontana in avanti, aveva rappresentato uno degli elementi
costitutivi della gestione del potere nel nostro Paese.Furono svolti alcuni tentativi di analisi in questa
direzione, di collegamento tra il terrorismo stragista di evidente matrice
“nera”, i servizi segreti, la massoneria occulta della quale la Loggia P2
appariva come l’espressione più evidente. Il 1980, sempre per cercare di non dimenticare, fu anche l’anno in
cui Gherardo Colombo scoprì gli elenchi di Castiglion Fibiocchi che
comprendevano anche le prove del collegamento tra P2 e Mafia, attraverso logge
coperte siciliane provviste anche di diramazioni nel Ponente Ligure: tanto per
ricordare che, quanto alla mafia al nord, nessuno ha scoperto nulla di nuovo.Altri
denunciarono il fatto che, in quella direzione, non si fosse mai svolta una valutazione
di fondo: il Centro di Riforma dello Stato, diretto da Pietro Ingrao, convocò
un convegno su questo tema, proprio ad Arezzo; alcuni coraggiosi tentarono
analisi anche in sede locale.Intanto che le
indagini sulla strage marcavano il passo qualcuno rispose che sarebbe stata
sufficiente la riforma dei servizi segreti e che una collocazione diversa della
sinistra nel quadro politico (c’erano già stati il “governo delle astensioni” e
la “solidarietà nazionale”) avrebbe rappresentato un’ulteriore garanzia per il
successo dell’operazione di riforma che tendeva a cambiare il modo di agire di
interi pezzi dello stato e che, comunque, il terrorismo nero, cui si era
accompagnato quel tipo di attività dei servizi di sicurezza fosse ormai in
declino, se non addirittura in via di estinzione.Di fronte a questaanalisi che pure, a sinistra, ebbecittadinanza, si replicò - pur nel rischio di rimanere profeti
inascoltati - al riguardo della necessità di vedere lo stragismo attraverso una
nuova lente, da parte di una sinistra istituzionalmente matura e capace di
vedere lo spessore del meccanismo statuale, che riproduceva abilmente se stesso
attraverso l’espansione dei corpi separati, aggiungendo come, almeno da Piazza
della Fontana in avanti, analizzando i passaggi procedurali si poteva ben
vedere come vi fosse stata una gestione politica dei procedimenti.
La sinistra, all’epoca, sulla base di queste analisi avrebbe
dovuto elaborare un’idea di riforma dello Stato non attraverso una serie di
“elemosine riformistiche”, ma realizzando, non tanto e non solo una magari
ottima serie di proposte di legge, ma lavorando a realizzare una trasformazione
radicale del quadro politico.Al centro, insomma, doveva
ritornare, secondo questa ipotesi, il tema della “volontà politica”.Ciò non avvenne, per molteplici ragioni che non ho qui lo
spazio per analizzare e che comunque riguardano l’intero corso della storia
d’Italia, e abbiamo così assistito - da quel fatidico 2 agosto 1980 - al
realizzarsi progressivo di quel meccanismo di autoritarismo, negazione della
democrazia, affermazione di poteri occulti contenuti proprio nel documento
sulla “Rinascita Nazionale” elaborato nel 1975, proprio dalla Loggia P2 di
Licio Gelli, che prima di morire era tornato a sostenere che la strage non c’è
mai stata.E oggi quel documento pare trovare
piena e compiuta applicazione nell'era del governo di destra (ma ben preparato
in precedenza, se si pensa ai tentativi di modifica della Costituzione respinti
dal voto popolare): nella realtà economico – sociale, dell’informazione, nell’architettura
delle istituzioni al riguardo delle quali si sta progettando il passaggio
compiuto ad un premierato elettivo affondando così l’idea (pur già in
grandissimo affanno) di repubblica parlamentare, segmentando i poteri
attraverso l'autonomia differenziata. Memoria, quindi, assolutamente memoria e analisi, analisi di ciò
che è stato allora rispetto alla realtà del nostro sistema politico e di ciò
che sta avvenendo adesso in un quadro di limitazione dell’agibilità democratica
che pare proprio rispettare alla lettera gli intendimenti di quella massoneria
occulta e di quei servizi deviati.Vale la pena ogni volta
che si scende alla stazione di Bologna, fermarsi a leggere i nomi scolpiti
nella lapide che ricorda quel tragico giorno: un utile esercizio della memoria
di un momento fondamentale nella storia d’Italia, non soltanto di tragedia per
le famiglie delle vittime ma di dramma per la qualità della nostra democrazia.