Finché i
popoli continueranno a lottare, là ci sarà un’idea di riscatto sociale e di
rivoluzione politica L’11 settembre 1973 cinquantuno anni fa in Cile il golpe fascista
sostenuto dall’amministrazione USA, di cui segretario di stato Henry Kissinger,
col massacro di migliaia di cileni pose fine al Governo di sinistra, democraticamente
eletto di Unidad Popular guidato dal socialista Salvador Allende. Un’esperienza
politica avanzata di democrazia e socialismo, quella di Unidad Popular, che
avrebbe potuto cambiare il corso della storia del Cile, avere ripercussioni
internazionali, essere d’esempio per diversi altri Paesi del mondo.La
vicenda cilena, che pure diede origine a un ampio dibattito nel movimento
comunista internazionale, deve rimanere nella memoria collettiva come un
esempio e un monito incancellabili, in particolare in questi tempi dove davvero
si sta cancellando tutto quanto è stato fatto, tra luci e ombre, vittorie e
sconfitte, per il riscatto del proletariato di tutto il mondo. L’11 settembre 1973, il giorno della “macelleria americana” resta
intatto nella nostra mente e nel nostro cuore accanto ai grandi passaggi della
storia del movimento operaio internazionale: dalla Comune di Parigi alla
Rivoluzione d’Ottobre, alla guerra di Spagna alla vittoriosa resistenza al
nazi-fascismo, alla rivoluzione cinese, cubana, vietnamita, alla liberazione
dei popoli dell’Africa e dell’Asia dal giogo coloniale, alla fine
dell’apartheid in Sud Africa. L’11 settembre 1973, il giorno della caduta avvenuta a mano armata
con l’assassinio del “Compagno Presidente” ricorda il giorno di una sconfitta. Per noi che continuiamo a credere nell’ideale, è uno dei giorni di
quello “Assalto al Cielo” verso il quale dobbiamo continuare a tendere con la
nostra volontà, il nostro impegno, il nostro coraggio.