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mercoledì 25 settembre 2024

RIVESTITI E CAMMINA, FILOSOFIA!  
di Luigi Mazzella


Giacinto Brandi
Allegoria della filosofia
 
La scienza ha fatto passi da gigante ma la biologia ancora nasconde dei segreti per l’essere umano. La mortalità sembra essere la regola generale e invincibile per gli esseri viventi ma vi sono alcune specie di animali che raggiungono lo stato di immortalità, come alcuni tardigradi e qualche specie di astici. La Turritopsis nutricula è un idrozoo in grado di tornare allo stato di polipo dopo avere raggiunto quello di medusa adulta per il tramite di un processo di transdifferenziazione che può ripetersi all’infinito. Altrettanto misteriosa è la causa della ferocia o della mansuetudine delle bestie. Leoni, ippopotami, elefanti, coccodrilli, scorpioni, serpenti (non tutti) uccidono centinaia di esseri umani all’anno; altri come cani (non tutti e solo se non affetti da rabbia), cavalli, buoi, vacche, agnelli, pecore, se non mansuefatti, sono comunque miti e inoffensivi e sono persino utili, volenti o nolenti, all’uomo. Anche per gli esseri umani, il problema della “cognizione del male” (ho la coazione a ripetere il titolo del mio ultimo libro) presenta aspetti  sconcertanti. La presenza di una psiche attiva nell’azionare non solo ragionevolezza, ma anche (e purtroppo!) finzione, menzogna, artifizio, ipocrisia rende l’individuazione della perfidia negli esseri umani particolarmente difficoltosa. Spesso sono proprio i più feroci tra gli individui a nascondere le proprie atrocità nei confronti dei loro simili dietro cortine fumogene, propagandate con dovizia di mezzi, di “alti valori”, “nobili principi”, “protezione dei diritti umani”, “salvaguardia della democrazia”, “amore per il prossimo o per l’uguaglianza universale”, “conduzione di tutti i popoli del pianeta verso salvezza e benessere” et similia.
Alla furbizia di tali “affabulatori” si contrappone la credulità e la mansuetudine di chi è stato abituato, sin dall’età infantile, a “credere” nelle favole di ogni tipo,  nei racconti fantastici dei religiosi come nelle utopie meravigliose dei “politicanti” e a fare uso il meno possibile del raziocinio nel sano e necessario tentativo di “scoprire le carte”. Allora: “Tutto da rifare” come diceva Gino Bartali, pensando all’Italia? No! Occorre sperare nel progresso non solo scientifico ma anche filosofico. I maestri del pensiero riprendano il loro ruolo e insegnino a riscoprire la razionalità, vera nota essenziale e peculiare dell’essere umano, ricongiungendosi, nella loro speculazione mentale, ai grandi pensatori della nostra antica civiltà greco-romana e aiutandoci a dimenticare, con un sano, concreto e vitale monismo edonistico, duemila anni di fantasie “dualistiche”, “assolutistiche”, “autoritarie”, “intolleranti” e soprattutto insanamente ruotanti intorno al concetto di morte.