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martedì 17 settembre 2024

SILENZIO
di Luigi Mazzella 


 
Il silenzio degli aderenti al partito più votato d’Italia: gli astensionisti.
 
L’invenzione fascista degli anni Venti diretta a  consentire a una minoranza di esagitati di impossessarsi del governo del Paese con un sistema elettorale truffaldino, ripresa prima dal “leghista” Calderoli negli anni Berlusconiani pur con l’idea chiara e denunciata che si trattasse di una “porcata”, e poi negli anni successivi dal “democratico” Rosati, e ritenuta  utile, da entrambi, per mettere a tacere la maggioranza divisa degli Italiani dissenzienti dai fanatismi ideologici filo-fascisti o filo-comunisti, ha compiuto, dopo la conversione di tutti (proprio tutti, da destra a sinistra, passando per il centro) i partiti politici all’atlantismo guerrafondaio della Nato(diretta sostanzialmente dai militari Anglo-Americani) e al finto e servile Europeismo, gestito da Vicerè filo-statunitensi, controllati come sopra, ha compiuto la “magìa” di fare scomparire dalla nostra scena politica ogni voce di dissenso anti-americano (in versione pacifista) e anti- europeo (in versione riformista), confinando gli uomini veramente liberi e non soggetti a fideismi religiosi giudaico-cristiani o a fanatismi ideologici post-hegeliani di destra o di sinistra nel novero degli “astensionisti”, facendone il partito-fantasma più votato d’Italia.
Il danno per le sorti del Bel Paese è di tutta evidenza. È probabile che tra gli esclusi dal dibattito sulle scelte politiche da fare per la ripresa economica degli Italiani vi siano di quelli che non credono che gli Stati Uniti abbiano pensato ad altro che ai propri interessi nella loro gestione “coloniale” del Vecchio Continente (da cui non a caso la Gran Bretagna, con la Brexit,  ha pensato bene di tenersi lontana) e ricordano che l’Italia, pur sconfitta in guerra e distrutta dalle bombe anglo-americane, era stata capace di imporsi al mondo con un boom economico (il cosiddetto “Miracolo italiano”) che allarmò i vincitori della seconda guerra mondiale che avevano imposto in una clausola del Trattato di pace il blocco della nostra crescita economica. Checché ne pensino l’Harris ridens, l’ineffabile Draghi amato a Wall Street anche più che a Bruxelles per gli indebitamenti che ci suggerisce, gli esperti di rapporti internazionali non ancora abbastanza delusi da decenni di politiche sbagliate, gli eterni “dipendenti” dai favori dello zio Sam sempre impauriti dagli abbandoni da lui minacciati, un’Europa restituita a sé stessa, libera di muoversi nelle direzioni ad essa più favorevoli, con servizi di intelligence sottratti al governo sotterraneo della CIA e dell’MI6, libera di applicare una politica non limitata, fiscalmente, a una flat-tax per poveri e, socialmente, alle elemosine consentite dal partito democratico americano (bonus, sussidi, redditi di varia denominazione) potrebbe riprendersi e sottrarsi al pericolo di scivolare, restando sul percorso inclinato sul quale l’Occidente gestito dagli Anglosassoni si è, irrimediabilmente, posto.