UNA FOTO
di
Pierpaolo Calonaci
Spiaggia con morto
La
drammatica efficacia dell’immagine sta proprio nel rappresentare nell’immagine
l’inimmaginabile; eppure due persone che rimangono sedute, inerti e inermi,
sotto l’ombrellone del proprio divertimento nonostante la realtà sia fatta da
un cadavere (di un migrante) poco distante, mostrano cosa sia quel
divertimento, quel bisogno di vita, quali siano perciò le condizioni materiali
dell’esistere moderno. Per analogia, la cecità non sta nel non vedere, sarebbe
una tautologia, ma segnatamente nel vedere con uno sguardo disumano. Il senso
di questo scatto po’ essere indagato avvertendo in esso una propaganda xenofoba
di uno stato patriottico votato alla difesa dei confini che oggi più che mai ha
riaffilato il proprio linguaggio e le proprie pratiche politiche? Certo, questo
scatto condensa anche questo: la disumanizzazione, ovvero sradicamento direbbe
con attenzione intellettuale Simone Weil della vita dall’atto di pensare che,
in questo contesto, assume la radicata difficoltà di definirci, anche a livello
metaforico, in termini di relazioni umane e di legami fondativi quali esseri
umani appunto. Altrettanto questo scatto indica quanto lo sguardo disumano e
disumanizzante sia in definitiva qualcosa che si accetta, si legittima, si fa habitus:
è contemporaneamente naturale e normale. Habitus, ci dice Pierre
Bourdieu, poliedrico e affascinante sociologo francese degli anni Ottanta, è
uno strumento d'indagine sociologica tramite cui cercare di analizzare il reale
come fenomeno totalmente comprensibile senza giungere a sclerotizzarlo in
verità; e siccome la foto mostra - potrebbe essere la guerra - che
l’omicidio è in casa, evitare questa sclerotizzazione è un dovere (corsivo
mio).
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