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sabato 26 ottobre 2024

GLI INDIFFERENTI E I GENEROSI
di Angelo Gaccione


 
Il libro delle cinquanta poesie in dialetto luzzarese di Cesare Zavattini: si conclude con un “Concedo” in cui spiega i motivi per cui le ha scritte e in che tempi. Nella lettera che accompagna l’invio per pubblicarlo sulla rivista “Il Pierrot” mi scrive: “Congedo può essere considerata inedita. Pochi, pochissimi hanno letto Stricarm’ in d’na parola (Stringermi in una parola), e soprattutto perché non priva di una sua attualità dolorosa”. La lettera spedita da Roma porta la data del 30 maggio del 1980, la rivista sarà pubblicata dopo l’estate e precisamente nel settembre di quell’anno. Sono passati più di quarant’anni, ma non ho dimenticato queste parole, o versi prosastici che dir si voglia, di “Congedo”:
“Vi assicuro che andrei sul rogo per l’umanità, anche se vi prego di non sottopormi fotografie di singoli”. In effetti noi ci appassioniamo e ci sacrifichiamo volentieri per i grandi ideali, quelli che abbiamo ereditati dalla storia come beni supremi: la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la tolleranza, la pace e così via, e quando lo facciamo non pensiamo mai ad un tipo preciso di uomini e donne, ad una etnia, ad un popolo, ad un colore della pelle, ad una geografia. Abbiamo in mente una visione universale, astratta. Non dico la maggioranza, perché non è avvenuto in nessuna epoca che questa sensibilità abbia scaldato i cuori delle maggioranze, ma significative minoranze che hanno avvertito un forte sentimento sociale e hanno preso coscienza delle ingiustizie, si sono date con generosa abnegazione. Senza badare al proprio tornaconto, hanno speso la loro vita per migliorare quella di tutti. Ma faremmo altrettanto se dovessimo pensare a degli individui concreti, che so, a certi insopportabili vicini di casa, ai qualunquisti indifferenti, a donne e uomini con cui veniamo in contatto quotidianamente e che ci deludono per avarizia di sentimenti, invidia, meschineria, mancanza di empatia umana e via elencando? Sicuramente no: non sacrificheremmo per loro neppure un’unghia della nostra carcassa. Durante le tante iniziative di piazza contro i conflitti in atto, capitava che dei passanti rifiutassero persino di accettare un innocuo volantino in cui venivano spiegate le ragioni, o di firmare un semplice appello per far cessare il massacro. Si trattava di gente normale, di gente comune; persino di coppie giovani con bimbi. Non sarebbe costato loro nulla, mentre il diniego ci sconfortava. “Meritano di scomparire” dicevano alcuni davanti a tanta indifferenza. Non approvavo, ma capivo. Per fortuna si continua imperterriti a battersi per nobili ideali, prescindendo dalle foto dei singoli di cui parla Zavattini, e del loro demerito.