IL VERZIERE E LA SUA
COLONNA
di Angelo Gaccione
Angelo Inganni
Veduta del Verziere 1852
Ora che Largo
Augusto è stato ristrutturato, divenuta una piazza chiusa al traffico, ha
acquistato l’importanza e la nobiltà che gli era dovuta. Già l’avevano offeso
cambiandogli nome: che necessità c’era di mutare il suo bellissimo nome che si
estendeva all’intera area? Si era sempre chiamato coerentemente rione del Verziere
perché per secoli vi si era tenuto il mercato ortofrutticolo, e i milanesi
dicevano nella loro bella lingua: “andemm al Verzée”. E il loro più importante poeta
vernacolare, il grande Carlo Porta, che al Verziere ha la sua bella statua, non
aveva forse pubblicato nel 1814 La Ninetta del Verzee? Il dipinto del
1852 di Angelo Inganni con i suoi luminosi colori e le foto in bianco nero fino
a tutto il Novecento ce ne restituiscono fascino e poesia. La colonna con il
Cristo Redentore vi compare presente e svettante, e gli anziani milanesi me la
indicavano senza fallo come la Colonna del Verziere. Segno che la colonna era
venuta dopo.
Angelo Inganni Veduta del Verziere 1852 |
Monumento a Carlo Porta
Anche se di nomi gliene hanno
affibbiati più di uno: Colonna di San Martiniano, Colonna del
Redentore, Colonna della Vittoria, Colonna infinita… E uno
glielo avevo dato ironicamente anche io: Colonna rotatoria, perché era
diventata una sorta di colonnina girevole per autobus, tram e macchine, ed era
un vero deliro di rumore e di caos, per le tante vie che vi confluiscono.
Che si sia voluto conferire alla
colonna una funzione commemorativa, lo sappiamo dalla storia più lontana; ma ha
avuto una funzione anche di tipo decorativo e si è evoluta attraverso il passaggio
da uno stile all’altro, soprattutto quando si è deciso di farne il sostegno di
edifici e di templi. La verticalità, tuttavia, già di per sé era indice di
potere e potenza (lo dimostrerà la sfida delle famiglie mediante la edificazione
delle torri in epoca medievale, come lo dimostrano oggi i grattacieli delle
multinazionali e delle grandi holding finanziarie). E, prima ancora gli
obelischi, che hanno anticipato le colonne e hanno trovato la loro collocazione
in spazi e luoghi altrettanto fortemente simbolici. Ovviamente l’aspetto
religioso ha avuto il suo peso e lo slancio verso il Cielo, luogo delle
divinità e del Theòs non va assolutamente trascurato.
1905
La colonna isolata al centro di una piazza fa memoria, ricorda ai contemporanei e ricorda ai posteri. Commemora eventi, imprese di eroi, esprime voti, ammonisce. Chissà quante di esse sono andate definitivamente perdute nel corso della storia: abbattute dai nemici, sommerse da catastrofi naturali, sbriciolate dal passare impietoso dei secoli. Dallo storico Vitruvio sappiamo che i prototipi venivano realizzati originariamente in legno, materiale facilmente reperibile, e che poteva essere lavorato (e perché no?), inciso e decorato dalle mani abili di artigiani-artisti. Ancora oggi ammiriamo questi manufatti architettonicamente di grande fascino, dispiegati in luoghi divenuti parte della memoria collettiva. Basti pensare ai quindici presenti a Roma: dalla celeberrima Colonna Traiana all’obelisco di piazza San Pietro in Vaticano. Ma chi non ricorda quello di Parigi in Place de la Concorde o quello del Central Park di New York che i telegiornali ci rimandano di continuo? I newyorkesi lo hanno battezzato “ago di Cleopatra” per la forma appuntita della cima e per la provenienza egiziana.
La Ruvida Colonna
Naturalmente non possiamo paragonare
la colonna del Verziere a quelle più blasonate sparse per il mondo, ma anch’essa
fa la sua bella figura nello slargo. Purtroppo di colonne in giro per Milano ce
ne sono rimaste poche. Sono colonne votive, quasi tutte nate a seguito della
terribile peste del 1576-1577; le aveva volute il cardinale Carlo Borromeo.
Anche questa innalzata al Verziere, come le altre, inizialmente non era che un semplice
altare. A far fuori quelle scomparse era stato l’architetto austriaco Leopoldo Pollack a cui Giuseppe II aveva dato incarico di migliorare
la viabilità cittadina. Quella del Verziere era scampata all’abbattimento del
1786, alle cannonate austriache del 1848 e persino ai bombardamenti
anglo-americani.
La Ruvida Colonna |