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martedì 15 ottobre 2024

PER NON DIMENTICARE DANILO DOLCI
di Francesco Curto


Danilo Dolci
 
Perugia. Cento anni fa, il 28 giugno 1924, nasceva a Sesana (Trieste) Danilo Dolci. Conseguita la maturità artistica a Brera, si iscrisse alla facoltà di architettura a Milano. Una formazione culturale quella di Dolci, legata alla sua terra carsica, al mondo viennese, a quella musica suonata dalla madre e dal nonno. Tutta la sua vita però l’ha vissuta tra Trappeto e Partinico (Palermo), quella terra meravigliosa scoperta in un viaggio vacanza a diciassette anni con il padre ferroviere. In quella parte dimenticata da Dio, tormentata dalla miseria e dalla prepotenza dei forti, Danilo piantò le sue radici per una missione del riscatto dei poveri, ignoranti e sfruttati dalla mafia. Renitente alla leva, nella seconda guerra mondiale, si rifugiò sulle montagne in Abruzzo con le formazioni partigiane. Alla fine della guerra insegnò a Milano per mantenersi agli studi. Inizia così la sua proficua attività di poeta con la raccolta Parole nel giorno. Dal 1950, Dolci frequenta Nomadelfia, la comunità dei Piccoli apostoli di don Zeno Saltini a Fossoli, in un ex campo di concentramento nazista. Con una grande carica religiosa e cristiana Dolci, armato anche di coraggio, senso civico e morale, si batte giorno dopo giorno contro la povertà, promuovendo a Trappeto, un asilo nido e la scuola per gli analfabeti, inventandosi pure l’università. Lotta senza violenza con il primo sciopero della fame per denunciare lo stato delle persone senza diritti e la difesa degli ultimi. Una lotta da pacifista per una convinta missione di far valere le ragioni di quanti non potevano disporre di servizi e mezzi, e, soprattutto di terra. Aiuta i pescatori e promuove la difesa dell’attività di quanti disperati non potevano garantire neanche il pane ai propri figli. La poesia quindi come arma politica, la parola come strumento non violento e disarmato per fare la rivoluzione senza spargimento di sangue. La poesia come impegno etico e civile. L’Arte, infatti, deve contribuire ad aiutare gli altri e soprattutto quelli afflitti dalla malattia, dalle guerre, dalla solitudine, dai soprusi, dalle angherie, dalla violenza del potere. Insomma Dolci dà voce a chi voce non ha e restituisce diritti ai senza diritti. La Poesia per Danilo è una dichiarazione d’amore per la natura e per quanti vi abitano. Dolci è un sociologo, antropologo, un osservatore critico, un difensore degli ultimi e un costruttore di pace. È il poeta di Il limone lunare, di Poema per la radio dei poveri cristi, di Racconti siciliani, di esperienze e riflessioni, autore di Creatura di creature (1968). 


Danilo Dolci

Una voce pura e autentica, un santo laico del nostro novecento insieme ad Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Un missionario che si dà agli altri, con un amore senza ritorno. È un uomo di qualità e quantità per bontà, un erogatore di felicità, se pure povera ma straripante di affetto per l’uomo bisognoso di tutto. Eppure in un anno non ho sentito mai una volta il nome di Dolci tra le buone notizie in questa informazione avvelenata e velenosa. Va ricordato che nel 1958 a Dolci fu attribuito il Premio Viareggio per il libro Inchiesta a Palermo e successivamente il Premio Internazionale Lenin. C’è da trarre l’amara considerazione che una nazione e la comunità che non ricorda le eccellenti personalità che hanno segnato con la loro opera, il proprio tempo, significa che così si uccide la memoria e si nega il loro ricordo alle generazioni future. Pertanto, ringrazio “Odissea” e il suo direttore Angelo Gaccione che ci dà l’opportunità di ricordare Danilo Dolci in questo spazio, e magari ricordare anche Carlo Cassola, fondatore insieme al suo direttore della Lega per il Disarmo Unilaterale, della sua opera di giornalista e scrittore, per testimoniare l’impegno di un uomo che si è speso per la pace, di un intellettuale attivo, di un onesto uomo del suo tempo, che ci ha messo in guardia per evitare la terza guerra mondiale. Siamo ormai alla vigilia dell’abisso e nessuno parla di pace. L’ONU sta a guardare, serve ancora oggi? Non ci sarà tempo per celebrare il funerale dopo l’apocalisse.