“Tam Tam” è stata una rivista
letteraria di poesiafondata
nel 1971 (ma il primo numero uscì nel 1972) da una coppia di noti poeti:
Adriano Spatola e Giulia Niccolai. Vide la luce a Mulino di Bazzano nel parmense e terminò le pubblicazioni nel
dicembre del 1989. Quella che ho davanti si chiama invece “Tam Tam Bum Bum” come
a voler stabilire un legame ideale con quella che l’ha preceduta. Al suono del tam
tam che richiama l’attenzione, che allerta la coscienza, ha unito il bum
bum, lo scoppio, l’esplosione, perché qualcosa di epocale è già avvenuto nel
nostro tempo, e la parola dei poeti, la sensibilità delle arti in tutte le sue
espressioni, ce lo vogliono ricordare mettendocelo davanti agli occhi. Profughi
di guerra e ambientali, perseguitati politici, carcerati, donne schiacciate e
ammutolite dalle dittature, e quant’altro di tragico abbiamo ereditato dal
Novecento. “Tam Tam Bum Bum” è nata invece a Milano nel 2019 da un’idea di
Mauro Toffetti che la poesia la praticava con i detenuti in carcere, come fa da
tempo uno dei suoi collaboratori, Alberto Figliolia. Tra i fondatori vanno
ricordati Barbara Bonazzi, Agnese Coppola, Elisa Longo, Enrico Ratti, Bruno
Rullo che cura anche l’aspetto grafico e l’impaginazione, Antje Stehn e Tito Truglia. Il sottotitolo riporta ‘Librorivista Internazionale di Poesia’ e per
come è concepita il carattere del libro ce l’ha; e ha anche un accentuato respiro
internazionale, perché i testi poetici presenti in questo recente numero del
giugno 2024, vede la presenza di autrici e autori di vari luoghi del mondo. La
pubblicazione ha un formato lungo, misura 30 centimetri per 21 ed è arricchito
di foto, disegni e immagini fra le più diverse che rendono più accattivante la
lettura. Non è indicata la sede della Redazione, nemmeno il prezzo di copertina
e non c’è una email di riferimento; dovete andare sulla sua pagina Facebook per
mettervi in contatto. L’altra particolarità della rivista è che nessuno dei curatori
conosce in anticipo gli elaborati degli altri e potrà vederli solo all’uscita
della rivista. I collaboratori sono tutti di alto livello e così i testi
proposti. Sulla copertina dell’ultimo numero è riportata la frase di Rosa Luxemburg:
socialismo o barbarie, composta dal grafico con lettere colorate. Nella
parte bassa, invece, Bruno Rullo ha inserito un suo pensiero prodotto con ritagli
di giornale. Fa da controcanto a quello della rivoluzionaria tedesca e così
recita: “Il socialismo ha fatto fallimento, la barbarie viaggia a gonfie
vele”. Visto il clima internazionale, non possiamo dargli torto.