VIA SCALDASOLE
di Angelo Gaccione
Primo Moroni davanti alla Calusca
Via
Scaldasole: il nome è bello, fa venire in mente uno spazio assolato e
verdeggiante. Un tempo lontano deve esserlo stato poiché appena dopo le mura
della città non c’erano che campi coltivati. Ora via Scaldasole è una traversa
del Corso di Porta Ticinese, a due passi dalla Darsena e dalla Basilica di
Sant’Eustorgio. Una traversa breve e stretta che sbuca sulla via Arena. Da dove
gli deriva questo nome? Alcune fonti lo collegano ad una antica e minuscola
chiesa di cui non si conservano tracce: si chiamava San Pietro al Caldo Suolo,
e da caldo suolo a scalda sole il passo è breve. La lingua del
popolo si sa: contrae, accresce, trasforma, deforma. Altre fonti lo fanno
derivare dal termine longobardo “sculdascio”. Lo sculdascio era una specie di
magistrato a cui ci si rivolgeva per intentare cause e riscuotere debiti. “Qui debitum requirit, vadat ad
Sculdahis, et intimet causam suam” (Colui che vuole riscuotere il suo debito vada dallo sculdascio
e intenti la sua causa). Gli sculdasci erano originari di Scaldasole, un
paesino della Lomellina; oggi non arriva a mille anime ma vanta un bellissimo
castello. È probabile che gli sculdasci risiedessero in quella via e la
toponomastica abbia voluto conservarne l’origine. In genere chi riscuote denaro
non è molto amato: gli sculdasci lo facevano per conto dei proprietari terrieri
e i debitori non ne saranno stati contenti. Il nome non doveva suonare
positivo.
Primo Moroni davanti alla Calusca |