Pagine

domenica 24 novembre 2024

CRIMINALI DI GUERRA
di Angelo Gaccione



Non esistono crimini di guerra, la guerra è essa stessa un crimine”. Questo aforisma del 19 febbraio del 2024 si trova in un mio libretto dal titolo Schegge, pubblicato da I Quaderni del Bardo edizioni a giugno di quest’anno. Sempre in questo libretto ce n’è un altro ancora più perentorio, è del 2022 e recita: “Non ci interessano le ragioni di una guerra, semplicemente perché la guerra non ha mai ragione”. L’incriminazione di Netanyhau e di altre canaglie, mi ha spinto ad andare a vedere che cosa avevo scritto nel pamphlet: Scritti contro la guerra (Tralerighe Libri editore, 2022). Vediamone un passo: “In un sussulto di umanitarismo e di indignazione gli ipocriti hanno scoperto che la guerra è un crimine e vogliono che si processino i criminali. Esiste persino un Tribunale Internazionale per giudicare i crimini di guerra. Purtroppo ipocriti e Tribunali sono prigionieri dello stesso difetto: l’ipocrisia, e dunque si fermano alla superficie, evitano di andare al fondo del problema. Se non fossero ipocriti dovrebbero esigere che a rispondere per crimini di guerra fossero tutti i capi di Stato e di Governo che hanno dotato la loro nazione di eserciti, basi militari, ordigni di sterminio di massa, alleanze foriere di tensioni. Di aver dilapidato gigantesche risorse del bilancio pubblico per fini militari creando le premesse della guerra ritenuta un crimine. Per non aver proceduto a tutelare la vita e i beni dei loro cittadini attraverso una politica di disarmo, di non violenza, di rapporti pacifici con le altre nazioni”. 

Max Hamlet Sauvage
Mercante di armi - 2024

Non avevo aggiunto, in questo capitolo dal titolo “Ipocriti”, gli scienziati e i tecnici che progettano ordigni di guerra, i mercanti di armi che le commerciano, gli operai che le costruiscono, i sindacati e i partiti che tacciono complici, le banche che finanziano gli investimenti, gli investitori che comprano le azioni, i Parlamentari che ne autorizzano l’impiego. Non li avevo aggiunti perché si parla di loro in altri capitoli. Come si parla della categoria dei giornalisti che la guerra la alimentano in maniera più sfacciata e impudente dei militari; degli opinionisti che spacciano guerra a pranzo e a cena dai salotti televisivi, dai giornali, dai mezzi di comunicazione a disposizione. Se la guerra è un crimine, come sostiene l’aforisma con cui abbiamo aperto questo scritto, ne discende che tutti coloro che a vario titolo la provocano, la alimentano, ne fanno l’apologia, sono dei criminali e su di loro dovrebbe pendere un mandato di cattura della Corte Internazionale. Tutti costoro sono complici dei crimini che le armi producono in guerra, come lo è la propaganda che i guerrafondai alimentano. Difficile, dunque, vedere alla sbarra i responsabili delle categorie che abbiamo fin qui enumerate; difficilissimo vederne qualcuno penzolare dalla forca o rinchiuso al 41bis. Se lo facessimo qui da noi, per esempio, non rimarrebbe in piedi nessuna delle istituzioni della Repubblica e avremmo bisogno di una quantità spaventosa di colonie penali e di isole dove custodire i condannati; quanto alla stampa, in edicola trovereste solo “il Fatto Quotidiano” e poco altro.