“La
musica è il pieno assoluto” [A.
Gaccione - 1991]
“Oh, ma
voi non avete bisogno di parole per arrivare all’anima…”. “Vede? Lei ha
usato delle parole così belle e poetiche che noi non sapremmo assolutamente
formulare”. “Lei mi
lusinga, maestro, ma io resto della mia opinione: nulla è superiore alla
musica…”. “Eppure le
parole dei poeti commuovono di più”. “Glielo
riconosco, ma se voglio sentire lo spazio, la vastità dell’universo, è solo la
musica che me li fa sentire, me li fa immaginare…”. “Oh, no, lei si
sbaglia, per questo basta guardarsi intorno: c’è il cielo infinito, la luce, ci
sono i colori…”. Angelo Gaccione[Sonata in
due movimenti, Di Felice Ed. 2023]
Guarneri
“La musica, fin dalle sue origini, è stata parte integrante di
antichi riti comunitari e del processo di formazione dell’identità sociale.
Essa, oltre a rappresentare un potente mezzo per entrare in contatto con le
energie presenti in natura, è in grado di manifestare il logos universale e le
armonie celesti. La musica di fatto crea un sodalizio tra gli istinti primitivi
e le più elevate virtù dell’anima trasformando la materia sonora in racconto di
mondi e di visioni, immaginari o reali, trasmettendo a chi l’ascolta il senso
profondo del sacro, del fantastico, del mistero e di infinite sfumature
dell’universo umano. La musica agisce come mediatrice tra il mondo visibile e
quello invisibile. Come un ponte sospeso tra l’esperienza tangibile e il
mistero dell’impercettibile, ci conduce oltre i confini della realtà fisica,
aprendo le porte a dimensioni sconosciute e rarefatte, dove le emozioni
prendono forma e si fondono con la nostra interiorità”.
Davide Santi e Rachel O’Brien [Viaggio sonoro nell’invisibile,
2024]
Stradivari
“La civiltà occidentale è abituata a identificare l’esistenza
con il visibile: vedere per credere. La vista predomina i parametri della
verità, dell’esistenza di ciò che può produrre effetti nel mondo, o sul nostro
corpo, e nell’anima. Eppure, la musica fa ballare, muove i corpi e stimola chi
ascolta a sondare i confini e le sfumature della propria vita emotiva. Ma tali
effetti non attraversano lo spazio del visibile, quanto piuttosto l’udibile: la
potenza della musica sfida continuamente il pregiudizio che l’esistenza o
l’effettualità si identifichi con il visibile. Dal mito di Orfeo, il cui canto
sospende la lotta tra le specie dettata dalle esigenze di autoconservazione, o
le Sirene omeriche, o ancora la leggenda di Santa Cecilia, la cui musica preservò
il convento contro atti iconoclastici per tutta la Guerra dei Trent’anni, fino
ad Hildegard von Bingen, che spiega il mistero della Trinità radicandolo nella
capacità sonora della carne umana, lo spazio sonoro appare investito di un
potere magico, o meglio farmacologico: al contempo veleno e rimedio. Oltre alla
dimensione somatica dell’effettualità musicale, va oggi sempre più esplorata la
specifica grammatica emotiva implicita nei diversi generi e forme musicali. Ma
più che di grammatica emotiva, che suggerisce una staticità, si dovrebbe
parlare di economia libidica quando un brano musicale si struttura e trasmette
una specifica organizzazione temporale che non è altro che la temporalità
propria di determinate tonalità emotive. Non è un caso per esempio che
Monteverdi insistesse sulla figura ritmica attraverso cui restituire una stessa
nota: diversa è la tonalità emotiva di una singola nota di lunga durata o la
medesima nota ripetuta assillantemente in sedicesimi. L’invisibile non solo
esiste, ma nel caso della musica è anche potente” Mousikè. Ist. di critica e farmacologia della musica [Il potere invisibile dellamusica, 2024]