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mercoledì 20 novembre 2024

IL POTERE DELLA MUSICA
 

Amati

La musica è il pieno assoluto
[A. Gaccione - 1991]


Oh, ma voi non avete bisogno di parole per arrivare all’anima…”.
“Vede? Lei ha usato delle parole così belle e poetiche che noi non sapremmo assolutamente formulare”.
“Lei mi lusinga, maestro, ma io resto della mia opinione: nulla è superiore alla musica…”.
“Eppure le parole dei poeti commuovono di più”.
“Glielo riconosco, ma se voglio sentire lo spazio, la vastità dell’universo, è solo la musica che me li fa sentire, me li fa immaginare…”.
“Oh, no, lei si sbaglia, per questo basta guardarsi intorno: c’è il cielo infinito, la luce, ci sono i colori…”.
Angelo Gaccione [Sonata in due movimenti, Di Felice Ed. 2023]


 
Guarneri
 

La musica, fin dalle sue origini, è stata parte integrante di antichi riti comunitari e del processo di formazione dell’identità sociale. Essa, oltre a rappresentare un potente mezzo per entrare in contatto con le energie presenti in natura, è in grado di manifestare il logos universale e le armonie celesti. La musica di fatto crea un sodalizio tra gli istinti primitivi e le più elevate virtù dell’anima trasformando la materia sonora in racconto di mondi e di visioni, immaginari o reali, trasmettendo a chi l’ascolta il senso profondo del sacro, del fantastico, del mistero e di infinite sfumature dell’universo umano. La musica agisce come mediatrice tra il mondo visibile e quello invisibile. Come un ponte sospeso tra l’esperienza tangibile e il mistero dell’impercettibile, ci conduce oltre i confini della realtà fisica, aprendo le porte a dimensioni sconosciute e rarefatte, dove le emozioni prendono forma e si fondono con la nostra interiorità”.

Davide Santi e Rachel O’Brien 
[Viaggio sonoro nell’invisibile, 2024]


Stradivari

La civiltà occidentale è abituata a identificare l’esistenza con il visibile: vedere per credere. La vista predomina i parametri della verità, dell’esistenza di ciò che può produrre effetti nel mondo, o sul nostro corpo, e nell’anima. Eppure, la musica fa ballare, muove i corpi e stimola chi ascolta a sondare i confini e le sfumature della propria vita emotiva. Ma tali effetti non attraversano lo spazio del visibile, quanto piuttosto l’udibile: la potenza della musica sfida continuamente il pregiudizio che l’esistenza o l’effettualità si identifichi con il visibile. Dal mito di Orfeo, il cui canto sospende la lotta tra le specie dettata dalle esigenze di autoconservazione, o le Sirene omeriche, o ancora la leggenda di Santa Cecilia, la cui musica preservò il convento contro atti iconoclastici per tutta la Guerra dei Trent’anni, fino ad Hildegard von Bingen, che spiega il mistero della Trinità radicandolo nella capacità sonora della carne umana, lo spazio sonoro appare investito di un potere magico, o meglio farmacologico: al contempo veleno e rimedio. Oltre alla dimensione somatica dell’effettualità musicale, va oggi sempre più esplorata la specifica grammatica emotiva implicita nei diversi generi e forme musicali. Ma più che di grammatica emotiva, che suggerisce una staticità, si dovrebbe parlare di economia libidica quando un brano musicale si struttura e trasmette una specifica organizzazione temporale che non è altro che la temporalità propria di determinate tonalità emotive. Non è un caso per esempio che Monteverdi insistesse sulla figura ritmica attraverso cui restituire una stessa nota: diversa è la tonalità emotiva di una singola nota di lunga durata o la medesima nota ripetuta assillantemente in sedicesimi. L’invisibile non solo esiste, ma nel caso della musica è anche potente”
Mousikè. Ist. di critica e farmacologia della musica
[Il potere invisibile della musica, 2024]