Care
Donne, sorelle, figlie, compagne, amiche, amanti, madri mie Nella Convenzione dei Diritti dei
Bambini, l’ONU riconosce la famiglia come unità fondamentale della società e
ambiente naturale per la crescita e il benessere del bambino ai fini dello
sviluppo armonico e completo della sua personalità. La Convenzione
Internazionale dei Diritti dell’Infanzia riconosce ad ogni bambino il diritto
di avere una famiglia. La famiglia è costituita dai genitori, persone in grado
di agire per conto del bambino e farne rispettare i diritti. (V. Conv. ONU a.
1989). Ogni donna, come ogni persona di buon senso, sa che questo è
un diritto naturale di ogni bambino,
ma per alcune persone come pure per alcune donne questa è una opinione
“inaccettabile”, omofobica, che non rispetta le diversità. Personalmente ho
sempre stimato le persone per le loro qualità umane e non per le loro
appartenenze di sesso, di pelle, di classe, di politiche o di religioni,
inoltre ho sempre creduto veramente nella possibilità di rapporti di sorellanza
e solidarietà fra donne (malgrado esperienze personali negative), per cui tutto
ciò mi ha procurato molta sofferenza. Una questione così delicata andava
affrontata, secondo le modalità di pensiero e di pratiche delle donne, con incontri,
convegni e tavoli di studio. Il tempo lungo, infatti, è più adatto all’approfondimento
e alla riflessione, tutte cose che aiutano l’acquisizione di lucidità mentale e
di capacità emotive e culturali per affrontare tali inquietanti argomenti che
ci pervadono e scuotono fin nelle viscere. L’8 marzo scorso noi donne siamo scese
in piazza a manifestare giustamente contro il femminicidio e contro la violenza
alle donne, ma in questa violenza non era compresa la violenza assoluta: l’utero in affitto. Su questo il
movimento delle donne è diviso, perché una buona parte di esse, trincerandosi
dietro il diritto della donna all’Autodeterminazione,
ritiene che la stessa è libera di decidere se accedere o meno alla pratica
dell’utero in affitto, altrimenti detta: GPA, gravidanza per altri. Ma, per
chi? Per tutte quelle persone (omosessuali, ma anche etero) che, volendo
soddisfare a tutti i costi il loro desiderio di ‘avere’ un figlio e - non
potendolo avere in proprio - decidono di usare tutte quelle tecniche che la
scienza mette oggi a disposizione degli umani, dopo averle sperimentate su
cavie animali, ma anche in agricoltura (V. OGM). La Scienza, pura e neutra ab-origine, prende poi il colore di coloro
che la praticano, la tengono in mano, la manipolano e per così dire la
sporcano. E sono in molti a volerla tenere stretta in mano, a volerne il
possesso e a sporcarla.
Il mantra delle tecnoscienze è - se è possibile farlo tecnicamente, verrà fattosocialmente - e i metodi degli imbonitori (lobbies che offrono il
servizio - tutto compreso - anche a rate) per intercettare/incontrare il
desiderio di onnipotenza dei singoli, sono altamente qualificati e scientifici. Hannah Arendt, nel suo “Le
origini del Totalitarismo”, scrive: “I lager sono i laboratori dove si sperimenta
la trasformazione della natura umana”. Forse
qualcosa ci ha preso la mano?Femminismo,
per me ha sempre voluto dire - stare dalla parte delle donne - le stesse donne
che per secoli e millenni sono state sfruttate dagli uomini, e sono state
schiave degli schiavi, secondo la legge dei vigliacchi, secondo la legge del
più forte, secondo la legge della giungla. Ma nell’arcaico matriclan il
diritto era matrilineare (V. ancora oggi la tribù dei Moso, nello Yunnan, Cina
Pop.) e “le nostre antenate inventarono
una commovente varietà di astuzie per educare i compagni ad abbandonare
l’istinto predatorio. L’impulso a distruggere ciò che non si può sottomettere
né divinizzare. Modellando statuette. Dipingendo. Ornando. Ungendo e profumando
sé stessa e le sacre pietre della dea [madre] la femmina
imparava a diventare donna, iniziatrice di una civiltà intesa come rispetto del
corpo e del cosmo”. La
necessità dell’aiuto reciproco per la sopravvivenza ci ha tenuti insieme e ci
ha fatto uscire dalle caverne, ci ha portato fuori dalla giungla, ci ha fatto
creare le comunità e - nel bene e nel male - le società. Ci ha fatto costruire
la/le civiltà. Soprattutto la solidarietà fra donne ha permesso di salvare e
crescere i cuccioli umani, protetti dalla prepotenza del maschio dominante.
Oggi questo maschio dominante ha il volto arrogante e cinico di un patriarcato-neoliberista,
e il suo assalto misogino contro il mondo femminile potrebbe essere veramente devastante,
tanto più che è fatto passare come progresso della scienza, da una parte, e
come solidarietà umana, dall’altra. È una manovra questa infida e subdola che,
capovolgendo la clessidra, ci fa tornare ‘oggetti’ nelle mani di un padrone.Tuttavia, proprio per questo
motivo, ritengo che non aver coinvolto gli uomini nel processo di emancipazione
delle donne, non essere riuscite a dialogare con loro del ‘loro rapporto’ con
la donna - questa donna che è per l’uomo il primo altro da sé, il primo
straniero, con cui confrontarsi per crescere - è stato un grave e grande
errore. Perché bisogna conoscersi per capirsi, e capirsi per abitare insieme questa unica terra, questa unica
vita!Una unica terra dove crescere insieme necessita di persone libere
ma anche responsabili, capaci di passare il testimone alle nuove generazioni e -
per quanto ci riguarda - soprattutto alle giovani donne che non hanno vissuto
la bellissima e ricchissima fase del femminismo in lotta, perché non venga
dispersa tutta quella intelligenza, quella teorizzazione, quel pensiero e
quelle pratiche di sorellanza e di solidarietà fra donne, che hanno
caratterizzato un’importante fase della nostra vita. Perché questa unica terra non
può e non deve trasformarsi in una casa del ‘pensiero unico’ dove la parola diritti rischia di trasformarsi in
arroganza e prevaricazione se non è coniugata con la parola dovere, che vuol dire in sintesi rispetto
della dignità dell’altro in quanto persona.
In una Società democratica, la parola libertà comporta il dovere di saper usare questa libertà, dentro una filosofia di vita in
cui la persona sia fine e non mezzo. Al principio-diritto dell’autodeterminazione corrisponde il dovere della responsabilità,
etica laica del vivere civile. La responsabilità di rispettare i diritti di
tutti e per primi i diritti di bambine e bambini, che nella società sono la
parte più debole. In questa circostanza, la parola autodeterminazione è solamente un alibi di persone attente solo ai
propri ‘diritti’ e interessi ed intolleranti di un pensiero diverso. È questo un
modo molto semplicistico di affrontare la vita. La vita è molto più complessa e
come tutte le cose complesse va affrontata sì con determinazione, ma soprattutto
con serietà e senso di responsabilità. Siamo donne che nei secoli, seppure
appartate e silenziose, abbiamo prodotto pensiero e cultura e ci siamo affermate
in tutti i campi, la nostra storia affonda le sue radici in una storia che viene
da lontano. Sappiamo bene che la libertà assoluta non esiste, così come
non può esistere l’autodeterminazione assoluta. Siamo persone adulte e
responsabili e dobbiamo far capire alle giovani leve, che fremono di ardore per
la libertà assoluta, che non esiste libertà senza limiti e senza responsabilità.
Altrimenti alleviamo una generazione di inconsapevoli narcisi. In una società
democratica, rispettosa della dignità umana, la libertà mia ha un limite nella libertà
tua. Le libertà democratiche sono tutte sacrosante e previste nella nostra
Costituzione della Repubblica, e tutte/i sono tenute/i a rispettarle. Quanto ai
diritti -sacrosanti- delle donne, questi comunque non possono e non devono
prevaricare e ledere i diritti -sacrosanti- delle bambine e dei bambini.
Capire
con il cuore, dice Maria Zambrano, proprio i temi sempre più
difficili che oggi si pongono nella società è la cosa più importante e
prioritaria, senza arroccarsi dietro posizioni ideologiche cristallizzate,
tipiche dei comportamenti politici di persone che mirano solo al potere. Ogni
azione come ogni politica quando non è
mera gestione e autoconservazione del potere, è un progetto alto di rara
intelligenza, un lavoro di mediazione costante volto a far comunicare e
convivere le diversità. È la ‘sintesi degli opposti’ di Baudelaire, è un’utopia
di grande poesia, che dovremmo perseguire ogni giorno perché divenga
realtà. Quello che mi addolora, invece, è che una parte delle donne
oggi non fa che imitare e ripetere i comportamenti maschili per la conquista di
una rendita di posizione e di vantaggio, per la conquista di un potere, anche
piccolo, ma che è tanto più bieco e cieco, quanto più è incompetente, arrogante
incapace e non lungimirante. Credevo che noi
donne avremmo portato nella vita pubblica quel cuore di cui parla Maria
Zambrano, ed invece mi sembra che non sia così. Abbiamo noi donne adottato ‘modelli
di comportamento’ maschili, se non siamo in grado di affrontare i problemi con
quel pizzico di antica saggezza, con quel qualcosa in più che noi abbiamo,
crediamo di avere, e che ci fa speciali, che per millenni ci ha caratterizzate -
donne ‘c’avete intelletto d’amore’… Sia chiaro, i riferimenti a diversi metodi di riproduzione (v.
GPA), che vorrebbero fare a meno della biologia dei corpi, parlano di misoginia,
di delirio di onnipotenza e soprattutto di violenza. Una violenza premeditata
contro le donne e contro i figli che da queste donne verranno al mondo! In ogni
caso, chi vuol far recedere noi donne dai legittimi diritti e dalle conquiste femministe,
primo fra tutte il pensiero della differenza,
non mi troverà mai d’accordo.Per le donne
‘veramente’ libere che non soggiacciono a ricatti economici e patriarcali, è inaccettabile
anche solo l’idea dell’utero inaffitto.
Le donne democratiche non torneranno ad essere
degli Oggetti, dei contenitori di figli, per il piacere di uomini/omosessuali o
per il piacere di chiunque altro. L’utero non è un oggetto. L’utero fa parte della
vita e la vita su questa terra non si tocca. Ne va della nostra essenza, della
nostra stessa esistenza! Le donne faranno i figli quando vorranno e
assecondando il proprio desiderio. Innanzitutto. È inaccettabile che delle donne
possano ritenere una conquista la
pratica dell’utero in affitto. Piuttosto è una conquista che soddisfa la millenaria invidia del maschio nei
confronti della donna che dà alla vita una creatura. (Freud - da bravo maschio - ha mancato questa analisi,
capovolgendo il desiderio!) In ogni caso, queste persone - chiunque esse siano
- non sono persone che stanno dalla parte delle donne! Con l’utero in affitto
si azzerano tutte le lotte e le conquiste delle donne ottenute con tanta fatica
nel corso dei secoli, soprattutto nel secolo scorso, lotte portate avanti per
essere rispettate e considerate persone
nella nostra integrità e soggettività. Evidentemente la memoria storica ci
fa difetto, e molte sono le lobbies che hanno l’interesse a farci dimenticare e
a non far conoscere alle nuove generazioni che fino a poco tempo fa le donne
erano considerate (come accade ancora oggi in molti paesi), proprietà privata
di padri, fratelli, sposi, e che persino il diritto di voto è una conquista
recente. Adesso qualche altra lobby ha
deciso che dobbiamo tornare ad essere oggetto, non più per il piacere, ma per il loro business. Dobbiamo essere l’oggetto-utero che serve ancora e
soprattutto agli uomini per i loro deliri
di Onnipotenza! Purtroppo, molte donne o sprovvedute o poco strutturate
o per falsa solidarietà, o anche solo per loro interesse economico privato, vengono
manipolate nei loro desideri: Sappiamo come il Desiderio umano possa venire
creato, manipolato e sfruttato ad arte da tanti enti a ciò preposti, sostenuti
da organizzazioni e speculatori che vivono e si arricchiscono sulle debolezze
umane. E qui ritorna purtroppo e
sempre il fattore di classe. La classe del capitale e la classe
della servitù e come anticamente i servi della gleba erano ricchi solo di
prole, di bocche affamate, ancora oggi il mondo è pieno di miseria, pronta a farsi alleviare le ferite da pochi soldi. Miseria pronta ad affittare
‘liberamente’ il proprio utero, o vendere un rene o un figlio, o addirittura a farsi ‘liberamente’ schiava. Ma
i paesi e le persone democratiche si distinguono da altri proprio dal fatto che
non costringono i propri cittadini a vendere il proprio corpo o i propri figli
per poter sopravvivere. Sappiamo che ci sono in gioco enormi interessi economici di
aziende farmaceutiche, enti di
ricerca, ospedali, medici,
ricercatori, avvocati, agenzie, operatori e tutto un indotto che specula sul desiderio
delle donne e degli uomini (etero e omo).
Lobbies
e gruppi che organizzano il commercio: prenotare,
scegliere, fare contratti,comprare e vendere.
Questi sono i soli verbi che si possono usare. E le ‘libere’ donne, spesso
per necessità economica o d’altro tipo, sono vittime di questa speculazione
preparata dagli uomini per i loro business. Il capitalismo
vince sempre e di nuovo - sulla
nostra pelle - a 360 gradi: Il corpo
delle donne e delle loro creature è finalmente diventato merce, una merce
disponibile sul mercato delle multinazionali.L’utero in affitto lede la nostra
dignità di donne, ma lede anche la dignità di tutte le personeche permettono questa totale violenza.
Per tutto questo, e per tanto altro ancora, credo che chi auspica una
società siffatta non sia una persona democratica, né di sinistra, tanto meno
dalla parte delle donne o femminista. L’autodeterminazione
riguarda la singola persona. Ogni persona, nei limiti della legge, può
disporre del proprio corpo, ma non può disporre del corpo altrui. Il corpo di
un’altra persona non si tocca, fa parte delle meraviglie dei doni della natura,
e come la natura è sacro. Non va sfruttato violentato comprato stuprato venduto.
Né gli va fatta violenza psicologica da una realtà sociale, economica,
geopolitica e familiare sfavorevole.
L’autodeterminazione
delle donne deve tenere insieme il desiderio e la legge naturale. Noi siamo natura e cultura e se viene meno questo legame
il nostro cuore diventerà una pietra.
O - come dice il mito - guarderemo in faccia la Gòrgone. Penso che l’umanità sia oggi ad
una svolta epocale - i nostri desideri, i nostri corpi sono stati alienati da
una scienza neutra e da una tecnologia cieca ad un capitalismo bieco e senza
scrupoli, che per i propri ingenti interessi economici venderebbe sua madre a un nano (direbbe De André).La tecnologia non ha pensiero, non ha
etica, non ha pudore, è insensibile, dipende da chi la usa.
Ci può aiutare come
donne, ma ci può anche distruggere.Tenere insieme Natura e Cultura, e non dimenticare il nostro Cuore, la
nostra Essenza. Questa è la nostra sfida come Donne. Saremo all’altezza del
compito o svenderemo noi stesse e le nostre creature? Sono sicura che nessuna donna lo vuole
o lo desidera.Ritengo che una società di donne e uomini veramente
democratici non possa accettare la negazione della dignità della donna, né
quella della imprescindibilità ed unicità della relazione madre-creatura. Nella
riduzione delle creature in beni da prenotare scegliere comprare, e delle donne
in contenitore, c’è la conferma di un
patriarcato più che mai presente con la sua arroganza, la sua misoginia, il
disprezzo del corpo della donna. C’è tutta una mentalità maschilista, dietro
cui si nasconde un’idea utilitaristica della vita, una cultura mercantile che
riduce tutto a merce. Una filosofia che viene da lontano, non a caso da quei
paesi che sono stati e sono ancora oggi imperialisti e colonialisti e hanno
sempre combattuto contro l’Umanesimo del Pensiero e della filosofia mediterranea.
Per questi paesi imperialisti non ci sono e non ci devono essere limiti ai loro
business, ai loro commerci, e questa è la loro nuova frontiera, è il colonialismo dei corpi.Intravedo
in tutto questo un ‘sentimento fascista’
che, come avvertiva Simone Weil, può camuffarsi annidarsi e nascondersi
dappertutto, ma che va “scoperto e
contrastato, nel singolo e nelle società, in noi e fuori di noi, sviluppando a
tutti i livelli un pensiero critico”.Mi auguro che ciò possa
avvenire.
Riferimenti
e Consigli Bibliografici Convenzione
dei Diritti dei Bambini, ONU, anno 1989. Internet Marina
Terragni, Temporary Mother. Utero in
Affitto e Mercato dei Figli Vanda
& Publishing, Milano, 2016 Luisa
Muraro, L’anima del Corpo. Contro l’utero
in affitto ed.
La Scuola 2016 Luisella
Vèroli, Dal Cosmo alla Cosmesi Iacobelli
editore 2016 Hannah
Arendt, Le origini del Totalitarismo. Einaudi,
Torino, 2004/2009 Simone
Weil, Sulla Germania Totalitaria Adelphi,
Milano, 1990 Franco
Cassano, Il pensiero meridiano, ed.
Laterza, Roma-Bari, 1996/2005 Giancarlo
Ricci, Sessualità e Politica. Viaggio
nell’arcipelago gender Sugarco
Edizioni, Milano, 2016