IL TRAMONTO DEGLI SPLENDORI DELL’OCCIDENTE di Luigi Mazzella
La prevalenza del razionalismo, ovvero la primazia del
ragionamento condotto sul filo della logica conduce, con l’ausilio del
buonsenso e con il temperamento dell’ironia, alla scelta di soluzioni nette,
rigorose, univoche dei problemi e di affermazioni precise e chiare nei
loro contorni essenziali e nei corollari. Chi, per esempio, dopo avere
affrontato il problema dell’origine esistenziale ricorrendo unicamente al
raziocinio, afferma di essere non credente, dice in modo forte e
chiaro: sono “ateo” e non aggiunge altri superflui “distinguo”! La stessa
decisione e precisione di eloquio si osserva in chi dice di essere
“antifascista” o “anticomunista”. In altre parole, l’ateo, l’antifascista
e l’anticomunista non hanno tentennamenti o dubbi e mostrano persino
un certo orgoglio nel manifestare le loro “contrarietà”. Si tratta di
un vanto che diventa ancora più evidente e pregnante se nella stessa
persona confluiscono tutte e tre le predetti opinioni e negazioni.Da che cosa
deriva tanta sicurezza di giudizio? Che cosa fuga il dubbio in modo certo?La risposta è
semplice: la consapevolezza - innegabile - che le fonti
dell’irrazionalismo si trovano proprio nelle religioni e negli idealismi post-platonici
e teutonici (fascismo e comunismo) e nelle loro “utopie” di mondi
migliori (il nome fittizio di un Paese inesistente sottolinea la
irrealizzabilità del progetto). Una tale razionalità era presente agli albori della civiltà
greco-romana; essa è stata, poi, travolta grazie a quelli che Spinoza definisce
i tre impostori e malfattori dell’umanità e al metafisico Platone.L’Occidente ha
accettato di vivere nell’irrazionalità più piena e pervasiva.Ora la
versione, duplice invero, di un antico motto italiano, molto popolare e
ricorrente: a) contro la forza o b) contro il fatto, la ragion non
vale ci insegna che se anche in Italia in un primo tempo è
stata “la forza” (la violenza insita in ogni invasione barbarica illegale
o, peggio ancora, armata) a imporre condizioni di vita dominate dalla’ irrazionalità
religiosa e politica è stato, poi, “il fatto” a sancire l’assoluta prevalenza
degli irrazionalisti e ad impedire che la ragione potesse ancora
“valere” alcunché. In conseguenza, chi si muoveva nel campo della
razionalità è stato immesso e si trova in assoluta, spaventosa minoranza.
Hanno prevalso
e dominano la scena occidentale quelli che mostravano e palesano segnali
di instabilità, di insicurezza, di incertezza e, in definitiva, di
drammatica inconcludenza; nella collettività si è registrata e si
constata la comparsa di confusione, di caos, di contraddittorietà tra le scelte
e, soprattutto, di malgoverno (quest’ultimo divenuto oggi ancora più grave
di quello dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel suo famoso affresco sito nel
palazzo comunale di Siena). E ciò perché non tutti i seguaci
dell’irrazionalismo, religioso e/o politico, sono di uguale credenza,
uniti e compatti. Anzi, con la prevalenza, da un lato dei religiosi,
dei credenti, dei cosiddetti “fedeli”, e dall’altro, dei fanatici politici
dell’ideologia fascista e di quella comunista (le uniche due utopie che la
filosofia idealistica dell’Occidente consente, dopo avere
abbandonato la “vera” filosofia e mandato alle ortiche empirismo e
razionalismo), si è entrati nel mondo delle contrapposizioni più feroci e
permanenti, delle diversificazioni più fomentatrici di aspri contrasti, in un
“bailamme” tanto innegabile quanto insuperabile.Vi sono di quelli che dichiarano,
rispettivamente e timidamente, di essere “agnostici” o di preferire partiti “moderati di centro (destra o sinistra, non importa)”
che danno quasi l’impressione di vergognarsi di non avere il coraggio di
andare sino in fondo e di seguire il loro istinto che li spingerebbe o al
raziocinio sulla necessità di evitare le (ancora più dannose) mezze misure
o alla scelta dell’irrazionalità più piena ed assoluta.
Al fondamentalista o all’osservante acritico del Verbo
che ostenta protervia, assumendo di essere un privilegiato perché nel primo
caso è stato (nientepopodimeno) Dio stesso o, nella seconda
ipotesi, un grande Maestro del Pensiero (sia pure per interposta persona,
nell’uno e nell’altro caso) a rivelargli la verità si aggiunge senza
però unirsi a lui il religioso o il fanatico “di mezza cottura” che
afferma di essere credente e politicamente convinto ma, rispettivamente, non
praticante e non militante (prega ma non va a messa; segue i
comandamenti ma non emette sentenze inappellabili di condanna per chi
non osserva quelli meno rigorosi o nel secondo caso non scende in piazza e
non scandisce slogan, alzando il braccio o stringendo il pugno); c’è il
sedicente liberale che non rifiuta l’ossimoro di dirsi pure religioso e di
derivare la propria dottrina di libertà da quella assolutistica e intollerante
di Hegel; c’è il dubbioso che non è scettico sull’esistenza di un Dio
e sulla bontà dell’indirizzo politico ma pensa che possa anche essere diverso
da quello dei monoteisti mediorientali o dai più esaltati e facinorosi camerati
e compagni. Quale? Non lo sa né vuole saperlo. La sua realtà è l’Occidente
che, oggi, dopo gli splendori dell’inizio, non gli offre altre “ragionevoli”
alternative!