Personalizzazione
e localismo Nel
turbinare dei grandi eventi globali può essere ancora il caso di rivolgere
l'attenzione alla piccola Liguria e al recente esito elettorale verificatosi
entro i suoi confini dalla Roja al Magra. A questo proposito nei commentatori
ha fatto molta impressione il risultato del Ponente, quella striscia di terra
compresa da Finale Ligure e Ventimiglia (non soltanto la costa) in cui l'esito
del voto ha contribuito - addirittura - a ribaltare il risultato emerso dal
voto espresso dalla grande Genova. Tutti siamo a conoscenza della specificità
al riguardo della struttura economica di questa zona fondata su turismo e
agricoltura con scarsa presenza dell'industria (la Piaggio a Villanova, con po'
d'indotto sempre in ambasce: pressoché estinte le fabbriche di alimentari a
Imperia, chiusi i cantieri di Pietra Ligure un tempo sede di una classe operaia
forte, stabile e concentrata). In queste condizioni il rapporto tra politica,
economia, struttura sociale,appare
sempre più basato su di una sorta di feudalizzazione dei potentati che si
realizza attraverso meccanismi di fiducia in gran parte di carattere personale
con una esaltazione diun voto di
scambio non necessariamente di natura clientelare ma rivolto comunque a
corrispondere alla conformazione socio - economica del territorio (quindi con
forti connotazioni di tipo localistico): nell'analizzare i risultati si
ravvedono in questo senso vere e proprie "isole" da Imperia ad
Alassio, da Loano financo a Cisano sul Neva, le percentuali di preferenze
schizzano in alto (beninteso: il fenomeno è presente da tempo ed ha generato
anche in passato situazioni particolari). Mi
permetto di ripetere il concetto: non necessariamente la logica del voto di
scambio è di natura clientelare ma - appunto - corrispondente alla
conformazione socio-economica del territorio determinando una torsione
localistica della rappresentanza in un quadro di forte concorrenza personale
all'interno delle liste. Nell'occasione il fenomeno si è accentuato e ha
riguardato sia lo schieramento vincente (centro-destra) sia lo schieramento
perdente (centro-sinistra). Alcuni
esempi: ad Alassio nel partito di maggioranza relativa, Fratelli d'Italia, un
candidato (eletto consigliere) ha raggiunto il 61% di preferenze sul totale del
voto di lista; a Loano, dove la maggioranza relativa è stata ottenuta da Forza
Italia, un candidato ha avuto il 60,79% delle preferenze sul totale dei voti di
lista; a Cisano sul Neva, questa volta nell'ambito del centro sinistra
candidato il sindaco della cittadina addirittura il 97,53% delle preferenze sul
voto di lista; a Imperia (capoluogo di provincia) il capolista di Forza Italia
- in questo caso partito di maggioranza relativa in Città - ha avuto il
78,93%,ad Albenga il capolista di Forza Italia (partito di maggioranza relativa
in Città) ha toccato il 66,90%. Un
altro caso particolare però ci fa ritornare ad Alassio, il cui elettorato
appare molto generoso nell'elargire preferenze personali, e si tratta davvero
di un punto di specificità che andrebbe analizzato.
Infatti
ad Alassio la lista Alleanza Verdi Sinistra (quindi in minoranza e junior
partner dell'alleanza di centro-sinistra) raggiunge il 24,39% sul totale dei
voti validi rispetto a una media provinciale del 6,87% e in questa lista un
candidato raggiunge il 95,47% delle preferenze sul totale dei voti di lista
(844 su 884) riducendo a 18 e a 10 voti le candidate successivamente
classificate, dimostrando anche - come del resto negli altri casi presi in
esame - il non funzionamento del meccanismo del voto duplice con l'alternanza
di genere. Allo
scopo di valutare meglio questo particolare aspetto del voto del ponente ligure
esaminiamo le percentuali di preferenza a livello provinciale dei partiti di
maggioranza relativa nei rispettivi schieramenti: nel centro destra il
capolista di Fratelli d'Italia arriva al 9,97% sul voto di lista (si tratta
dello stesso consigliere supervotato ad Alassio con il 61%); nel centrosinistra
il capolista del PD tocca il 21,85% dei voti di lista (in questo caso si tratta
dell'ex-sindaco di un piccolo centro rivierasco a ponente del capoluogo, ma
ancora facente parte del comprensorio savonese). Appare
evidente come in casi come questo si realizza una forte distorsione nella
rappresentanza territoriale dovuta soprattutto alla debolezza delle formazioni
politiche che preferiscono ormai affidarsi all'attivismo (riduciamo così il
fenomeno) dei singoli in luogo di un radicamento territoriale di carattere
sociale e - magari - ideale. L'affidamento individuale ovviamente diventa molto
più difficile nelle realtà post - industriali socialmente ed economicamente
complesse. Il tutto resta da riflettere con attenzione quando si guarda al
complesso delle modificazioni in atto nel nostro sistema politico ricordando
come il caso del Ponente Ligure risulti (come abbiamo visto) trasversale e sia
risultato (nella raccolta della messe di voti preferenziali) decisivo nel
determinare l'esito finale al riguardo di tutta la Regione anche in un caso
come quello della Liguria in presenza di uno squilibrio "storico" tra
Genova e il resto del territorio (alla fine il sindaco di Genova è stato
sconfitto nella sua città e ha vinto grazie alle periferie).