INCONTRI Maurizio
Minchella conversa con l’artista Umberto Storti
Umberto Storti
Accompagnato da uno
sciame di suoni e di sapori del tutto insoliti, l'arrivo nell'atelier di
Umberto Storti sito a Ferno, paesino che costeggia le piste di Malpensa, dà
l'idea che siamo giunti in una stazione spaziale nella quale è sempre pronta
un'astronave invisibile sulla quale siamo invitati a salire a bordo, per andare
ancora più in alto e più lontano rispetto alle mete proposte dalle compagnie
aeree. Ammucchiate una accanto all'altra, centinaia di opere posate sul
pavimento sembrano fogli di giornale che ci raccontano le vicende di un mondo
lontano e vicino al tempo stesso, avventurarsi nel quale comporta
necessariamente il rischio di perdersi, o di ritrovarsi. Si entra in un mondo
inaccessibile ai più, esplorato esclusivamente dai pionieri, dai santi o dagli
eroi, nel quale l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande coincidono. I quadri di Umberto
Storti sono come delle dune nel deserto, tridimensionali, dai colori
primordiali molto intensi, dentro le quali un universo sconosciuto ai nostri
occhi prende improvvisamente vita, come se tutti i segni fossero parti di un carillon che si avvia al solo nostro
sguardo: forme che sembrano volti e tratti forti e vivi come cortecce d'albero
si muovono, parlano fra di loro in un idioma a noi sconosciuto, in uno scenario
nel quale ci è dato riconoscere solo la sofferenza e la luce, il dolore e la
pace, fusi tra loro in un rapporto filialeche sembra rigenerarsi all'infinito, in un mondo senza spazio né tempo. Umberto Storti ha
l'aplomb dell'antico guerriero. La
sua folta chioma e il vigore del suo incedere celano bene le ferite dell'anima,
ma mostrano in modo fermo e impavido la verità di ciò che racconta nelle sue
opere.
Umberto Storti, in che modo è giunto all'arte?
Sono giunto all'arte con un’estrema sofferenza. Fin da bambino ho
avvertito che il compito più importante che avrei dovuto portare a compimento
nel corso della mia vita è quello di indagare nel mio Io, nel mio Io profondo.
Questa introspezione mi ha permesso di valutarmi strada facendo, anche
attraverso le variegate vicissitudini dell'esistenza. La sofferenza è stata un
coadiuvante importante perché solo attraverso di essa sono riuscito a
decodificare il senso ultimo della mia vita per approdare poi all'arte.
Ma l'arte, in modo particolare nell'epoca che viviamo, cosa
rappresenta esattamente?
L'arte è una rappresentazione complessa e meravigliosa dell'universo e
di tutto ciò che si integra molecolarmente con esso. Solo un vero artista
riesce a coglierla, ma unicamente attraverso la sofferenza, come dicevo
poc'anzi. L'arte ha quindi una funzione taumaturgica universale, rivolta al
mondo intero, che può essere esercitata pienamente solo dagli artisti di buona
volontà, di fede e di grande spiritualità evoluta.
Riesce a tracciare una breve storia animica dell'arte negli ultimi
secoli? Dopo il figurativo e l'astrattismo cosa può nascere?
L'arte degli ultimi secoli è stata il prodromo di grandi interferenze
mediate dalla politica e dalla conversione di essa. Molti artisti si sono fatti
tentare molto docilmente dal bisogno di danaro interiore, rifuggendo l'alimento
animico che porta alla conoscenza vera. Il risultato di ciò è stato il
decadimento verso espressioni artistiche egotiche, totalmente scisse dalle
radici profonde dello Spirito. Io mi sono nettamente contraddistinto da questa
prospettiva che ha portato rapidamente alla mercificazione dell'arte stessa. Mi
sento completamente scevro dal miscuglio proteiforme di ogni forma di
disgregazione cognitiva che è prevalso negli ultimi decenni, e che ha finito
con il rendere l'arte complice del nichilismo e del commercio.Ho perciò valicato l'antimateria per giungere
al vero disegno dell'arte pura.
Storti e Fusaro
Le sue opere cosa vogliono significare in realtà? Che differenza c'è
tra un quadro astratto e uno animico?
La differenza tra l'astratto e l'animico è data da una conversione di
grande spiritualità attraverso l'anima, che profonde ed offre un disegno
quantistico celebrato dalla coscienza e dalla spiritualità evoluta. L'arte
astratta è un disegno ancora materico, non disgregabile, non attaccabile, ma
ancora gravata da notevoli difetti di pronuncia: l'immagine dell'astrattismo è
stata collocata per molti e da molti in una forma di progress abbastanza facilitato, di immediata
acquisizione, che ha finito con il prendere in giro milioni di persone. Non
faccio i nomi di chi si è prestato a questo gioco, ma questa è purtroppo la
realtà.
In che senso le sue opere possono essere considerate taumaturgiche, al
punto da sanare l'anima di chi le osserva?
Le mie opere sono taumaturgiche perché sono un imprinting di grandissima sofferenza della mia anima e
del mio coinvolgimento animico antimaterico. Sono taumaturgiche perché chi le
osserva con l'occhio dell'anima, e non con l'occhio del cervello, può acquisire
una medicina che può guarire, il regalo scomposito donato dalla mia anima a chi
vi si accosta umilmente per rispecchiarsi in esso.
Il solo mondo sostenibile è quindi quello evoluto, nel quale lo stato
di coscienza dell'artista è più puro e cristallino?
Lo stato evolutivo dell'artista è particolarmente importante oggi
perché quando è scevro da comportamenti equivoci e ipocriti, è l'unica condizione
necessaria per mettere in luce la vera arte. Non ve ne sono altre, non esistono
scappatoie o vie d'uscita, e chi continua a soffermarsi sui cadaveri
eccellenti del passato non ha ancora
capito che l'arte non ha limiti e confini: quando un vero artista riesce a
superare tutti i propri limiti e usa la propria conoscenza per donarla
all'umanità intera, questa ne può gioire e può anche guarire…
A chi si rivolge Umberto
Storti?
La mia arte si rivolge all’umanità intera, ed in particolare a chi ha
una spiritualità evoluta.Chi assolve al
degno compito di proseguire nell'opera di disincagliamento animico potrà
cogliere e visitare appieno la mia arte. Non pretendo che tutti la possano
comprendere immediatamente, ma chi coltiva per lo meno la dignità di voler
capire può sicuramente trovare nelle mie opere qualcosa di enorme e di
meraviglioso da scoprire.
Umberto Storti
accompagna ogni risposta con il suo sorriso rassicurante e invitante, come
volesse proseguire senza sosta questo viaggio nell'anima al di fuori del tempo
e dello spazio. Ed in effetti il pomeriggio è volato senza che me ne
accorgessi. Di qualsiasi cosa gli parliate ne riconosce l'origine e la storia
nel corso di quello che noi chiamiamo tempo, che per lui è semplicemente un
eterno presente. Ha raccolto anche in un libro, Giocattoli
dell’anima (Arca Edizioni), arricchito da un’ampia prefazione di Diego
Fusaro, alcuni voli animici che hanno avuto come meta luoghi ed oggetti di uso
comune, ma dallo sviluppo sorprendente.