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giovedì 7 novembre 2024

LA VITTORIA DI TRUMP
di Luigi Mazzella


 
Con questo scritto di Mazzella apriamo il confronto sulle elezioni americane
 
Un’analisi degli effetti prevedibili, nel mondo, in Occidente e in Italia della vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti d’America deve contemplare tre livelli: 1°) Per l’intero pianeta, il trionfo del tycoon statunitense va valutato positivamente con pochi limiti. Con notevoli probabilità esso comporterà la fine della guerra in Ucraina e l’arresto della politica statunitense di dar fastidio alla Russia, minacciandola costantemente con un allargamento della NATO (alleanza difensiva divenuta offensiva a tutto spiano) ai Paesi dell’ex Unione Sovietica. E ciò non solo per i buoni rapporti del neo Presidente nordamericano con Vladimir Putin quanto per i timori che la nascita di un neo-nazismo nel cuore dell’Europa possa incidere su una rinnovata ideologizzazione dello scontro politico a livello mondiale. Non credo che la vittoria di Trump inciderà sulla guerra d’Israele in Medio oriente; e ciò non solo per le ragioni che esporrò sotto il numero 2°) ma anche perché l’inevitabile indebolimento della potenza bellica dello Stato sionista e degli Stati arabi circostanti, il primo per effetto della folle direzione del governo affidato Netanyahu, il secondo per le intemperanze dei gruppi terroristici fiancheggiatori, potrebbe essere da lui considerato, con quella buona dose di cinismo mai estranea all’azione politica, un fattore di ridimensionamento  delle forze esistenti nella zona, vera fucina di odi e scontri permanenti.


 
2°) Per l’Occidente il discorso è molto più complesso e richiede, per il suo corretto esame ed una buona comprensione… una adeguata premessa.
Come ho scritto più volte (colpevolmente, ripetendomi), la cultura Occidentale costituita esclusivamente da assolutismi intolleranti (3 religiosi e 2 filosofici) ha creato un regime politico cui è stato dato, arbitrariamente e falsamente, il nome di “democrazia” (rubato all’esperienza ateniese e concepito in tutt’altro contesto di pensiero) e, invece, in maniera reale e concreta un sistema di equilibrio di vertici di netta impronta autoritaria. Ebrei, cattolici, islamici, fascisti e comunisti, tutti insieme propugnatori sostanziali dell’autoritarismo più radicale, hanno costituito un sistema di governo della moltitudine da cui non ci si riesce a liberare per i suoi falsi proclami libertari e umanitari.
È vero che esso, abilmente, consente un’apparente libertà di parola ma lo fa creando un contesto in cui essa è destinata a restare del tutto priva di effetti.
L’autoritarismo presente nella vita politica dell’Occidente, camuffato e nascosto in strutture (fortemente gerarchizzate ma con inutili e frequenti discussioni), paraventi e cortine fumogene , si articola intorno:
a) alla Massoneria che costituisce sostanzialmente, anche se non ufficialmente, l’organizzazione dell’ebraismo (e, in minima parte, con esponenti del cristianesimo più intransigente) e si materializza meglio nelle lobby finanziarie di Wall Street e della City, 
b) alla Chiesa cattolica, dominata oltre  che dal Papa dalla sua Curia e dall’IOR (la sua Cassa finanziaria),
c) da emiri e sultani islamici,
d) dai leader di strutture partitiche, come il fascismo e il socialcomunismo, notoriamente poco inclini a riconoscere diritti alla libertà d’espressione all’interno di esse.



A fronte di questo coagulo di autoritarismi che domina, finanziariamente, economicamente e politicamente, l’intera vita politica in tutto l’Occidente, v’è una massa che è indotta a credere e a votare in maniera pecorile e certamente stupida, politicanti che assumono di volere cambiare le cose.
La domanda è: in un contesto nettamente “autoritario” le cose possono cambiare e come?
La risposta è che possono cambiare, solo se volute dai “vertici”: per esempio negli Stati Uniti, il Presidente della Repubblica (e anche Trump lo sa, per esperienza diretta) conta meno di CIA, FBI e Pentagono; in Italia,  per volere degli anglo-americani, il governo del Paese è affidato alternativamente assolutisti-autoritari d.o.c: cattolici, comunisti e, da ultimi, fascisti, dopo averli “allineati e coperti” (come dicono i militari) sulla soglia (ovvia) marcatamente atlantica; in tutti i Paesi Europei i servizi segreti sono sostanzialmente “filiali della CIA” e se sono colti, come suole dirsi, con le “mani nel sacco” sono prontamente definiti “deviati”; l’Unione Europea è governata sostanzialmente da vicerè degli Anglo-americani che spesso per compiacere “i padroni del vapore” assumono atteggiamenti da  “sceriffi”.


 
3°) Per quanto riguarda l’Italia , l’elezione di Trump significa poco o nulla. In primo luogo perché i leader di tutti i suoi partiti, com’è nell’italica tradizione di trasformismo, andranno, per dirla con Flaiano, “in soccorso del vincitore” salendo sul suo carro (non so se Donald accoglierà anche Giuseppe Conte, ritenendolo legato, non solo come esponente del Movimento 5Stelle alla Massoneria italiana più strettamente legata al Partito Democratico statunitense). In secondo luogo, perché, a livello di massa, non v’è alcun segnale che la gente abbia acquisito lucidità, persuasione (in un sussulto di razionalità) circa la necessità di  liberarsi di tutte le utopie irrazionali  diffuse in venti secoli dai tre monoteismi religiosi mediorientali e dai due orientamenti politici germinati dall’idealismo platonico, post-platonico e teutonico di fine Ottocento.
Credere in un pur possibile cambiamento rischierebbe di diventare un’utopia per la sua prevedibile irrealizzabilità.
Difatti: anche se ormai l’idea di una decadenza senza rimedio dell’Occidente si va, diffondendo in maniera progressiva”, la persistenza nella cultura ancora vivente dell’Occidente delle vecchie e anchilosate ideologie dette di destra, di sinistra e di centro continua a impedire una comprensione della realtà libera dai condizionamenti (inconsci) dei vecchi schemi che hanno offuscato per decenni la mente di militanti democristiani e di altri partiti cosiddetti moderati di centro, oltre che soprattutto di fascisti e socialcomunisti. La gente continua a non affrontare i problemi per quel che rappresentano ma avversandoli o auspicandone il successo a seconda della parte politica da cui provengono. Con gente siffatta invocare la razionalità è fatica persa.