Sì, è un genocidio. È difficile e
doloroso ammetterlo, ma non possiamo più evitare questa conclusione. La storia
ebraica sarà d’ora in poi macchiata dal marchio di Caino per il “più orribile
dei crimini”, che non potrà essere cancellato. È così che sarà considerata nel
giudizio della Storia per le generazioni a venire. Gli obiettivi militari sono
quasi obiettivi incidentali mentre uccidono civili, e ogni palestinese a Gaza è
un obiettivo da uccidere. Questa è la logica del genocidio. Sì, lo so, quelli
che lo dicono «Sono tutti antisemiti o ebrei che odiano se stessi». Solo noi
israeliani, con la mente alimentata dagli annunci del portavoce dell’IDF ed
esposta solo alle immagini selezionate per noi dai media israeliani, vediamo la
realtà com’è. Come se non ci fosse una letteratura interminabile sui meccanismi
di negazione sociale e culturale delle società che commettono gravi crimini di
guerra. Israele è davvero un caso paradigmatico di tali società. Ciò che sta
accadendo a Gaza è un genocidio perché livello e ritmo di uccisioni
indiscriminate, distruzione, espulsioni di massa, sfollamenti, carestia,
esecuzioni, cancellazione delle istituzioni culturali e religiose,
disumanizzazione generalizzata dei palestinesi creano un quadro complessivo di
genocidio, di un deliberato e consapevole annientamento dell’esistenza
palestinese a Gaza. La Gaza palestinese come complesso
geografico-politico-culturale-umano non esiste più. Il genocidio è
l’annientamento deliberato di una collettività o di una parte di essa, non di
tutti i suoi individui. Ed è ciò che sta accadendo a Gaza. Il risultato è senza
dubbio un genocidio. Le numerose dichiarazioni di sterminio da parte di alti
funzionari del Governo israeliano e il tono generale di sterminio del discorso
pubblico indicano che questa era anche l’intenzione.
*Professore di
Storia dell’Olocausto al Dipartimento di Storia Ebraica dell’Università
Ebraica di Gerusalemme