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sabato 14 dicembre 2024

ANNA MAGNANI
di Laura D’Angelo


Anna Magnani
 
Anna Magnani. Basterebbe solo il nome, per evocare, attraverso il riferimento ad una delle attrici più importanti della storia del Cinema nazionale e internazionale, l’immagine di un’Italia nascente, che dal bianco e nero delle prime pellicole cinematografiche attende soltanto di tingersi dei colori della modernità. Anna Magnani rappresenta infatti un’icona del Cinema e il simbolo di una italianità che s’ammanta di forza e carattere, per sancire i tratti di una costruzione identitaria in cui l’Italia del secolo scorso ha trovato linfa, voce e volto. Un’attrice di cui Chiara Ricci, nel saggio Anna Magnani. Racconto d’attrice (Graphe.it, 2023, pp. 147) offre, a cinquant’anni dalla morte della Diva simbolo dell’Italia della Ricostruzione, un’interessante biografia, o come meglio la definiscono Italo Moscati e Franco D’Alessandro rispettivamente nella prefazione e nell’introduzione, «un’analisi intuitiva, psico-emotiva», volta a ricostruire il senso di una vita sospesa tra cinema e teatro, una vita in cui palcoscenico e realtà perdono i propri contorni per risolversi in unità («Ma chi può dirlo dove finisce il teatro e la vita comincia» dirà la Magnani nei panni di Camilla, ne La carrozza d’oro, 1952), in cui ogni personaggio interpretato non è altro che un volto della Magnani, un tratto caratteristico della sua indelebile personalità. Anna Magnani la diva, o meglio l’antidiva e la donna, l’attrice di teatro e quella cinematografica, la star internazionale che tuttavia «appartiene a Roma», l’artista che affida alla voce e al suo essere profondamente umana il senso di una interpretazione che la vuole vicina al suo popolo, vicina al dolore della gente e musa di un amore come principio incipitario e fonte continua di ispirazione e del proprio essere. 



Chiara Ricci ripercorre i tanti volti di Anna Magnani evidenziando nell’esperienza di Nannarella tutte le contraddizioni di un’età di transizione, all’insegna di una femminilità colta nella sua dolorosa e passionale aderenza alla vita. In un volume agile e appassionato che vuole essere un compendio delle principali tappe della vita professionale della Magnani emergono in un rapporto dialettico con il teatro e il palcoscenico, i tanti ruoli e tanti volti: Nannarella, Mamma Roma. E poi ancora La Lupa del Tevere, La belva, o soltanto La Magnani. Anna Magnani come Sora Pina di Roma città aperta (Roberto Rossellini, 1945), o come Gioconda Perfetti di Abbasso la ricchezza! (Gennaro Righelli, 1946), o ancora come Angelina, la popolana di Piatralata protagonista de L’onorevole Angelina (Luigi Zampa, 1947), la Maddalena Cecconi di Bellissima (Luchino Visconti, 1951), ma l’elenco potrebbe continuare, oppure procedere a ritroso, fino a tornare a quell’asilo materno di via Salaria n.126, dove la Magnani nasce il 7 marzo del 1908, per poi fermarsi per sempre sulla celebre Walk of Fame, al 6385 di Hollywood Boulevard, dove dall’8 febbraio 1960 la star romana riceve la sua stella: simbolo di una carriera lunga e significativa, che alterna riconoscimenti internazionali come il Premio Oscar alla miglior attrice (con La rosa tatuata nel 1956), candidature e nominations (ben cinque Nastri D’Argento e il Golden Globe, tra gli altri), numerosi film e pellicole di costume, spettacoli di teatro e aneddoti (come dimenticare la «Guerra dei due vulcani» con Ingrid Bergman e Roberto Rossellini), o i tanti amici di una vita, Totò, Pasolini, De Sica, Fabrizi, una costellazione di nomi e volti d’arte di un’Italia piena di luci e lustrini, entusiasta e logora già di quella modernità che stravolgeva mode e abitudini. 



Il volume ripercorre come in un lungo flashback, al rallenty della ricostruzione documentaria i siparietti di costume, i palchi dei teatri da rivista fino alle scene più acclamate e alle pellicole che hanno sancito attraverso la voce della Magnani la nascita del Neorealismo, tanto da sfogliare le pagine della memoria dai vicoli di Roma fino a Hollywood con uno sguardo malinconico e un po’ disincantato, dove la Anna Magnani ritorna con la sua grazia irridente, canzonatoria, profondamente umana, a riconfermare il senso di un’identità dimidiata tra palcoscenico e cinematografo, specchio di un’arte che ha nella vita il suo orizzonte ontologico di riferimento. Il libro si arricchisce di documenti e testimonianze, di una filmografia e scambi epistolari e stralci di interviste, per una ricostruzione seria e attenta dell’universo Magnani che scandaglia attraverso il racconto di una vita spettacolare un’epoca di contraddizioni e cambiamenti, senza dimenticare la donna, colta nel suo tragico quanto umano, troppo umano, esistere.