(Brescia, Piazza della Loggia, 28 maggio 1974/ 28 maggio 2024) Infine, venne lavata la piazza, ripulita, sciacquata, smacchiata. Piovve qualcosa di sporcoquel giorno, il tempopareva inclemente in quel maggio: la piazza pareva un catino bucato,
un cucchiaio ricurvo sul fondo degli occhi. Fu ripulita, infine, la piazza, ripulita, smacchiata, sciacquata. Ci fu chi provò a contare le schegge scomposte, chi si affrettò a rimuovere tutte le tracce, la verità fu strizzata fino a romperne il cuore. Qualcuno nascose i pezzi
del puzzle irrisolto, un altro, con sorriso
inquietante e una mano là sotto, disse -ora pace va
fatta, la vita prosegue, sia riaperto il mercato!
Con prudenza ci si volle
indignare
la rabbia fu schiacciata giù in fondo (il rosso è uno strano
colore, è il primo a sbiadire). Così si pagò l’imbianchino, l’architetto solerte, il designer stellato,
si diedero tre mani di bianco a quei muri (ma il nero ogni tanto riappare). La vedi la riga che cola, la sottile traccia indurita che ingrossa? Li vedi quei corpi levarsi nei sogni con ritmo scomposto dietro il velo sottile? Lo senti il fiato malato sul collo della città, la mano che fruga dentro memorie tradite? Processioni ora ostentano ragioni confuse, con campane che suonano a morto
mentre soffiano al vuoto fanfare e tromboni nel salotto arredato e composto. Di un giorno di maggio,
di un giorno bagnato di nero che resta? Una riga scura sul marmo,
una che scende dall’occhio velato,
e il lamento che eterna l’antico boato, copre l’urlo del mondo (che si è rovesciato).