Non vi è
dubbio che il tradimento maggiore, al limite sorprendente e il più pericoloso,
è quello dell’Europa. L’Europa esce dalla tragedia della seconda guerra
mondiale, dal nazismo, dal fascismo, dall’inferno della Shoah, con la missione
storica di essere la bandiera della pace, della civilizzazione, della
collaborazione tra i popoli. E ciò, pur tra tante difficoltà, è stata la sua
direttiva di fondo e la sua testimonianza nel corso degli ultimi 70 anni. Una
direttiva e una direzione di marcia che si è andata disperdendo negli anni più
recenti. E ciò mentre le vicende della storia (come la caduta di leadership e
il crescente indebolimento degli Stati Uniti, l’indebolimento di molte strutture
della comunità internazionale come l’ONU, l’emergere di nuovi grandi soggetti
politici ed economici (come la nuova Russia, la Cina, l’India), il confronto
sempre più duro con parti del mondo musulmano, l’incapacità di tanta parte del
Sud America di trovare una propria via di uscita stabile dai suoi mali
tradizionali) chiamavano l’Europa ad un ruolo più importante di sempre, di
testimonianza, di impegno e guida intellettuale e morale, di pacificazione e di
collaborazione tra popoli e paesi diversi. È nella sua incapacità di rispondere
positivamente a questa grande chiamata della storia, nel suo immobilismo, nel
suo asservimento al partito dei guerrafondai, il grande tradimento dell’Europa.
Cercherò di spiegarmi meglio citando alcuni passaggi del bellissimo e
commovente libro Oltre il male (Editori Laterza, novembre 2024) che
contiene una profonda e toccante conversazione tra Edith Bruck (nata nel 1931
ha scoperto il male ad Auschwitz a 13 anni) e Andrea Riccardi (nato nel 1950
storico e impegnato a lavorare per preservare la pace e la collaborazione in
tanti luoghi in cui fosse necessario): Riccardi: “La pace è oggi scomparsa
dall’orizzonte del futuro. Alla generazione che è uscita dalla Seconda guerra
mondiale era molto chiaro cosa fosse la pace. La pace era il contrario di
quello che avevano vissuto, il contrario della guerra, di Auschwitz, dei
bombardamenti. Tanti testimoni hanno raccontato il giorno della liberazione di
Roma nel giugno ’44 - io ho studiato molto quel periodo e parlato con tanti
testimoni - e il racconto è di una gioia incontenibile per le strade della
città. Era la gioia della pace. Per anni noi abbiamo continuato a credere che
la pace fosse quella segnata dal rifiuto della Seconda guerra mondiale, una
pace da conservare e incrementare. E infatti nella Costituzione si legge,
all’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie”.
Quel ripudio nasceva proprio dall’esperienza terribile della guerra mondiale.
Oggi invece mi sembra che non ripudiamo più la guerra. Di più: mi sembra che
abbiamo accettato la guerra come un fatto inevitabile…
Il punto è: oggi la comunità
internazionale ha la forza di immaginare e realizzare la pace? Assistiamo
all’assenza dell’ONU, alla fragilità degli Stati Uniti, all’immobilismo
dell’Europa”. Bruck: “In questa incapacità che tu denunci a me sembra di vedere
che la storia sia tornata indietro, sia retrocessa totalmente e siamo
retrocessi noi: l’umanità intera è retrocessa invece di andare avanti. La
nostalgia degli imperi? La nostalgia delle frontiere? Dei confini? Nuove
guerre? Nuove ondate di profughi? È incredibile! Guarda cosa sta succedendo in
Europa, la tanto decantata Unione Europea dei 27 paesi membri in cui però ognuno
si preoccupa per sé. Non vedo una politica unita dell’Europa, non c’è”. Il
grande tradimento dell’Europa è di avere ammainato la bandiera della pace, la
testimonianza della pace, la filosofia della pace. Dico questo pur nella
convinzione che, per come sono andate le cose, l’Europa doveva sostenere
l’Ucraina anche con la fornitura di armi per fronteggiare l’invasione russa. Ma
al contempo doveva, con forza e determinazione, pretendere e, starei per dire,
“minacciare” prima la tregua e poi la pace sulla base di un onorevole
compromesso. Ciò era assolutamente possibile, come ha confermato il Foreign
Affairs che dice che, tra marzo e aprile 2022 Russia e Ucraina erano vicine ad
un accordo, ma questo sarebbe saltato per via delle pressioni di Boris Johnson,
allora primo ministro britannico, su Zelensky presidente ucraino. E Boris
Johnson operava in sintonia con il partito della guerra americano che
alimentava il folle disegno di battere la Russia di Putin attraverso la piccola
e fragile Ucraina armata e sostenuta da USA, Inghilterra, Europa. Nell’essersi
asservita supinamente a questo folle disegno è il grande tradimento
dell’Europa. Ciò viene analizzato a fondo e documentato, con il rigore dello
storico e del sociologo indipendente, nell’assai importante libro di Emmanuel
Todd, storico e sociologo francese: La sconfitta dell’occidente (Fazi
Editore, settembre 2004, oltre ottantamila copie vendute in Francia). Sono
d’accordo con Pino Arlecchi che definisce questo libro “la più lucida, spietata
e documentata analisi della crisi euroamericana degli ultimi anni, un obbligo
di lettura per tutti”.
Non posso soffermarmi su questo
importante libro che mette a fuoco le debolezze dell’Occidente (qualunque cosa
questa obsoleta parola significhi) e soprattutto dell’oligarchia finanziaria
statunitense, ma mi limiterò a citare alcuni passaggi su quello che Todd
chiama: “Il suicidio assistito dell’Europa”: “L’Europa si trova impegnata in
una guerra profondamente contraria ai suoi interessi e autodistruttiva, e
questo nonostante i suoi promotori ci abbiano venduto, per almeno trent’anni,
l’idea di un’Unione sempre più profonda che, grazie all’euro, sarebbe diventata
una potenza autonoma, nonché un contrappeso ai giganti rappresentati da Cina e
Stati Uniti. L’Unione Europea è scomparsa appresso alla NATO, oggi più che mai
asservita agli Stati Uniti. Come ho già detto, l’asse Berlino-Parigi è stato
soppiantato da quello Londra-Varsavia-Kiev guidato da Washington e rafforzato
dai paesi scandinavi e baltici, divenuti ormai dei satelliti diretti della Casa
Bianca e del Pentagono… Sono trascorsi ormai alcuni mesi e il mistero di
un’Europa occidentale che, pur non essendo il principale fornitore di armi
dell’Ucraina, sta comunque sopportando il peso economico maggiore della guerra,
si fa sempre più fitto. Dopo il fallimento della controffensiva ucraina
lanciata il 4 giugno 2023, con armamenti insufficienti e senza una copertura
aerea - dovuta alle carenze occidentali - sappiamo ormai che la Russia non
verrà sconfitta. Perché allora accanirsi in una guerra infinita? L’ostinazione
dei leader europei sta diventando un fenomeno intrigante. Gli obiettivi
ufficiali del conflitto si basano su una visione aberrante della realtà.
Rifiutando la modalità emotiva che imperversa nei media allo scopo di
accecare alcuni dei nostri dirigenti, come pure i nostri popoli, mi preme
risolvere un problema storico: per quale motivo, in assenza di qualsiasi
minaccia militare, gli europei, e in particolare il gruppo dei sei paesi
originari, si sono impegnati in un conflitto così contrario ai loro interessi e
il cui intento ufficiale è moralmente dubbio?
Per convincersi che la minaccia
russa è pura fantasia, basta notare che Doneck, la principale città del
Donbass, dista 100 chilometri dal confine russo, 1000 chilometri da Mosca, 2000
chilometri da Berlino, 3000 chilometri da Parigi, 3200 chilometri da Londra e
8400 chilometri da Washington. La Russia sta dunque combattendo lungo i propri
confini. Una lettura senza pregiudizi della carta geografica conferma che, come
assicurano i suoi leader, sta conducendo una guerra difensiva contro un mondo
occidentale offensivo.
L’obiettivo ufficiale dell’Ucraina, e quindi di coloro
che la sostengono, è quello di ricondurre dei territori popolati dai russi, in
Crimea e nel Donbass, sotto l’autorità del governo di Kiev. Perché l’Europa, il
continente della pace, si è fatta coinvolgere a livello tecnico in quella che
gli storici del futuro giudicheranno una guerra di aggressione? Un’aggressione,
a dire il vero, molto singolare: non stiamo inviando un esercito, ma semplicemente
fornendo denaro e attrezzature, sacrificando la popolazione ucraina, militare e
civile. Nel capitolo precedente ho descritto lo stato zero della religione. In
questo caso viene in mente l’ipotesi della moralità zero, generata in Europa
occidentale dall’estinzione delle credenze collettive zombie. Tuttavia,
malgrado queste assurdità e inverosimiglianze, l’Europa non è sprofondata nella
guerra per caso, per stupidità o per un incidente. Qualcosa l’ha spinta a farlo
e non è tutta colpa degli Stati Uniti. Quel qualcosa è la sua stessa
implosione. Il progetto europeo è morto. Un senso di vuoto sociologico e
storico si è impadronito delle nostre élite e delle nostre classi medie”.
La guerrafondaia
Ma devo anche ricordare con
approvazione la dichiarazione di alcuni membri italiani del parlamento europeo
sulla Risoluzione sull’Ucraina votata dal Parlamento europeo il 28 novembre
2024: “La Risoluzione sull’Ucraina votata il 28 novembre dal Parlamento europeo
è una dichiarazione di guerra che ci precipita nella catastrofe. Siamo sempre
più in pericolo. Armare e ancora armare l’Ucraina per perseguire una vittoria
impossibile attraverso la sconfitta e l’umiliazione della Russia. È questa la
folle sfida rilanciata, dopo tre anni di ferro e fuoco che sono costati
l’inutile sacrificio di centinaia di migliaia di giovani ucraini mandati al
massacro, e di impoverimento verticale dei cittadini europei”. “Le istituzioni
europee hanno tradito la ragione d’essere dell’Europa, quella di assicurare un
futuro di pace ai suoi popoli nella condivisione di un medesimo destino. I
rappresentanti che siedono in Parlamento hanno deciso di prometterci
distruzione e morte, votando a favore della Risoluzione. Politici senza
vergogna che rivendicano fieramente, petto in fuori, la loro scelta”.