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martedì 17 dicembre 2024

IL GRANDE TRADIMENTO DELL’EUROPA
di Marco Vitale


 
Non vi è dubbio che il tradimento maggiore, al limite sorprendente e il più pericoloso, è quello dell’Europa. L’Europa esce dalla tragedia della seconda guerra mondiale, dal nazismo, dal fascismo, dall’inferno della Shoah, con la missione storica di essere la bandiera della pace, della civilizzazione, della collaborazione tra i popoli. E ciò, pur tra tante difficoltà, è stata la sua direttiva di fondo e la sua testimonianza nel corso degli ultimi 70 anni. Una direttiva e una direzione di marcia che si è andata disperdendo negli anni più recenti. E ciò mentre le vicende della storia (come la caduta di leadership e il crescente indebolimento degli Stati Uniti, l’indebolimento di molte strutture della comunità internazionale come l’ONU, l’emergere di nuovi grandi soggetti politici ed economici (come la nuova Russia, la Cina, l’India), il confronto sempre più duro con parti del mondo musulmano, l’incapacità di tanta parte del Sud America di trovare una propria via di uscita stabile dai suoi mali tradizionali) chiamavano l’Europa ad un ruolo più importante di sempre, di testimonianza, di impegno e guida intellettuale e morale, di pacificazione e di collaborazione tra popoli e paesi diversi. È nella sua incapacità di rispondere positivamente a questa grande chiamata della storia, nel suo immobilismo, nel suo asservimento al partito dei guerrafondai, il grande tradimento dell’Europa. Cercherò di spiegarmi meglio citando alcuni passaggi del bellissimo e commovente libro Oltre il male (Editori Laterza, novembre 2024) che contiene una profonda e toccante conversazione tra Edith Bruck (nata nel 1931 ha scoperto il male ad Auschwitz a 13 anni) e Andrea Riccardi (nato nel 1950 storico e impegnato a lavorare per preservare la pace e la collaborazione in tanti luoghi in cui fosse necessario): Riccardi: “La pace è oggi scomparsa dall’orizzonte del futuro. Alla generazione che è uscita dalla Seconda guerra mondiale era molto chiaro cosa fosse la pace. La pace era il contrario di quello che avevano vissuto, il contrario della guerra, di Auschwitz, dei bombardamenti. Tanti testimoni hanno raccontato il giorno della liberazione di Roma nel giugno ’44 - io ho studiato molto quel periodo e parlato con tanti testimoni - e il racconto è di una gioia incontenibile per le strade della città. Era la gioia della pace. Per anni noi abbiamo continuato a credere che la pace fosse quella segnata dal rifiuto della Seconda guerra mondiale, una pace da conservare e incrementare. E infatti nella Costituzione si legge, all’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie”. Quel ripudio nasceva proprio dall’esperienza terribile della guerra mondiale. Oggi invece mi sembra che non ripudiamo più la guerra. Di più: mi sembra che abbiamo accettato la guerra come un fatto inevitabile…



Il punto è: oggi la comunità internazionale ha la forza di immaginare e realizzare la pace? Assistiamo all’assenza dell’ONU, alla fragilità degli Stati Uniti, all’immobilismo dell’Europa”. Bruck: “In questa incapacità che tu denunci a me sembra di vedere che la storia sia tornata indietro, sia retrocessa totalmente e siamo retrocessi noi: l’umanità intera è retrocessa invece di andare avanti. La nostalgia degli imperi? La nostalgia delle frontiere? Dei confini? Nuove guerre? Nuove ondate di profughi? È incredibile! Guarda cosa sta succedendo in Europa, la tanto decantata Unione Europea dei 27 paesi membri in cui però ognuno si preoccupa per sé. Non vedo una politica unita dell’Europa, non c’è”. Il grande tradimento dell’Europa è di avere ammainato la bandiera della pace, la testimonianza della pace, la filosofia della pace. Dico questo pur nella convinzione che, per come sono andate le cose, l’Europa doveva sostenere l’Ucraina anche con la fornitura di armi per fronteggiare l’invasione russa. Ma al contempo doveva, con forza e determinazione, pretendere e, starei per dire, “minacciare” prima la tregua e poi la pace sulla base di un onorevole compromesso. Ciò era assolutamente possibile, come ha confermato il Foreign Affairs che dice che, tra marzo e aprile 2022 Russia e Ucraina erano vicine ad un accordo, ma questo sarebbe saltato per via delle pressioni di Boris Johnson, allora primo ministro britannico, su Zelensky presidente ucraino. E Boris Johnson operava in sintonia con il partito della guerra americano che alimentava il folle disegno di battere la Russia di Putin attraverso la piccola e fragile Ucraina armata e sostenuta da USA, Inghilterra, Europa. Nell’essersi asservita supinamente a questo folle disegno è il grande tradimento dell’Europa. Ciò viene analizzato a fondo e documentato, con il rigore dello storico e del sociologo indipendente, nell’assai importante libro di Emmanuel Todd, storico e sociologo francese: La sconfitta dell’occidente (Fazi Editore, settembre 2004, oltre ottantamila copie vendute in Francia). Sono d’accordo con Pino Arlecchi che definisce questo libro “la più lucida, spietata e documentata analisi della crisi euroamericana degli ultimi anni, un obbligo di lettura per tutti”.

 
Non posso soffermarmi su questo importante libro che mette a fuoco le debolezze dell’Occidente (qualunque cosa questa obsoleta parola significhi) e soprattutto dell’oligarchia finanziaria statunitense, ma mi limiterò a citare alcuni passaggi su quello che Todd chiama: “Il suicidio assistito dell’Europa”: “L’Europa si trova impegnata in una guerra profondamente contraria ai suoi interessi e autodistruttiva, e questo nonostante i suoi promotori ci abbiano venduto, per almeno trent’anni, l’idea di un’Unione sempre più profonda che, grazie all’euro, sarebbe diventata una potenza autonoma, nonché un contrappeso ai giganti rappresentati da Cina e Stati Uniti. L’Unione Europea è scomparsa appresso alla NATO, oggi più che mai asservita agli Stati Uniti. Come ho già detto, l’asse Berlino-Parigi è stato soppiantato da quello Londra-Varsavia-Kiev guidato da Washington e rafforzato dai paesi scandinavi e baltici, divenuti ormai dei satelliti diretti della Casa Bianca e del Pentagono… Sono trascorsi ormai alcuni mesi e il mistero di un’Europa occidentale che, pur non essendo il principale fornitore di armi dell’Ucraina, sta comunque sopportando il peso economico maggiore della guerra, si fa sempre più fitto. Dopo il fallimento della controffensiva ucraina lanciata il 4 giugno 2023, con armamenti insufficienti e senza una copertura aerea - dovuta alle carenze occidentali - sappiamo ormai che la Russia non verrà sconfitta. Perché allora accanirsi in una guerra infinita? L’ostinazione dei leader europei sta diventando un fenomeno intrigante. Gli obiettivi ufficiali del conflitto si basano su una visione aberrante della realtà. Rifiutando la modalità emotiva che imperversa nei media allo scopo di accecare alcuni dei nostri dirigenti, come pure i nostri popoli, mi preme risolvere un problema storico: per quale motivo, in assenza di qualsiasi minaccia militare, gli europei, e in particolare il gruppo dei sei paesi originari, si sono impegnati in un conflitto così contrario ai loro interessi e il cui intento ufficiale è moralmente dubbio? 



Per convincersi che la minaccia russa è pura fantasia, basta notare che Doneck, la principale città del Donbass, dista 100 chilometri dal confine russo, 1000 chilometri da Mosca, 2000 chilometri da Berlino, 3000 chilometri da Parigi, 3200 chilometri da Londra e 8400 chilometri da Washington. La Russia sta dunque combattendo lungo i propri confini. Una lettura senza pregiudizi della carta geografica conferma che, come assicurano i suoi leader, sta conducendo una guerra difensiva contro un mondo occidentale offensivo. 

L’obiettivo ufficiale dell’Ucraina, e quindi di coloro che la sostengono, è quello di ricondurre dei territori popolati dai russi, in Crimea e nel Donbass, sotto l’autorità del governo di Kiev. Perché l’Europa, il continente della pace, si è fatta coinvolgere a livello tecnico in quella che gli storici del futuro giudicheranno una guerra di aggressione? Un’aggressione, a dire il vero, molto singolare: non stiamo inviando un esercito, ma semplicemente fornendo denaro e attrezzature, sacrificando la popolazione ucraina, militare e civile. Nel capitolo precedente ho descritto lo stato zero della religione. In questo caso viene in mente l’ipotesi della moralità zero, generata in Europa occidentale dall’estinzione delle credenze collettive zombie. Tuttavia, malgrado queste assurdità e inverosimiglianze, l’Europa non è sprofondata nella guerra per caso, per stupidità o per un incidente. Qualcosa l’ha spinta a farlo e non è tutta colpa degli Stati Uniti. Quel qualcosa è la sua stessa implosione. Il progetto europeo è morto. Un senso di vuoto sociologico e storico si è impadronito delle nostre élite e delle nostre classi medie”.

La guerrafondaia

Ma devo anche ricordare con approvazione la dichiarazione di alcuni membri italiani del parlamento europeo sulla Risoluzione sull’Ucraina votata dal Parlamento europeo il 28 novembre 2024: “La Risoluzione sull’Ucraina votata il 28 novembre dal Parlamento europeo è una dichiarazione di guerra che ci precipita nella catastrofe. Siamo sempre più in pericolo. Armare e ancora armare l’Ucraina per perseguire una vittoria impossibile attraverso la sconfitta e l’umiliazione della Russia. È questa la folle sfida rilanciata, dopo tre anni di ferro e fuoco che sono costati l’inutile sacrificio di centinaia di migliaia di giovani ucraini mandati al massacro, e di impoverimento verticale dei cittadini europei”. “Le istituzioni europee hanno tradito la ragione d’essere dell’Europa, quella di assicurare un futuro di pace ai suoi popoli nella condivisione di un medesimo destino. I rappresentanti che siedono in Parlamento hanno deciso di prometterci distruzione e morte, votando a favore della Risoluzione. Politici senza vergogna che rivendicano fieramente, petto in fuori, la loro scelta”.