All'interno
di un quadro generale segnato da una forte aggressività istituzionale, da un
atteggiamento bellicista sul piano delle relazioni esterne, da progetti di
revisione costituzionale che se attuati minerebbero il rapporto tra prima e
seconda parte della nostra Carta fondamentale generando un sistema di
democratura tale da superare il modello della democrazia pattizia stabilito nel
1947 trasocialisti, comunisti,
cattolici popolari e liberali storici o di nuovagenerazione, la destra italiana dal 2022 sta
governando il Paese puntando anche, per la sua parte legata storicamente a idee
del '900 totalitario, a realizzare un'egemonia culturale. I
decreti varati da questo governo sul terreno della sicurezza, dei migranti, dei
diritti civili, del rapporto con i soggetti fragili sembrano caratterizzati da
vera cattiveria stracciando quel che restava del garantismo penale, della
democrazia costituzionale e dello stato di diritto. Le forze democratico-
progressiste e della sinistra si debbono interrogare su questi punti e
sviluppare un'analisi che porti a conseguenze politiche: può essere costruita
in conseguenza una strategia di alleanza che conduca a realizzare un progetto
di alternativa tenendo conto della situazione economica, sociale, culturale del
Paese e delle stesse prospettive europee? Se si ritiene che nelle condizioni
descritte sia sufficiente puntare a un bipolarismo "temperato" allora
ci si può accontentare di una alleanza elettorale (anche a scartamento ridotto
come fu nel settembre 2022) che magari perda le elezioni e costruisca
dall'opposizione una possibilità di alternanza che maturerebbe però all'interno
di un sistema già fortemente modificato. Se invece si pensa che allo stato
delle cose vigenti sia necessaria una vera alternativa di sistema partendo dal
ripristino costituzionale allora sarebbe il caso di approfondire e di lavorare
per un progetto diverso di ben altra consistenza morale e politica. L'interrogativo
sembra valido perché manca un'analisi sull'identità di questa destra
prescindendo anche dai rami discendenti dal fascismo che pure vi sono presenti
e dalle forme egoistiche di rifiuto dell'altro, mutuate dalla filosofia
dell'individualismo competitivo che fa parte del DNA della Lega. Sembrerebbe
necessario lavorare su questo punto muovendosi nel senso gramsciano di una
conoscenza non superficiale dell'avversario come invece si sta verificando in
questa dimensione politica segnata dal fenomeno della "democrazia
recitativa" che coinvolge anche forze che potrebbero/dovrebbero far parte
di uno schieramento/soggetto alternativo.