PUTIN, TRUMP E LA CRISI IN SIRIA di
Luigi Mazzella
Persino
i maggiori esperti di diritto internazionale e di geopolitica incontrano
difficoltà nel fare previsioni sul futuro della Siria dopo il crollo del regime
di Assad.In quel Paese confluiscono
aspetti insoliti persino per quel crogiuolo di composti vari, contrastanti e
opposti qual è il Medio Oriente. Difatti, a parte i conflitti religiosi, le
ingerenze di Erdogan con evidenti mire espansionistiche, il processo di
decolonizzazione tuttora incompiuto con una confusione di confini disegnati, in
tempi lontani, da francesi e inglesi, la presenza di una base americana,
l’andirivieni in opposte direzioni di rifugiati e di profughi, v’è l’attacco
dell’aviazioneIsraeliana sulle alture
del Golan che non promette nulla di buono, pur dopo anni di spietata tirannia,
al fine di un assestamento pacifico nella zona. A tale ultimo fine, la saggia prudenza
di Vladimir Putin (che tempestivamente si è ritirato dal caos siriano, prima di
dover distruggere aerei inviati da Netanyau) e la lucida visione di Donald
Trump di cui è sempre più palese la propensione per la creazione di nuovi
equilibri geopolitici da stabilire in sostituzione di quelli obsoleti dell’imperialismo
anglo-americano del secondo dopoguerra mondiale (post Hiroshima e Nagasaki), se
rappresentano un punto di vantaggio rispetto alla mentalità guerrafondaia prima
dominante ed espressione tragicadi una follia deleteria e autodistruttiva,
non sono da sole sufficienti a dare tranquillità agli abitanti della parte
occidentale del globo. Perché al “cessate il fuoco” in Ucraina alla Trump segua
una vera pace occorre che gli Europei acquistino consapevolezza del loro ruolo
che non è quello di eseguire gli ordini di spie e generali felloni
anglo-americani, interessati esclusivamente alle locupletazioni smisurate di
Wall Street, della City e dell’industria delle armi. Ancora più difficile, per
non dire impossibile, che le congiunte buone volontà di Putin e di Trump
possano ottenere buoni risultati per la pace in Medio Oriente. In quelle lande
non confliggono religiosi come i cattolici e i protestanti che di guerre sante o
mondiali in Europa dovrebbero (con le eccezioni dei recidivi che Continolo definisce
“i superidioti”) averne le scatole piene e che sono in via di
“scristianizzazione”, ma ebrei anche ortodossi e fondamentalisti contro
islamici, sciiti o sunniti, che trovano nelle loro credenze la stessa furia
fanatica e devastatrice rimasta intatta per duemila anni.