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sabato 14 dicembre 2024

PUTIN, TRUMP E LA CRISI IN SIRIA  
di Luigi Mazzella

 
Persino i maggiori esperti di diritto internazionale e di geopolitica incontrano difficoltà nel fare previsioni sul futuro della Siria dopo il crollo del regime di Assad.  In quel Paese confluiscono aspetti insoliti persino per quel crogiuolo di composti vari, contrastanti e opposti qual è il Medio Oriente. Difatti, a parte i conflitti religiosi, le ingerenze di Erdogan con evidenti mire espansionistiche, il processo di decolonizzazione tuttora incompiuto con una confusione di confini disegnati, in tempi lontani, da francesi e inglesi, la presenza di una base americana, l’andirivieni in opposte direzioni di rifugiati  e di profughi, v’è l’attacco dell’aviazione  Israeliana sulle alture del Golan che non promette nulla di buono, pur dopo anni di spietata tirannia, al fine di un assestamento pacifico nella zona. A tale ultimo fine, la saggia prudenza di Vladimir Putin (che tempestivamente si è ritirato dal caos siriano, prima di dover distruggere aerei inviati da Netanyau) e la lucida visione di Donald Trump di cui è sempre più palese la propensione per la creazione di nuovi equilibri geopolitici da stabilire in sostituzione di quelli obsoleti dell’imperialismo anglo-americano del secondo dopoguerra mondiale (post Hiroshima e Nagasaki), se rappresentano un punto di vantaggio rispetto alla mentalità guerrafondaia prima dominante ed  espressione tragica  di una follia deleteria e autodistruttiva, non sono da sole sufficienti a dare tranquillità agli abitanti della parte occidentale del globo. Perché al “cessate il fuoco” in Ucraina alla Trump segua una vera pace occorre che gli Europei acquistino consapevolezza del loro ruolo che non è quello di eseguire gli ordini di spie e generali felloni anglo-americani, interessati esclusivamente alle locupletazioni smisurate di Wall Street, della City e dell’industria delle armi. Ancora più difficile, per non dire impossibile, che le congiunte buone volontà di Putin e di Trump possano ottenere buoni risultati per la pace in Medio Oriente. In quelle lande non confliggono religiosi come i cattolici e i protestanti che di guerre sante o mondiali in Europa dovrebbero (con le eccezioni dei recidivi che Continolo definisce “i superidioti”) averne le scatole piene e che sono in via di “scristianizzazione”, ma ebrei anche ortodossi e fondamentalisti contro islamici, sciiti o sunniti, che trovano nelle loro credenze la stessa furia fanatica e devastatrice rimasta intatta per duemila anni.