L’attualità
della vicenda legata alla “liberazione con aereo di Stato” del libico Almansri
suggerisce due considerazioni diverse tra loro ma egualmente coerenti:
1) “L’atto dovuto” di
trasmissione al Tribunale dei Ministri della denuncia avanzata dall’avv. Li
Gotti nel merito della vicenda riguardante la già citata fuoriuscita dall’Italia
del libico Almansri (firmato con ottocenteschi “ossequi” dal Procuratore di
Roma) ha consentito alla presidente del Consiglio di alzare ancora una volta il
tiro al riguardo della presunzione di “passività complottistica” che anima le
sue giornate. Sarà uno schema abusato ma deve essere ricordato ancora una volta
che lo scontro Magistratura-Governo (o ceto politico) può anche risultare utile
allo scopo di ottundere e coprire la realtà di un modo di governare allineato
alle peggiori destre mondiali, supino di fronte alla nuova frontiera del
dominio tecnocratico, incapace di fronteggiare letante questioni critiche che
via via si sollevano nella vita quotidiana del Paese (sanità, lavoro, ecc.). Attenzione a non lasciare la
percezione pubblica dell’azione del dissenso posta al di fuori dell’azione del
Parlamento, dei Partiti, dei corpi sociali e considerato soltanto alla stregua
di uno scontro istituzionale posto al di fuori della condizione materiale delle
classi. Chi intende cercare di costruire un’alternativa cerchi di non
rifugiarsi negli anfratti della contesa tra il corpus dei giudici e inquirenti
e questo Governo: non proviamo a cercare sostitutivi che già in passato hanno
fornito esiti negativi alimentando tifoserie dell’anti politica che poi hanno
abbandonato il campo alle prime difficoltà lasciandoci scoperti con un 50% di
astenuti e gli esiti di incerti di governi giallo-qualcosa.
2) Le origini politico-culturali
di questo avv. Li Gotti che ha presentato la denuncia oggi oggetto del contendere
dello scontro in atto consentono una considerazione che riguarda anche la
storia della parte predominante nel governo, cioè Fratelli d’Italia. L’avv. Li
Gotti ha militato nel MSI all’epoca in cui questo partito (nelle cui fila
muoveva i primi passi l’attuale presidente del Consiglio) aveva costruito sul
giustizialismo la propria presenza in particolare nella fase di “Tangentopoli”.
Successivamente lo stesso avv. Li Gotti è passato all’Italia dei Valori:
anticamera del M5S e di quell’anti politica già richiamata poco sopra. Ricordo
due episodi: se può risultare incerta e comunque frammista la partecipazione di
militanti missini al famoso “lancio delle monetine” rivolto a Craxi all’uscita
dell’Hotel Raphael (punto di massima drammatizzazione politica della vicenda “Mani
Pulite”) è sicuramente attribuibile al MSI (organizzatore Teodoro Buontempo) e
al Fronte della Gioventù la manifestazione del 2 aprile 1993 davanti a
Montecitorio e ricordata per lo slogan “Siete circondati” rivolto verso i
parlamentari. Ci troviamo quindi nel pieno del filone giustizialista (ed anche
forcaiolo) che ha caratterizzato in quel periodo il MSI che ne trasse grandi
benefici politici al punto da essere sdoganato da Berlusconi e incluso (con l’etichetta
di AN, usata pre-Fiuggi) nella doppia alleanza (Lega al Nord, MSI al Sud) che
portò al primo governo di destra nel 1994. Dobbiamo quindi ricordare che
Fratelli d’Italia conserva la fiamma del MSI nel suo simbolo a testimonianza di
un arretramento storico rispetto alla stessa Alleanza Nazionale attraverso cui
il ceto dirigente missino pensava di evolvere la propria storia. Fratelli d’Italia
invece è nata come richiamo diretto alla realtà del MSI che, anche questo punto
è bene ricordarlo, nacque come progenie immediata del Partito Fascista
Repubblicano complice dell’invasione nazista dopo l’8 settembre con il
corollario di morti, deportazioni, violenze che hanno segnato in modo
indelebile la storia d’Italia.
Il punto vero di questa
situazione è che si rende necessario il recupero della politica in funzione di “visione
della società” e di “pedagogia etica”: l’agire politico appare avvolto in una
nebbia di vero e proprio smarrimento di senso e di restringimento d’ottica in
un eterno presente simboleggiato dalle destre al potere in molte parti del
mondo che stanno applicando con forza lo schema della riduzione nel rapporto “politica
e società” unito all’idea della decisionalità personalistica in funzione di una
“democrazia del pubblico” che si sta trasformando nella piattaforma per l’espansione
del modello autocratico a Est come a Ovest.