Per
documentare la nuova Europa guerrafondaia a trazione Nord-Est, Beda Romano
ha fatto come i giornalisti di una volta: ha preso valigia e zainetto, e da
Bruxelles è volato in Polonia, dove ha scoperto che il governo di Varsavia
sta costruendo al confine con la Bielorussia un’impressionante Linea Maginot.
Il mio commento all’interessantissimo reportage di Romano è il
seguente: l’opera è il prodotto della cronica insicurezza dei polacchi, e non
avrà altro effetto che di aumentare l’insicurezza, che è il vero scopo della
NATO. Naturalmente, più aumenta il senso di insicurezza, più ci si arma, e più
cresce il rischio di guerra: è la super-idiozia stupida. [Franco Continolo] Połowce.Pensavamo che la Linea Maginot, come il Vallo di Adriano, fossero ricordi
del passato, che i bunker fossero diventati mete turistiche, che la paura della
guerra fosse una reminiscenza della Storia. In molti paesi dell’Est Europa il
riarmo sulla scia della guerra russa in Ucraina va ben oltre l’acquisto di
armi. Fortificazioni e casematte, muri, sentinelle e rifugi sono tornati ad essere
i testimoni visibili del presente. In Polonia orientale, il conflitto è freddo,
ma ben reale. E così in altri paesi della regione. C’era un tempo quando tra la
Polonia e la Bielorussia i posti di frontiera erano innumerevoli. A segnare il
confine erano semplici pali piantati nel terreno. Nel giro di tre anni, il
governo polacco ha costruito 200 chilometri di barriera metallica di cinque
metri di altezza, sormontata da filo spinato. «In un primo momento l’obiettivo
era di bloccare l’arrivo di migranti irregolari, strumentalizzati da Minsk per
destabilizzare il nostro paese, spiega il generale dell’esercito polacco
Arkadiusz Szkutnik. Poi è scattato il timore di una invasione russa». Siamo a
Połowce, 200 chilometri a Est di Varsavia, nel Voivodato della Podlachia, una
zona amministrativa nata nel 1999, riprendendo l’antico nome della regione
quando la Polonia e la Lituania appartenevano alla stessa confederazione
(1569-1795). Rispetto ai paesi dell’Europa occidentale domina un clima diverso.
«Si vis pacem, para bellum», se vuoi la pace, prepara la guerra, ripetono
militari e politici, quasi a giustificare il forte aumento della spesa in
difesa (4,7% del Pil nel 2025), non tanto con la loro pubblica opinione ma con
i partner europei, spesso più cauti. In
Europa dell’Est il rapporto con Mosca è complesso. La storia dei paesi baltici
è nota. Ma anche a Varsavia rimane viva la memoria dell’occupazione russa tra
la fine del Settecento e l’inizio del Novecento, e a Stoccolma nessuno ha
dimenticato il lungo conflitto tra Pietro il Grande e Carlo XII di Svezia.
L’Eastern Shield richiama alla memoria la Linea Maginot, costruita in Francia
tra il 1928 e il 1938 per tentare di contrastare una invasione tedesca. Da
allora la tecnologia ha fatto straordinari progressi, ma gli istinti umani
paiono terribilmente simili.