Ero innocente eppure l’anziana maestra mi diede in pasto al
ludibrio per la vivace spontanea verità di esistere. Nell’ultimo banco da sola con le compagne dal bianco grembiule. Eppure il mio era il più bianco e inamidato. Non capivo e allora saltavo dal posto vuoto al mio: “Il banco dell’asino”,
eppure non avevo fatto niente, non davo calci. Sorridevo e quando la maestra arrivava, e puzzava di un odore strano, le portavo la borsa seguendola dietro. Quella puzza maleodorante la sento ancora. La direttrice veniva in aula a correggermi i quaderni. La maestra mi ignorava. Ero invisibile! A mia madre disse in mia presenza “Come sono stata bene per l’assenza di sua figlia...” Mia madre si mise contro tutti ed ebbe tutti contro. La direttrice si scusava per non poter far niente, la maestra che puzzava era direttrice come lei. L’esclusione da ogni attività
e L’ostilità delle compagne mi abituarono alla fantasia della solitudine, che ancora m’accompagna... Ho portato tante borse per compiacere e piacere. Non capivo e ancora ho da capire So che se qualcuno è solo nell’ultimo banco gli devo amore. Lo devo a me stessa In quell’ultimo banco ci
sono ancora io.