Non è davvero da sottovalutare la città di Monza, e non solo
perché con i suoi oltre 120 mila abitanti è la terza città della Lombardia dopo
Milano e Brescia. Dal capoluogo dista appena diciannove chilometri e per
raggiungerla in treno bastano una decina di minuti. Di treni lungo la sua
direttiva ce ne sono in abbondanza: con quelli di Trenord potete andare a Lecco
e a Tirano per esempio, mentre con quelli che provengono dalla Svizzera salite
a Monza e arrivate comodamente in Centrale e alla Stazione Garibaldi. Quando
sarà collegata con la Metropolitana, prevista verso il 2030 o giù di lì, i
monzesi e la loro bella città di movimento ne vedranno ancora di più. E non
solo per l’Autodromo rumoroso e inquinante, per me da sopprimere, ma per le sue
chiese (ne ha alcune antiche che fanno invidia a città più note e blasonate), per
la Villa Reale con il maestoso parco, per l’Arengario, il Ponte dei Leoni sotto
cui scorre il fiume Lambro e soprattutto per la basilica minore di San Giovanni Battista con i suoi marmi dai colori bianchi e blu, ritornati
all’antico splendore dopo un laborioso, lungo e paziente restauro. Per chi
monzese non è, chiarisco subito che sto parlando del Duomo. È al celebre evangelista
che è stato dedicato, e infatti sulla facciata è visibile una statua di bronzo
di Giovanni. Ma poiché l’idea più antica della edificazione si deve alla regina
dei longobardi Teodolinda, che vi è sepolta, non poteva mancare il volto di lei
che assieme a quello dello sposo Agilulfo, se ne sta incastonato
in uno dei due
medaglioni dell’arcata sopra il portale d’ingresso.
La meraviglia di questo
capolavoro dell’architettura gotica basterebbe da solo a giustificare una
visita a Monza. Io non ci tornavo da un bel po’, e appena mi sono immesso sulla
via Italia ho pensato a lui. Ho proseguito fino ad incrociare la piccola via
Teodolinda, qui ho svoltato sulla destra e ho percorso il breve tratto che ti
permette di trovartelo davanti. Fa da sfondo alla piazza e in parte la chiude,
mentre l’alta torre campanaria di almeno tre secoli più tarda che gli sta
addossato sul lato sinistro, abbondantemente lo sovrasta. Per un certo tempo il
campanile vi sfugge, non ci badate perché siete attratti dalla bicromia dei
marmi del Duomo, dalle edicole gugliate, dalle lesene, dai contrafforti, dalle
aperture delle trifore e delle bifore, dai pilastrini, dai rosoni. Poi non
potete fare a meno di puntare lo sguardo fino in cima e chiedervi se non
sarebbe stato meglio che la torre fosse altrove; che non ci fosse nulla da
nessun lato, e che la cattedrale vi apparisse sospesa in un vuoto assoluto, leggera
come una nuvola bianca.