Afronte
dell’ampiamente dimostrata aggressività della Russia nei confronti dei Paesi
confinanti, non so quale baluardo potrebbe rappresentare, contro un eventuale
(e assai probabile) tentativo di rientrare nel “possesso” del territorio
polacco da parte del nuovo impero russo, la presenza di paletti segna-confine
tra la Polonia e la Bielorussia, come sembrano rimpiangere Beda Romano e Franco
Cotinolo nell’articolo “Ossessione Sicurezza” di Giovedì 30 Gennaio su
“Odissea”. Il fatto che la Polonia sia reminiscente della lunga occupazione
Russo-Sovietica tra la fine del Settecento e la fine (non l’inizio) del
Novecento, a me sembra un terribile sì ma più che buon motivo per costruire
nuove fortificazioni ed erigere una cortina di ferro, questa volta ai confini orientali
del Paese piuttosto di quella che imprigionava il Paese all’interno di quel
“paradiso socialista” di cui il popolo polacco non sembra avere alcuna
nostalgia. Certo, si capisce bene il ragionamento: come la linea Maginot fu
travolta dall’onda Nazista, anche questa barriera ha poca probabilità di
resistere ad un più “moderno” urto russo. Ma la stessa sorte toccò all’esercito
Nazista sulle linee Gotica e Gustav quando fu la volta del contrattacco degli Alleati
in territorio Italiano a partire dal 1943. A proposito di quest’ultima linea, ne
faceva parte l’Abbazia di Montecassino. Vorrei invitare gli autori
dell’articolo a fare visita al Cimitero polacco nei pressi dell’Abbazia e
soffermarsi in raccoglimento di fronte a quella distesa di croci che segnano la
sepoltura di oltre mille ragazzi polacchi con questa iscrizione: «Per la nostra
e la vostra libertà noi soldati polacchi demmo l’anima a Dio, i corpi alla
terra d’Italia, alla Polonia i cuori». Ed ora pretendiamo che non cerchino di
difendere la loro stessa terra? Suvvia!