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venerdì 31 gennaio 2025

LA POLITICA OCCIDENTALE CAMBIERÀ PELLE?  
di Luigi Mazzella


 
Il cinema indipendente americano e alcune produzioni televisive in streaming ci hanno dato tessere utili per comporre il complesso mosaico della localizzazione attuale del potere politico negli United States (e quindi, per propagazione in tutto l’Occidente). Film e serial coraggiosi hanno denunciato l’esistenza di equivoci e diretti rapporti tra la lobby finanziaria di Wall Street e il principale organo dell’intelligence statunitense nonché di fonti di finanziamento di quest’ultimo provenienti dal traffico di droga sudamericana.
Una visione soddisfacente della degenerazione profondamente antidemocratica in atto nel Paese d’oltre Oceano, però, è possibile averla solo ricavando aliunde altri elementi atti a completare il quadro. Dalla cronaca degli ultimi momenti del primo mandato presidenziale di Donald Trump, si può ricavare che il Pentagono può tranquillamente disattendere un ordine del Presidente, da cui formalmente dipende come suo braccio armato, e rifiutarsi di eseguirlo. Ciò è avvenuto concretamente, infatti, quando il Presidente Trump aveva disposto il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan e i generali si erano sostanzialmente opposti, lasciando cadere nel nulla il comando e sul posto molti giovani ragazzi attesi, da tempo, dalle loro famiglie. Le notizie circa le difficoltà da sempre incontrate dallo stesso Presidente Trump con i vertici della CIA e dell’FBI hanno riempito, a loro tempo, intere pagine di giornali. L’ordine di “desecratazione” degli atti relativi all’omicidio dei due fratelli Kennedy (JF e Robert) e di Martin Luther King rappresenta la riprova che il Presidente, rieletto, voglia come suol dirsi “riaprire i conti”, “scoprire gli altarini” ed “eliminare qualche sepolcro imbiancato” (segno evidente che voci circolate negli ambienti politici, non solo americani, su responsabilità precise e gravi potrebbero avere qualche fondamento e risultare utili per  detronizzare o contenere uno strapotere esplicato anche a livello internazionale attraverso la rete spionistica e militare). Si è solo, invece, a livello di voci tanto insistenti quanto incontrollate relativamente alla ventilata l’esistenza di una coalizione, formatasi negli anni, soprattutto del secondo dopoguerra mondiale, tra la lobby finanziaria di Wall Street (e, a rimorchio, della City) e il Partito Democratico Statunitense (e quello, allo stesso titolo, laburista alla Tony Blair), comprendente la CIA (e, quindi, l’MI6) l’FBI, il Pentagono.



Un tale “accrocco” sarebbe divenuto addirittura “transnazionale”, in quanto esteso, con il sostegno dei servizi segreti “deviati” dalle spie americane in tutti i Paesi dell’Occidente, a tutti i partiti della Sinistra Occidentale, quelli ufficiali e quelli di rincalzo (con il ruolo di critici “agenti provocatori”).
Presumibilmente, chi nel corso di decenni ha costruito una tale “piramide” di potere non mollerà, con facilità, il ruolo conquistato nel governo dell’Occidente. E ciò, grazie a una serie di accorgimenti anche costituzionali, tra i quali primeggia, secondo un punto di vista sempre più diffuso, il ruolo assegnato all’ordine giudiziario sotto il falso mantello dell’autonomia e dell’indipendenza dalla “politica”. Il “popolo bue” in tutto l’Occidente, egemonizzato dalle potenze anglosassoni, secondo gli “architettati” orientamenti politici della suddetta coalizione, dovrebbe essere tenuto a bada dal “pauperismo” caritatevole e peloso, mutuato dal catto-comunismo mondiale, elevato a sistema di governo comune, con la concessione di sussidi, di bonus, di redditi di varia denominazione, di flat-tax per poveri et similia.
Questo nei propositi della vecchia e collaudata politica dei finti sinistrorsi del “buonismo” Occidentale.



Domanda: che succederà ora con l’avvento di Trump, Musk e altri giganti dell’Hi-tech che puntano a stravolgere tutti i canoni della vecchia politica del Partito Democratico Transnazionale e della vecchia Finanza del Dollaro imperniata soprattutto sui proventi dell’industria delle armi, resa fiorente da tutti i Presidenti Democratici (con la palma della vittoria spettante a Barack Obama, iniziatore di ben tre guerre e insignito dagli Svedesi del Premio Nobel per la Pace)? C’è chi risponde nulla di buono, perché la cultura dell’Occidente resta pur sempre quella dei cinque assolutismi incrociati. Un credo religioso dei tre presenti garantirà la persistenza di usanze e costumanze, pubbliche e private, del focoso Medio-Oriente garantendo un ricco futuro emotivo ai popoli e agli individui che si vantano di essere considerati “passionali”; cadendo in disgrazia i buonisti della carità sinistrorsa, la “fiaccola” della popolarità a buon mercato sarà raccolta dall’ala destrorsa del teutonico hegelismo. È ancora presto per azzardare previsioni, ma i segnali ci sono e sono inequivocabili. L’antenna del girellismo italico, tutt’altro che distratto, li ha già colti tutti e sembra voler capeggiare una seconda “rivoluzione fascista”, sempre sotto il segno di una M, ma questa volta di una “figlia del secolo”. Gli eredi “ideali” di Scurati e di Joe Wright avranno di che scrivere e filmare.
Resteranno, con gli occhi sbarrati, i pochi sognatori di un ritorno alla “razionalità” dei tempi aurei della civiltà mediterranea, sempre che la razza non si estingua.