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mercoledì 22 gennaio 2025

L’INSEDIAMENTO DI TRUMP 
di Luigi Mazzella
 
 
Nell’ultimo quinquennio, negli Stati Uniti d’America, non vi sono stati sondaggi d’opinione ma quello effettuato più di recente dava il 29% della popolazione americana contraria a ogni religione: gli atei e gli agnostici risultano in forte aumento, soprattutto tra i giovani. Ora, se si considera che i restanti due terzi degli Statunitensi, pur essendo in maggioranza cristiani e protestanti, si dividono in una pluralità di credi fideistici veramente impressionante, si deve dedurre che anche  un atto solenne come il giuramento del Presidente della Repubblica diretto a garantire l’osservanza da parte sua e del suo governo della Costituzione risponde al criterio di soddisfare solo la maggioranza dei votanti; quelli che non credono alla promessa dell’eletto se non poggia la mano sulla Bibbia. Sarebbe diverso in un Paese veramente laico, ma le tradizioni dei credenti vogliono la loro parte. E allora così sia!
Qualche ritocco alla cerimonia potrebbe farsi però per evitarne la “pacchianeria”, ma qui un sondaggio d’opinioni, fatto Oltreoceano, darebbe ancora minori soddisfazioni alle persone d’italico buon gusto. Difficile, quindi, evitare che una first lady si presenti nell’aulico luogo dove si festeggia una sorta di “incoronazione” di suo marito, vestita quasi a lutto (con un abito blù notte, nero sugli schermi televisivi) e con un cappello a larghe falde calato sugli occhi che la rende irriconoscibile anche ai suoi familiari.
Comunque, ogni giudizio estetico o pratico andrebbe bandito se l’eletto al seggio che, senza la CIA delle spie e il Pentagono dei generali, farebbe di lui l’uomo più potente del mondo, facesse da par suo un discorso rassicurante per l’intera umanità. Per l’insediamento di ieri ciò è avvenuto a metà. 
Un ragionamento a fil di logica imponeva che dopo un serie di Presidenti americani del Partito Democratico, legati saldamente alle manovre belliche permanenti di Wall Street e dell’industria delle armi, della CIA e del Pentagono, oltre che alle bombe atomiche, al Napalm, alle torture e ad altre nequizie criminali, un Presidente Repubblicano parlasse di Pace. E Trump l’ha fatto e ne sono felice anche se non esclusivamente per un atto di fiducia.
Se non l’avesse fatto gli elettori, stanchi di dissanguarsi per Zelensky e Netanyahu a tutto vantaggio di finanzieri e costruttori di missili e di bombe, gli avrebbero chiesto perché volere sostituire al flebile grido di guerra del debilitato Biden il suo roboante urlo di uomo in piene forze. 



Al di là delle promesse di una pace, garantita anche dalla dichiarata volontà di arrestare le immigrazioni illegali (sperabilmente non solo le “sue”),  il discorso di Trump ha rappresentato per molti solo la conferma del guazzabuglio confuso  di idee che caratterizza la cosiddetta  cultura occidentale di cui la sua è solo una delle tante drammatiche espressioni. Nel suo lungo intervento dinanzi ai predecessori (allineati e rigidi, con lo sguardo fisso da museo delle cere), Trump ha invocato l’aiuto di Dio, che gli avrebbe già salvato la vita per salvare l’America (Gott mit uns, di hitleriana memoria); ha dimostrato certezza che su Marte sarà issata la bandiera americana, prima di ogni altra; si è cimentato nel proporre un fondamentale (a suo giudizio) cambio di denominazione geografica: Golfo d’America e non del Messico (il Mare Nostrum di Mussolini?); propositi maschilisti senza se e senza ma: riconoscere solo due generi, i maschi e le femmine. Con lo ius pacis (del nostro amico Antonio Pileggi) nel cuore e nella mente, ho ascoltato i commenti nostrani nei talk-show organizzati sullo Stivale Mostri televisivi italioti (di Murdoch e nostrani). Il rimedio si è rivelato peggiore del male. Ho avuto la prova che nella scalata della collina della confusione siamo più vicini alla vetta degli stessi Americani. 
Nota d’appendice: Avere sistemato in un angolino nascosto della sala dell’incoronazione il Presidente argentino e la nostra Presidente del Consiglio in una sorta di “riserva latina” (clerico-fascista) è stato un atto di prudenza che la dice lunga sulla furbizia si Trump.