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sabato 25 gennaio 2025

SCAFFALI
di Angelo Gaccione


Nicolino Longo

Nicolino Longo aforista e poeta.
 
Cos’altro c’è da aggiungere a quanto già c’è in queste duecento cinquanta schegge e che il suo autore definisce “Nello specifico, per lo più, un’accozzaglia di freddure, antitesi, metafore, ossimori, sentenze, umorismi, apoftegmi, barzellette, calembour, proverbi, similitudini, iperboli, motti, sarcasmi, facezie, celie, frizzi, arguzie, spiritosaggini, lazzi, ecc.” che ha compreso sotto il titolo: A un passo dal trapasso facendo precedere, quest’ultimo, da una eloquente fotografia dell’ingresso del cimitero di San Nicola Arcella cittadina in cui vive? È tutto talmente evidente, spalancato, sia nei significati sia nelle allusioni, che queste brevissime composizioni parlano – come si suol dire – da sole. Che Nicolino Longo abbia uno spiccato senso dell’umorismo è indubbio, e lo sapevamo ad abundantiam dalle sue raccolte di aforismi che ha prodotto dal 2019 ad oggi: sette compresa questa. Tra gli autori italiani è il più fedele e il più prolifico di questo genere letterario, e nei suoi 1.750 (a questa cifra ammontano i suoi aforismi), prevalgono quelli ironici, e fanno il paio con quelli di argomento carnale. A volte si compiace di essere “spinto” e scurrile usando un registro volutamente basso e popolano, altre volte prevale l’indignatio, la critica: ai costumi e allo scorrere del mondo, e mette al centro il pensiero con affermazioni radicali come un moralista d’altri tempi. Altre ancora prevale la constatazione amara, un po’ sconfortata e un po’ benevole, e di tanto in tanto fa capolino la vena poetica, “pratica” che è appartenuta ad una stagione della sua attività di scrittura, e che si condensa in felici epigrammi dai bagliori luminosi e densi. Come si vede, dunque, non è possibile, in questo excursus, separare il grano dal loglio, e non a caso ho usato per questa nota il binomio aforista e poeta. Vediamone un esempio concreto leggendo questi versi, perché tali io li considero, e che Longo ha messo in apertura della prima sezione di questa raccolta, quella che si dipana dal numero uno fino al numero 125 (l’autore, in verità, li ha contrassegnati in numeri romani), quasi come dedica alla memoria della sua scomparsa madre, Ada Ferraro. Longo ha usato le tre lettere maiuscole per comporre il nome della madre, ma a noi lettori non sarebbe comunque sfuggito quel nome, anche se fosse stato proposto come nella versione distesa che io ne raffiguro qui: “Non c’è strAda nel mondo, / in fondo alla quale / non vi sia sempre mia madre / ad attendermi. Basterebbe questo lacerto per evidenziare il carattere poetico e le risorse di Longo. Quanto alla consapevolezza di questa difficile, fascinosa e sintetica forma espressiva, ce la rivela l’autore stesso con l’aforisma contrassegnato col numero romano 188: “Un aforisma non conta che pochissime lettere. È il suo racconto che ne conta più di un racconto”. Una definizione che ce ne dà per intero tutta la sua efficacia. E con quest’arte a disposizione si può spaziare come si vuole ed essere più incisivi e completi di un intero articolo di giornale: “Se un vizio a lungo dura, il viziato poco dura” (XXV). Fulminanti: “L’albero: un libro ancora in foglie, e non in fogli” (LXII), o cogliere tutta la spietatezza dei massacri delle guerre contemporanee: “Ai bambini piace giocare alla guerra. Agli adulti, farla. Uccidendoli” (XX). Un autore complesso, Nicolino Longo, e che ha fatto della sintesi aforistica, la cifra espressiva del suo pensiero e della sua poetica.
 


Nicolino Longo
Ad un passo dal trapasso
Bastogi, pagg. 122 € 20