L’accusa nei
confronti dell’ingegnere iraniano Mohammed Abedini
Najafabadi, arrestato in Italia su richiesta degli Stati Uniti che ne
chiedono l’estradizione, è di aver progettato droni che hanno causato la morte
di alcuni militari americani. Lo incolpano di aver messo a disposizione delle
autorità del suo Paese competenza e scienza, per realizzare ordigni in grado di
uccidere. Agli orecchi di noi disarmisti e pacifisti una decisione come questa
suona meravigliosa, e vorremmo che fosse adottata immediatamente da tutte le
nazioni che si definiscono democratiche e ne menano vanto. Naturalmente la
tutela non può riguardare solo la vita dei militari americani, altrimenti la
democrazia va a farsi benedire. Deve valere soprattutto per le popolazioni
civili che con la guerra e con le armi non hanno nulla a che spartire. Se sono colpevoli i tecnici e gli
scienziati che gli ordigni di morte progettano, altrettanto lo sono i
produttori che li realizzano e i mercanti che li commerciano. Così come lo sono
i Governi e i capi di Stato che li autorizzano. Senza il loro benestare non
sarebbe possibile produrre e commerciare armi; sperimentare il loro potenziale distruttivo,
riempire gli arsenali, consegnarle nelle mani di eserciti in guerra per
sterminare e portare morte. Non dimentichiamo che sono proprio Stati e Governi
a detenere armi in grado di cancellare l’intero genere umano e ogni forma di
vita sul pianeta. Occorre dunque essere rigorosi, e coerenti con la motivazione
che ha determinato l’arresto e la richiesta di estradizione dell’ingegnere
iraniano da parte del governo americano, chiediamo alle autorità degli Stati
Uniti, e a quelle di tutte le Nazioni democratiche, di fare arrestare e
consegnare alla società civile dei Paesi costretti a subire la guerra, e a noi
pacifisti, tutti i tecnici e gli scienziati di casa loro che hanno progettato
gli ordigni che stanno causando morte, fame e rovine. Di fare arrestare e
consegnare ai civili costretti a subire la guerra, e a noi pacifisti, i
produttori di casa loro di ordigni di morte e i funzionari delle industrie di
armi private e pubbliche. E poiché la responsabilità al più alto grado riguarda
i capi di Stato e di Governo che hanno autorizzato l’uso dei loro arsenali per
seminare morte, fame e rovine, chiediamo che si consegnino tutti alla società
civile di quei Paesi, e a noi pacifisti, per farsi democraticamente processare.
Se questo non avverrà, non possiamo
ritenerli moralmente superiori ai macellai dei Governi degli Stati canaglia e
dittatoriali in circolazione. Per la società civile che la guerra la subisce, e
per noi pacifisti, non c’è differenza alcuna fra chi scatena il massacro in
nome della democrazia, e chi lo scatena in nome della dittatura. Morte indiscriminata
portano le armi delle dittature, e morte indiscriminata portano le armi delle
democrazie. Fame portano le spese militari delle dittature, e fame portano le spese
militari delle democrazie. Tensioni producono le politiche di rapina e le mire
egemoniche delle dittature, e tensioni producono le politiche di rapina e le
mire egemoniche delle democrazie. Lo vediamo in Medioriente e lo vediamo in
Ucraina. Dittature militari e democrazie militari, sono due facce della stessa
tanatocrazia: portano distruzione e morte. Entrambe gettano benzina sul fuoco, entrambe
alimentano l’incendio.